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Tassazione piattaforme offshore: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della tassazione piattaforme offshore ai fini IMU per l’anno 2016. La sentenza rigetta il ricorso di una società energetica, ribadendo che le piattaforme situate nel mare territoriale sono soggette al potere impositivo del Comune costiero. La Corte ha chiarito che, anche in assenza di rendita catastale, l’imposta si calcola sui valori contabili e che le esenzioni per gli ‘imbullonati’ non si applicano a beni non ancora censiti.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione piattaforme offshore: la Cassazione consolida il suo orientamento sull’IMU

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla controversa questione della tassazione piattaforme offshore ai fini dell’Imposta Municipale Propria (IMU). La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, stabilendo che tali strutture, situate entro le acque territoriali, sono soggette al potere impositivo del comune costiero territorialmente competente, anche per le annualità precedenti all’introduzione della specifica imposta IMPi nel 2020. Questa pronuncia chiarisce importanti aspetti relativi alla territorialità dell’imposta e ai criteri di calcolo della base imponibile in assenza di accatastamento.

I fatti di causa

Una primaria società energetica ha impugnato alcuni avvisi di accertamento IMU per l’anno 2016, emessi da un Comune costiero e relativi a tre piattaforme estrattive marine. La società lamentava una serie di vizi, sia procedurali che di merito, tra cui la violazione di un precedente accordo conciliativo, l’assenza di potere impositivo del Comune su beni situati in mare e l’errata applicazione della normativa fiscale. Dopo la soccombenza nei primi due gradi di giudizio, la società ha proposto ricorso per cassazione, sollevando ben venti motivi di contestazione.

La questione della tassazione piattaforme offshore

Il cuore della controversia risiede nel definire se una piattaforma petrolifera, ancorata al fondale marino ma situata al di fuori del territorio comunale terrestre, possa essere considerata un ‘immobile’ soggetto a tassazione locale. La società ricorrente sosteneva la carenza di legittimazione attiva del Comune, argomentando che il potere impositivo non potesse estendersi al mare territoriale. Inoltre, venivano contestati i criteri di determinazione del valore imponibile e si invocava l’applicazione di norme di esenzione, come quella per i cosiddetti ‘imbullonati’, introdotta dalla Legge di Stabilità 2016.

La decisione della Corte: IMU dovuta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando integralmente la legittimità degli avvisi di accertamento. I giudici hanno ribadito e rafforzato i principi già espressi in precedenti pronunce, chiarendo in modo definitivo la soggezione delle piattaforme offshore all’IMU.

Territorio e potere impositivo del Comune

La Corte ha affermato che il territorio dello Stato comprende anche il mare territoriale. Di conseguenza, su tale area convivono i poteri dello Stato e quelli degli enti locali. Poiché l’intero territorio nazionale è suddiviso in Comuni, non possono esistere ‘zone franche’ esenti dalla potestà amministrativa e fiscale comunale. La piattaforma, pur essendo in mare, è quindi riferibile al Comune antistante, che ha il diritto e il dovere di esercitare il proprio potere impositivo. I servizi che il Comune offre (infrastrutture portuali, logistica, sicurezza) vanno a beneficio anche delle attività offshore, giustificando la contribuzione fiscale.

Inapplicabilità dell’esenzione ‘imbullonati’

Uno dei punti più tecnici e rilevanti riguardava l’applicazione della norma (art. 1, commi 21 e ss., L. 208/2015) che esclude dal calcolo della rendita catastale il valore di macchinari, congegni e impianti ‘imbullonati’. La Corte ha chiarito che questa disposizione presuppone l’esistenza di un immobile già censito in catasto, per il quale si procede a una ‘rideterminazione’ della rendita. Nel caso di specie, le piattaforme non erano accatastate. Pertanto, la base imponibile non era una rendita catastale, ma veniva calcolata, come previsto dalla legge per gli immobili non censiti, sulla base dei valori contabili risultanti dalle scritture della società. Di conseguenza, la norma sugli ‘imbullonati’ non poteva trovare applicazione.

Le motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione sistematica e coerente della normativa fiscale e dei principi costituzionali. I giudici hanno sottolineato che l’assoggettamento a IMU delle piattaforme si basa sulla loro qualificazione come ‘immobili’ ai sensi della legge (art. 812 c.c. e normative speciali catastali), in quanto costruzioni stabili idonee a produrre reddito. L’assenza di una rendita catastale non crea un vuoto normativo, ma impone l’applicazione del criterio alternativo basato sui valori contabili, al lordo degli ammortamenti. La Corte ha inoltre specificato che l’introduzione dell’IMPi (Imposta Immobiliare sulle Piattaforme Marine) dal 2020 non ha efficacia retroattiva e, anzi, ‘rafforza e consolida’ il principio della tassabilità preesistente, sostituendosi all’IMU senza escluderla per il passato. Infine, è stata negata la sussistenza di un’incertezza normativa oggettiva che potesse giustificare l’annullamento delle sanzioni, data la presenza di una giurisprudenza di legittimità ormai costante e consolidata sul tema.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo nella giurisprudenza sulla tassazione piattaforme offshore. Essa consolida il principio della territorialità estesa del potere impositivo comunale e chiarisce i meccanismi di calcolo dell’imposta per beni a destinazione speciale non ancora iscritti al catasto. Per le società del settore energetico, ciò significa l’impossibilità di contestare gli avvisi di accertamento IMU per gli anni fino al 2019 sulla base di argomenti legati alla localizzazione in mare dei beni o all’applicazione dell’esenzione per gli ‘imbullonati’. La decisione sottolinea la necessità per le imprese di adeguarsi a un quadro fiscale chiaro e definito dalla giurisprudenza di legittimità.

Le piattaforme offshore sono soggette al pagamento dell’IMU per gli anni precedenti al 2020?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che le piattaforme situate nel mare territoriale sono considerate beni immobili soggetti all’IMU anche prima dell’introduzione della specifica imposta IMPi nel 2020. Il potere impositivo spetta al Comune costiero nel cui territorio ideale rientra la piattaforma.

Come si calcola la base imponibile IMU per una piattaforma non iscritta al catasto?
Quando un immobile a destinazione speciale, come una piattaforma, non è iscritto al catasto e quindi non ha una rendita catastale, la base imponibile per l’IMU viene determinata in base ai valori contabili. Si considera il costo storico di acquisto o costruzione, al lordo delle quote di ammortamento, come risulta dalle scritture contabili dell’impresa.

L’esenzione per macchinari e impianti ‘imbullonati’, introdotta nel 2016, si applica alle piattaforme offshore non accatastate?
No. La Corte ha stabilito che la norma che permette di escludere dal calcolo il valore degli ‘imbullonati’ si applica solo in sede di ‘rideterminazione’ della rendita catastale di immobili ‘già censiti’. Poiché nel caso esaminato le piattaforme non erano accatastate e l’imposta era calcolata sui valori contabili, tale esenzione non è applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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