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Tassazione per enunciazione: no alla doppia imposta

La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassazione per enunciazione non si applica a un lodo arbitrale già registrato e tassato, anche se menzionato in un successivo decreto ingiuntivo. Tuttavia, il decreto ingiuntivo, in quanto atto giudiziario autonomo, è soggetto a propria imposta di registro per gli effetti giuridici che produce. La Corte ha quindi annullato la doppia imposizione, confermando però la legittimità della tassazione del solo decreto.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per enunciazione: la Cassazione fissa i paletti contro la doppia imposizione

Il principio del ne bis in idem, secondo cui nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso fatto, trova applicazione anche nel diritto tributario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo concetto, facendo chiarezza sui limiti della tassazione per enunciazione. Il caso analizzato riguarda la pretesa dell’Amministrazione Finanziaria di tassare nuovamente un lodo arbitrale, già registrato, solo perché menzionato in un successivo decreto ingiuntivo. La Corte ha bocciato questa duplicazione, delineando una netta distinzione tra l’imposta dovuta sull’atto enunciato e quella, autonoma, sull’atto che lo enuncia.

I fatti di causa

Una società consortile, a seguito di un lodo arbitrale, aveva regolarmente registrato l’atto e versato la relativa imposta di registro. Successivamente, per ottenere l’esecuzione forzata di quanto stabilito nel lodo, la società ha richiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo. Al momento della registrazione di quest’ultimo provvedimento giudiziario, l’Agenzia delle Entrate non si è limitata a liquidare l’imposta dovuta per il decreto, ma ha preteso un ulteriore pagamento sul lodo arbitrale in virtù della sua “enunciazione” nel decreto stesso. Questo ha portato a una doppia imposizione sullo stesso presupposto economico. La società ha impugnato l’avviso di liquidazione e, dopo un iter giudiziario, la questione è giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e la tassazione per enunciazione

Il fulcro della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 22 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (d.P.R. 131/1986). Questa norma prevede che, se in un atto presentato per la registrazione sono enunciate disposizioni contenute in atti scritti non registrati, si applica l’imposta anche su tali disposizioni. L’obiettivo è recuperare l’imposta evasa su atti che avrebbero dovuto essere registrati. La domanda a cui la Corte ha dovuto rispondere era: questo principio si applica anche quando l’atto enunciato è già stato regolarmente registrato e tassato? La risposta della Cassazione è stata un netto no.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente le ragioni del contribuente, cassando la sentenza impugnata e decidendo nel merito la causa. Il ragionamento dei giudici si è sviluppato lungo due direttrici principali.

Divieto di doppia imposizione per enunciazione

I giudici di legittimità hanno chiarito che la tassazione per enunciazione è un istituto con una finalità antielusiva, destinato a colpire esclusivamente gli atti non registrati. Nel caso di specie, il lodo arbitrale era già stato sottoposto a registrazione e la relativa imposta era stata versata. Pertanto, non sussistevano i presupposti per applicare nuovamente l’imposta. Tassare una seconda volta lo stesso atto, solo perché menzionato in un documento successivo, costituirebbe una violazione del principio di capacità contributiva e darebbe luogo a una duplicazione d’imposta ingiustificata. La Corte ha specificato che la mera riproposizione del medesimo criterio liquidatorio già utilizzato per il lodo non può legittimare una nuova pretesa fiscale.

L’autonoma tassazione del decreto ingiuntivo

Se da un lato la Corte ha annullato la tassazione del lodo enunciato, dall’altro ha confermato la piena legittimità dell’imposta di registro applicata al decreto ingiuntivo. Quest’ultimo, infatti, non è una mera ripetizione del lodo, ma un atto giudiziario autonomo che produce effetti giuridici nuovi e distinti. In particolare, il decreto ingiuntivo esecutivo conferisce al diritto di credito una forza che il lodo (in questo caso, un lodo irrituale con natura contrattuale) non possedeva. L’imposta di registro, come imposta d’atto, non colpisce il documento in sé, ma la capacità contributiva che si manifesta attraverso gli effetti giuridici ed economici che l’atto è destinato a produrre. La concessione dell’esecutività è un effetto giuridico rilevante che giustifica un’autonoma imposizione fiscale.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea chiara: la tassazione per enunciazione non può mai tradursi in una doppia imposizione su un atto già tassato. L’istituto si applica solo per recuperare l’imposta su atti sfuggiti alla registrazione. Tuttavia, ciò non esclude che un atto successivo, come un decreto ingiuntivo, sia autonomamente tassabile per i nuovi effetti giuridici che produce. La decisione ha quindi accolto il ricorso del contribuente limitatamente alla tassazione per enunciazione del lodo, ma ha confermato l’imposizione sul decreto ingiuntivo. Questa pronuncia offre un importante criterio guida per distinguere le legittime pretese fiscali dalle illegittime duplicazioni d’imposta.

È possibile applicare la tassazione per enunciazione a un atto che è già stato registrato e tassato?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassazione per enunciazione si applica solo agli atti scritti che non sono stati registrati. Se un atto è già stato sottoposto a registrazione e la relativa imposta è stata pagata, non può essere tassato una seconda volta solo perché menzionato in un atto successivo.

Un decreto ingiuntivo che si basa su un altro atto (come un lodo arbitrale) è soggetto a una propria imposta di registro?
Sì. Il decreto ingiuntivo è un atto giudiziario autonomo che produce effetti giuridici propri, come la capacità di procedere a esecuzione forzata. L’imposta di registro colpisce proprio questi effetti, che manifestano una capacità contributiva, e quindi è dovuta indipendentemente dalla tassazione dell’atto su cui il decreto si fonda.

Qual è la differenza fiscale tra un lodo arbitrale e un decreto ingiuntivo che lo recepisce?
Entrambi sono soggetti a imposta di registro, ma su presupposti diversi. Il lodo arbitrale viene tassato per gli effetti giuridici che esso stesso produce (ad esempio, l’accertamento di un credito). Il decreto ingiuntivo, anche se basato su quel lodo, viene tassato per l’effetto ulteriore che produce, ovvero il conferimento del titolo esecutivo, che permette di avviare azioni forzate per il recupero del credito. Sono due manifestazioni di capacità contributiva distinte e, pertanto, autonomamente tassabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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