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Tassazione per enunciazione: la Cassazione decide

Una società ha contestato l’applicazione dell’imposta di registro su un contratto di prestazione d’opera, già soggetto a IVA, menzionato in un decreto ingiuntivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la tassazione per enunciazione si applica indipendentemente dal ‘caso d’uso’ e non costituisce una doppia imposizione illegittima, confermando la legittimità della pretesa fiscale dell’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per Enunciazione: Anche gli Atti Soggetti a IVA non Sfuggono all’Imposta di Registro

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2684 del 29 gennaio 2024, ha fornito un’importante chiarificazione sul principio di tassazione per enunciazione previsto dalla legge sull’imposta di registro. La pronuncia stabilisce che la semplice menzione di un contratto non registrato all’interno di un atto giudiziario (come un decreto ingiuntivo) ne determina la tassazione, anche se tale contratto era già soggetto a IVA e anche se la menzione non costituisce un ‘caso d’uso’.

I Fatti del Caso

Una società ha impugnato un avviso di liquidazione dell’imposta di registro emesso dall’Agenzia delle Entrate. L’imposta era stata richiesta in relazione a un contratto di prestazione d’opera, il cui corrispettivo era già stato assoggettato a IVA. Il Fisco ha applicato la tassazione perché tale contratto era stato ‘enunciato’, ovvero menzionato, nel ricorso per decreto ingiuntivo che la stessa società aveva presentato per recuperare il proprio credito.
La contribuente sosteneva che la pretesa fosse illegittima per diversi motivi, tra cui la presunta violazione del principio di alternatività IVA/registro e la mancanza di un ‘caso d’uso’ che giustificasse la registrazione del contratto enunciato.
Le Commissioni Tributarie, sia in primo che in secondo grado, hanno dato ragione all’Agenzia delle Entrate, spingendo la società a presentare ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità dell’operato dell’Amministrazione Finanziaria. I giudici hanno chiarito la portata e l’applicazione dell’articolo 22 del D.P.R. 131/1986, che disciplina appunto la tassazione degli atti enunciati.

Le Motivazioni: Analisi della Tassazione per Enunciazione

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della normativa, distinguendo nettamente il concetto di ‘enunciazione’ da quello di ‘caso d’uso’.

Il Principio dell’Enunciazione ex Art. 22 D.P.R. 131/1986

L’articolo 22 stabilisce che se in un atto registrato sono enunciate disposizioni contenute in altri atti non registrati (scritti o verbali), l’imposta si applica anche a queste ultime. L’enunciazione, per essere fiscalmente rilevante, deve contenere tutti gli elementi essenziali del negozio giuridico menzionato, in modo da identificarne con certezza le parti, l’oggetto e il contenuto, senza bisogno di ricorrere a elementi esterni all’atto stesso.
Nel caso di specie, il ricorso per decreto ingiuntivo descriveva chiaramente il rapporto di prestazione d’opera (basato sulla ‘fatturazione per l’opera professionale non pagata’) da cui scaturiva il credito, integrando così i requisiti per l’enunciazione.

Differenza tra Enunciazione e ‘Caso d’Uso’

La Corte ha sottolineato che l’obbligo di tassazione derivante dall’enunciazione è autonomo e prescinde dal verificarsi di un ‘caso d’uso’ (disciplinato dall’art. 6 dello stesso D.P.R.). Mentre il ‘caso d’uso’ si verifica quando un atto viene depositato presso determinate sedi per essere utilizzato in un procedimento, l’enunciazione fa scattare la tassazione per il solo fatto di essere menzionata in un altro atto registrato.
Secondo la Corte, il legislatore ha inteso tassare l’atto enunciato sulla base della sola enunciazione, a prescindere dall’uso. Se così non fosse, la norma che prevede una sanzione solo per l’enunciazione di atti soggetti a registrazione in termine fisso sarebbe superflua. Pertanto, anche gli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso (come il contratto di prestazione d’opera in questione) diventano imponibili se enunciati, indipendentemente dal loro effettivo ‘uso’.

Alternatività IVA-Registro e Motivazione dell’Avviso

Infine, la Corte ha respinto la doglianza sulla doppia imposizione. La tassazione dell’atto enunciato e dell’atto enunciante (il decreto ingiuntivo) non viola il principio di alternatività, in quanto l’imposta di registro è stata correttamente applicata in misura fissa e non proporzionale. Si tratta di un’imposta d’atto, che si applica a ogni documento fiscalmente rilevante previsto dalla legge. La Corte ha anche ritenuto sufficientemente motivato l’avviso di liquidazione che indicava con precisione gli estremi del decreto ingiuntivo, permettendo al contribuente di difendersi adeguatamente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di imposta di registro: la tassazione per enunciazione è un meccanismo impositivo autonomo con una vasta portata applicativa. Le imprese e i professionisti devono essere consapevoli che menzionare dettagliatamente un contratto non registrato all’interno di atti giudiziari o altri documenti destinati alla registrazione può far emergere un’obbligazione tributaria autonoma. Anche se la prestazione è già stata assoggettata a IVA, l’enunciazione del relativo contratto può legittimamente comportare l’applicazione dell’imposta di registro in misura fissa, senza che ciò configuri una duplicazione d’imposta.

Quando un contratto non registrato diventa soggetto a imposta di registro?
Secondo la Corte, un contratto non registrato diventa soggetto a imposta di registro quando le sue disposizioni sono ‘enunciate’ in un altro atto che viene registrato. L’enunciazione deve essere sufficientemente dettagliata da identificare il negozio giuridico sottostante.

La menzione di un contratto in un atto giudiziario è considerata un ‘caso d’uso’ che obbliga alla registrazione?
No. La Corte chiarisce che il mero richiamo (enunciazione) di un atto non registrato in un atto registrato non configura un’ipotesi di ‘caso d’uso’. Tuttavia, l’enunciazione stessa è una fattispecie impositiva autonoma che fa scattare l’obbligo di pagare l’imposta a prescindere dal verificarsi di un caso d’uso.

Se un contratto è già soggetto a IVA, può essere tassato anche con l’imposta di registro se menzionato in un altro atto?
Sì. La Corte ha stabilito che la circostanza che il contratto enunciato sia soggetto a IVA non esclude la sua tassazione ai fini dell’imposta di registro (in misura fissa) se viene enunciato in un provvedimento giurisdizionale. Non si tratta di una doppia imposizione illegittima, ma dell’applicazione di un’imposta d’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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