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Tassazione per enunciazione: la Cassazione decide

Una società ha impugnato un avviso di liquidazione per imposta di registro su un contratto menzionato in un decreto ingiuntivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando il principio della tassazione per enunciazione. Secondo la Corte, la semplice menzione di un atto non registrato (anche se soggetto a registrazione solo “in caso d’uso”) in un atto giudiziario registrato è sufficiente a far scattare l’obbligo di versare l’imposta di registro anche sull’atto menzionato.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per enunciazione: quando un contratto non registrato diventa tassabile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2548/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di imposta di registro: la tassazione per enunciazione. Questo principio, disciplinato dall’art. 22 del D.P.R. 131/1986, stabilisce che se un atto sottoposto a registrazione menziona un altro contratto o atto non registrato, anche quest’ultimo diventa soggetto a imposta. La pronuncia in esame chiarisce la portata di questa norma, specificando che la tassazione scatta indipendentemente dal fatto che l’atto menzionato fosse soggetto a registrazione solo in ‘caso d’uso’.

I Fatti del Caso: dal Decreto Ingiuntivo all’Avviso di Liquidazione

Una società, per recuperare un credito derivante da un contratto di fornitura d’opera, otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti del proprio debitore. Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria notificava alla società un avviso di liquidazione con cui richiedeva il pagamento dell’imposta di registro non solo sul decreto ingiuntivo, ma anche sul contratto di prestazione d’opera che era stato semplicemente ‘enunciato’, ovvero menzionato, nel ricorso per decreto ingiuntivo.
La società impugnava l’avviso, sostenendo che il contratto sottostante, già soggetto a IVA, non dovesse essere tassato e che l’avviso fosse carente di motivazione. Tuttavia, sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano le ragioni del contribuente. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità dell’operato dell’Amministrazione Finanziaria. I giudici hanno stabilito un principio di diritto molto chiaro: la sola enunciazione in un atto registrato di un altro atto non registrato è condizione sufficiente per sottoporre quest’ultimo all’imposta di registro. Ciò vale anche se l’atto enunciato sarebbe, di per sé, soggetto a registrazione solo in ‘caso d’uso’.

Le Motivazioni: l’interpretazione della tassazione per enunciazione

La Corte ha fondato la sua decisione su un’attenta analisi della normativa in materia di imposta di registro, in particolare degli articoli 6 e 22 del D.P.R. 131/1986.

L’articolo 22 del Testo Unico sull’Imposta di Registro

Il fulcro della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 22. Questa norma prevede che l’imposta si applichi anche alle ‘disposizioni enunciate’ in un atto registrato, se intercorse tra le stesse parti. La Corte ha chiarito che, nel caso di specie, il decreto ingiuntivo (atto enunciante) menzionava in modo inequivocabile gli elementi essenziali del contratto di prestazione d’opera (atto enunciato), identificando le parti e l’oggetto della prestazione. Questa menzione è stata ritenuta sufficiente per far scattare la tassazione.

Enunciazione vs. ‘Caso d’Uso’

Uno dei punti più interessanti della pronuncia riguarda il rapporto tra enunciazione e registrazione in ‘caso d’uso’. La società sosteneva che il contratto non dovesse essere tassato perché non si era verificato un ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 dello stesso Testo Unico. La Cassazione ha respinto questa tesi, specificando che l’enunciazione è un presupposto impositivo autonomo e distinto dal ‘caso d’uso’. In altre parole, il semplice richiamo di un atto non registrato in uno registrato non costituisce di per sé un ‘caso d’uso’, ma è sufficiente, in base all’art. 22, a legittimare l’imposizione fiscale a prescindere dall’uso che ne viene fatto.

Nessuna Doppia Imposizione

La Corte ha inoltre respinto la doglianza relativa a una presunta doppia imposizione. L’imposta di registro è un’imposta d’atto, che colpisce ogni singolo negozio giuridico. Pertanto, la tassazione (in misura fissa) del decreto ingiuntivo e la tassazione del contratto in esso enunciato sono due imposizioni distinte e legittime, relative a due atti giuridici differenti, seppur collegati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di tassazione per enunciazione. Le imprese e i professionisti devono prestare massima attenzione nella redazione di atti giudiziari o stragiudiziali da sottoporre a registrazione. Qualsiasi menzione di accordi o contratti pregressi non registrati, anche se verbali o soggetti a registrazione solo in caso d’uso, può far sorgere un debito d’imposta inaspettato. La sentenza ribadisce che il Fisco è legittimato a tassare la manifestazione di ricchezza che emerge dall’enunciazione, in coerenza con la natura di imposta d’atto propria dell’imposta di registro.

La semplice menzione di un contratto non registrato in un atto giudiziario lo rende soggetto a imposta di registro?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la sola enunciazione di un atto non registrato in un atto soggetto a registrazione (come un decreto ingiuntivo) è una condizione sufficiente per legittimare l’applicazione dell’imposta di registro anche sull’atto enunciato.

Un atto che andrebbe registrato solo ‘in caso d’uso’ deve essere tassato se viene semplicemente menzionato in un altro atto?
Sì. La Corte ha chiarito che il principio della tassazione per enunciazione (art. 22 D.P.R. 131/1986) si applica anche agli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso. L’enunciazione è un presupposto impositivo autonomo e fa scattare la tassazione a prescindere dal verificarsi di un ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 dello stesso decreto.

Tassare sia il decreto ingiuntivo sia il contratto in esso menzionato costituisce una doppia imposizione?
No. La Corte ha escluso la doppia imposizione, spiegando che l’imposta di registro è un’imposta d’atto. Pertanto, il decreto ingiuntivo e il contratto enunciato sono due atti giuridici distinti, entrambi soggetti autonomamente a tassazione, in questo caso in misura fissa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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