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Tassazione per enunciazione: la Cassazione decide

Una società ha impugnato un avviso di liquidazione per imposta di registro relativo a un decreto ingiuntivo. La tassazione era stata applicata sia al decreto sia al contratto di fornitura d’opera in esso enunciato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la tassazione per enunciazione si applica anche agli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso. La semplice menzione nell’atto giudiziario è sufficiente a far scattare l’obbligo fiscale per il contratto non registrato, a prescindere dal concetto di ‘uso’.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per enunciazione: quando un contratto non registrato diventa tassabile

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale in materia di imposta di registro: la tassazione per enunciazione. Questo principio stabilisce che se un atto non registrato viene menzionato in un altro atto sottoposto a registrazione, anche il primo può diventare soggetto a imposta. La Corte chiarisce la portata di questa norma, specificando che essa si applica anche ai contratti la cui registrazione sarebbe obbligatoria solo in ‘caso d’uso’.

I Fatti del Caso

Una società creditrice otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento di una fornitura professionale. L’Amministrazione Finanziaria notificava un avviso di liquidazione con cui richiedeva l’imposta di registro non solo per il decreto ingiuntivo, ma anche per il sottostante contratto d’opera, mai registrato, che era stato menzionato (enunciato) nel ricorso per decreto ingiuntivo. La società si opponeva, sostenendo, tra le altre cose, che il contratto non era soggetto a registrazione in termine fisso e che l’avviso di liquidazione era privo di adeguata motivazione. Dopo la sconfitta nei primi due gradi di giudizio, la società ricorreva in Cassazione.

La disciplina della tassazione per enunciazione

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 22 del D.P.R. n. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro). Questa norma prevede che se in un atto vengono enunciate disposizioni contenute in altri atti non registrati, l’imposta si applica anche a queste ultime. Il ricorrente sosteneva che questa regola non dovesse valere per gli atti, come il contratto di fornitura, soggetti a registrazione solo in caso d’uso (art. 6 del D.P.R. 131/1986). A suo avviso, il semplice richiamo nel decreto ingiuntivo non costituiva un ‘caso d’uso’ e quindi non poteva attivare l’obbligo fiscale.

Il rapporto tra ‘enunciazione’ e ‘caso d’uso’

La Corte di Cassazione, rigettando il ricorso, ha chiarito in modo definitivo la distinzione e l’autonomia tra i due istituti. Il ‘caso d’uso’ si verifica quando un atto viene depositato presso cancellerie giudiziarie o amministrazioni pubbliche per uno scopo specifico. L’enunciazione, invece, è un meccanismo diverso: è il fatto stesso che un atto soggetto a registrazione (il decreto ingiuntivo) faccia emergere l’esistenza di un altro negozio giuridico (il contratto d’opera) a creare il presupposto per la tassazione di quest’ultimo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione letterale e logica dell’art. 22. La norma stessa distingue le due ipotesi: prevede che, se l’atto enunciato era soggetto a registrazione in termine fisso, è dovuta anche una sanzione. Secondo la Corte, questa precisazione sarebbe superflua se la norma si applicasse solo agli atti da registrare a termine fisso. Ne consegue, a contrario, che la norma intende includere anche gli atti soggetti a registrazione in caso d’uso, i quali, se enunciati, diventano imponibili a prescindere dal verificarsi di un ‘uso’ in senso tecnico. L’enunciazione, pertanto, non è una sottocategoria del ‘caso d’uso’, ma un presupposto impositivo autonomo. Di conseguenza, il contratto di fornitura, sebbene originariamente non soggetto a registrazione obbligatoria, lo è diventato nel momento in cui i suoi elementi essenziali sono stati riportati nel ricorso per decreto ingiuntivo, a sua volta soggetto a registrazione.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha stabilito il seguente principio di diritto: ai fini dell’imposta di registro, il semplice richiamo di un atto non registrato all’interno di un atto registrato non costituisce ‘ipotesi d’uso’. Tuttavia, la sola enunciazione di atti soggetti a registrazione in caso d’uso è sufficiente ad assoggettarli all’imposta di registro, a prescindere dall’uso stesso. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: chi redige atti giudiziari o altri documenti da registrare deve prestare la massima attenzione ai contratti o accordi che menziona, poiché tale riferimento può far scattare un obbligo fiscale inatteso, anche se per tali accordi non era prevista una registrazione immediata.

Quando scatta la tassazione per l’enunciazione di un contratto non registrato?
La tassazione scatta quando un contratto non registrato, i cui elementi essenziali sono identificabili, viene menzionato (enunciato) in un altro atto che viene sottoposto a registrazione. Questo obbligo sorge anche se il contratto enunciato era originariamente soggetto a registrazione solo in caso d’uso.

L’enunciazione di un atto in un decreto ingiuntivo configura un ‘caso d’uso’ ai fini dell’imposta di registro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il mero richiamo di un atto non registrato in un altro atto registrato non configura un’ipotesi di ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 del D.P.R. 131/1986. L’enunciazione è un presupposto impositivo autonomo e distinto.

Come viene tassato un contratto enunciato in un atto giudiziario?
Il contratto enunciato viene assoggettato a imposta di registro. Nel caso specifico, trattandosi di un contratto di prestazione d’opera professionale (operazione soggetta a IVA), la tassazione è stata correttamente applicata in misura fissa, sia per l’atto enunciante (il decreto ingiuntivo) sia per quello enunciato (il contratto).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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