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Tassazione per enunciazione: la Cassazione decide

Una società ha impugnato un avviso di liquidazione che applicava l’imposta di registro sia a un decreto ingiuntivo sia al contratto di prestazione d’opera in esso menzionato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la tassazione per enunciazione si applica anche agli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso, poiché la menzione stessa in un atto giudiziario costituisce il presupposto imponibile, a prescindere dal verificarsi di un effettivo ‘caso d’uso’.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per enunciazione: quando un contratto non registrato diventa imponibile

Il principio della tassazione per enunciazione rappresenta uno degli aspetti più insidiosi del diritto tributario, in particolare per quanto riguarda l’imposta di registro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 2298/2024) ha fornito chiarimenti cruciali su come questo principio si applichi a contratti non registrati che vengono menzionati all’interno di atti giudiziari, come un decreto ingiuntivo. La decisione sottolinea che la semplice menzione è sufficiente a far scattare l’obbligo fiscale, anche per quegli atti che, di per sé, sarebbero soggetti a registrazione solo in ‘caso d’uso’.

I Fatti di Causa

Una società creditrice, per recuperare un credito derivante da un contratto di prestazione d’opera, otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti del proprio debitore. Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria notificava alla società un avviso di liquidazione, richiedendo il pagamento di una doppia imposta di registro: una per il decreto ingiuntivo stesso (l’atto ‘enunciante’) e una per il sottostante contratto di prestazione d’opera (l’atto ‘enunciato’), che non era mai stato registrato.

La società si opponeva, ottenendo una prima vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’ufficio fiscale. La controversia giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione, con la società che lamentava, tra le altre cose, un difetto di motivazione dell’avviso e un’errata applicazione della normativa sulla tassazione per enunciazione.

La Decisione della Corte sulla Tassazione per Enunciazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità della pretesa fiscale. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 22 del D.P.R. n. 131/1986, la norma che disciplina appunto la tassazione per enunciazione.

I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: la tassazione scatta per il solo fatto che le disposizioni di un contratto non registrato vengano menzionate in un atto presentato alla registrazione. Questo principio si applica indipendentemente dal fatto che l’atto enunciato fosse soggetto a registrazione in termine fisso o solo in caso d’uso. L’enunciazione stessa, di fatto, fa emergere il negozio giuridico e lo sottopone all’imposta.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva della ricorrente, che tentava di assimilare l’enunciazione a un ‘caso d’uso’. I giudici hanno spiegato che i due concetti sono distinti e operano su piani diversi. Il ‘caso d’uso’, disciplinato dall’art. 6 dello stesso D.P.R., si verifica quando un atto viene depositato presso una cancelleria o un ente pubblico. L’enunciazione, invece, è il semplice richiamo di un negozio giuridico all’interno di un altro atto.

Secondo la Cassazione, il legislatore ha volutamente incluso nell’ambito dell’art. 22 anche gli atti soggetti a registrazione in caso d’uso. La prova risiede nel testo della norma stessa, che prevede l’applicazione di una sanzione pecuniaria solo ‘se l’atto enunciato era soggetto a registrazione in termine fisso’. Questa specificazione, secondo la Corte, sarebbe superflua se la norma non si applicasse anche agli altri atti, come quelli registrabili in caso d’uso. Pertanto, l’enunciazione di un contratto soggetto a registrazione solo in caso d’uso lo rende imponibile a prescindere dal verificarsi di un effettivo ‘uso’.

Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza sulla presunta carenza di motivazione dell’avviso di liquidazione. È stato ritenuto sufficiente che l’atto impositivo indicasse con chiarezza gli estremi del provvedimento giudiziario tassato (il decreto ingiuntivo), la base imponibile e le aliquote applicate, consentendo così al contribuente di comprendere pienamente la natura e l’ammontare della pretesa erariale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso, stabilendo due principi di diritto di notevole impatto pratico:

1. Il mero richiamo di un atto non registrato all’interno di un atto registrato non costituisce di per sé un’ipotesi di ‘caso d’uso’.
2. Tuttavia, la sola enunciazione di atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso è sufficiente ad assoggettarli all’imposta di registro, a prescindere dall’uso stesso.

Questa decisione serve da monito per imprese e professionisti: ogni qualvolta si menziona un rapporto contrattuale non registrato in un documento destinato al deposito giudiziario (come un ricorso per decreto ingiuntivo), si corre il rischio concreto di vedersi notificare un avviso di liquidazione per l’imposta di registro su quel rapporto. È quindi fondamentale valutare attentamente le implicazioni fiscali prima di redigere e depositare atti giudiziari.

Come viene tassato un contratto non registrato se menzionato in un atto giudiziario?
Se un contratto non registrato viene menzionato (‘enunciato’) in un atto giudiziario che viene registrato (come un decreto ingiuntivo), anche il contratto enunciato diventa soggetto all’imposta di registro in base al principio della tassazione per enunciazione.

La menzione di un contratto in un decreto ingiuntivo costituisce ‘caso d’uso’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il semplice richiamo (enunciazione) di un atto non registrato in un altro atto non configura un’ipotesi di ‘caso d’uso’. Tuttavia, l’enunciazione è di per sé un presupposto sufficiente per l’applicazione dell’imposta di registro.

Quali informazioni deve contenere un avviso di liquidazione per essere considerato sufficientemente motivato in caso di enunciazione?
L’avviso è considerato sufficientemente motivato se indica con precisione gli estremi dell’atto tassato (ad es. il decreto ingiuntivo), la base imponibile su cui è calcolata l’imposta, e le aliquote applicate. Non è necessaria l’allegazione dell’atto enunciato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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