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Tassazione per enunciazione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15751/2024, ha chiarito i presupposti per la tassazione per enunciazione di un finanziamento soci. Il caso riguardava un atto di donazione di quote di una S.a.s. e di modifica dei patti sociali, all’interno del quale veniva menzionato un precedente finanziamento concesso da un socio alla società. L’Agenzia delle Entrate aveva applicato l’imposta di registro su tale finanziamento. I ricorrenti sostenevano la mancanza del requisito dell’identità delle parti tra l’atto registrato e quello enunciato. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, affermando che il concetto di ‘parte’ deve essere interpretato in senso lato e sostanziale, non meramente contrattuale, in funzione antielusiva. Poiché la società era parte dell’atto di modifica dei patti sociali e anche debitrice nel finanziamento enunciato, il requisito soggettivo è stato ritenuto soddisfatto, legittimando l’imposizione fiscale.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per Enunciazione: Quando un Finanziamento Soci va Tassato

La tassazione per enunciazione è un principio fondamentale dell’imposta di registro, spesso fonte di contenziosi tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria. Con la recente sentenza n. 15751 del 5 giugno 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui suoi presupposti applicativi, in particolare sul requisito dell’identità delle parti. La decisione offre spunti cruciali per comprendere come un finanziamento soci, pur non essendo l’oggetto principale di un atto, possa diventare fiscalmente rilevante.

I fatti del caso: la donazione di quote e il finanziamento enunciato

Il caso trae origine da un avviso di liquidazione notificato a una società in accomandita semplice (S.a.s.) e a un suo socio. L’Agenzia delle Entrate aveva sottoposto a imposta di registro proporzionale (aliquota del 3%) un finanziamento soci. Tale finanziamento non era stato registrato autonomamente, ma era stato menzionato (‘enunciato’) in un atto più complesso presentato per la registrazione.

L’atto registrato aveva ad oggetto plurime operazioni:
1. La donazione di quote sociali da parte di un socio ad altri due soggetti.
2. La conseguente modifica dei patti sociali per recepire la nuova compagine sociale.
3. La cessione, da parte del socio donante ai nuovi soci, del credito che vantava verso la società proprio a titolo del suddetto finanziamento.

Secondo i contribuenti, mancava il presupposto soggettivo per l’applicazione della tassazione per enunciazione, ovvero l’identità delle parti tra l’atto registrato (donazione e modifica patti sociali) e l’atto enunciato (il finanziamento). La società, infatti, era parte del finanziamento (come debitrice) ma non degli atti di donazione delle quote.

La questione giuridica: il requisito soggettivo nella tassazione per enunciazione

L’articolo 22 del D.P.R. n. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro) stabilisce che se in un atto sono enunciate disposizioni contenute in atti scritti o contratti verbali non registrati, e posti in essere tra le stesse parti, si applica l’imposta anche su tali disposizioni.

Il cuore del problema era, quindi, interpretare il concetto di ‘stesse parti’. I ricorrenti propendevano per una lettura formale e contrattualistica: la società non era parte dell’atto di donazione, quindi il requisito non poteva dirsi integrato. L’Agenzia delle Entrate, e prima di essa la Commissione Tributaria Regionale, sostenevano invece una visione più ampia e sostanziale, ritenendo sufficiente il coinvolgimento dei medesimi soggetti negli effetti giuridici degli atti.

L’interpretazione sostanziale della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dei contribuenti, aderendo all’interpretazione sostanziale del requisito soggettivo. Il ragionamento dei giudici si è sviluppato lungo due direttrici principali, entrambe volte a valorizzare la ratio antielusiva della norma.

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio già affermato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 14432/2023): nell’ambito della tassazione per enunciazione, al termine ‘parte’ deve essere attribuito un significato ‘lato e sostanziale’, non meramente ‘contrattualistico’. Ciò che rileva non è la coincidenza formale dei contraenti, ma l’identità dei soggetti ‘rispetto ai quali si realizzano gli effetti degli atti contenuti nell’atto di emersione’. L’obiettivo è evitare che un soggetto si trovi a pagare imposte per atti a lui non imputabili, ma al contempo impedire facili elusioni.

In secondo luogo, la Corte ha applicato questo principio al caso specifico. L’atto complesso registrato non si limitava alla donazione di quote tra soci, ma includeva anche la modifica del contratto sociale. In questa operazione, la società stessa è protagonista. Sebbene le società di persone siano sprovviste di personalità giuridica, esse costituiscono comunque un distinto centro di interessi e di imputazione di situazioni giuridiche, dotato di autonomia patrimoniale. Pertanto, l’atto che modifica i patti sociali è un atto riferibile alla società, sottoscritto da tutti i soci in sua rappresentanza.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla necessità di dare prevalenza alla sostanza economica e giuridica degli atti rispetto alla loro forma. La società era il soggetto debitore nel contratto di finanziamento (atto enunciato) ed era anche il soggetto i cui patti sociali venivano modificati (atto enunciante). Questa coincidenza è stata ritenuta sufficiente a integrare il requisito dell’identità soggettiva.

La Corte ha specificato che, ai fini fiscali, rileva ‘il soggetto che ha partecipato ai due atti’. Nel caso di specie, l’atto registrato, nel suo complesso, coinvolgeva tutti i soci e la società stessa, la quale era anche parte del finanziamento menzionato. Di conseguenza, l’applicazione dell’imposta di registro sul finanziamento è stata considerata legittima, poiché il prelievo fiscale non derivava da una ‘condotta altrui’, ma da un insieme di atti che vedevano la società come un comune denominatore.

Le conclusioni

La sentenza n. 15751/2024 consolida un orientamento giurisprudenziale che interpreta in chiave antielusiva le norme sull’imposta di registro. Le implicazioni pratiche sono significative: nella redazione di atti societari complessi, come modifiche statutarie, fusioni o cessioni di quote, è necessario prestare massima attenzione a eventuali disposizioni enunciate che potrebbero non essere state precedentemente registrate. La nozione di ‘parte’ è ampia e include qualsiasi soggetto giuridico, comprese le società di persone, che sia un centro di imputazione degli effetti dell’atto. Di conseguenza, un finanziamento soci o un altro accordo non registrato, se menzionato in un verbale di modifica dei patti sociali, rischia di essere sottoposto a tassazione, anche se non costituisce l’oggetto principale dell’operazione registrata.

Quando un finanziamento soci, non registrato, può essere tassato?
Un finanziamento soci non registrato può essere sottoposto a tassazione per enunciazione se viene menzionato in un altro atto presentato per la registrazione (come una modifica dei patti sociali) e se le parti coinvolte nei due atti sono sostanzialmente le stesse.

Come si interpreta il requisito dell’identità delle parti nella tassazione per enunciazione?
Secondo la Corte di Cassazione, il requisito deve essere interpretato in senso ‘lato e sostanziale’ e non meramente formale o contrattuale. È sufficiente che i soggetti rispetto ai quali si producono gli effetti giuridici dell’atto enunciante e dell’atto enunciato siano i medesimi.

Una società di persone è considerata ‘parte’ nell’atto di modifica dei suoi stessi patti sociali ai fini fiscali?
Sì. Anche se priva di personalità giuridica, la società di persone è considerata un autonomo centro di interessi e di imputazione di situazioni giuridiche. Pertanto, è ritenuta parte dell’atto che ne modifica il contratto sociale, il che la rende un soggetto comune rispetto a un finanziamento enunciato di cui era beneficiaria, legittimando la tassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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