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Tassazione per enunciazione: la Cassazione chiarisce

Una società ha impugnato un avviso di liquidazione per l’imposta di registro su un contratto di prestazione d’opera, menzionato in un decreto ingiuntivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la tassazione per enunciazione si applica anche agli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso. La Corte ha chiarito che la semplice menzione in un atto registrato è condizione sufficiente per l’assoggettamento all’imposta, a prescindere dall’effettivo ‘uso’ dell’atto enunciato.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per enunciazione: quando la menzione di un atto fa scattare l’imposta

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 2687 del 29 gennaio 2024 offre un’importante lezione sulla tassazione per enunciazione e sulla sua applicazione agli atti soggetti a registrazione solo ‘in caso d’uso’. Con questa decisione, i giudici supremi hanno chiarito che la semplice menzione di un contratto all’interno di un provvedimento giudiziario è sufficiente a far sorgere l’obbligo di versare l’imposta di registro, anche se tale contratto non sarebbe stato altrimenti soggetto a registrazione immediata. Analizziamo insieme i fatti e i principi di diritto affermati dalla Corte.

I fatti del caso

Una società, per recuperare un credito derivante da un contratto di fornitura d’opera, otteneva un decreto ingiuntivo da un Giudice di Pace. Successivamente, l’Amministrazione Finanziaria notificava alla società un avviso di liquidazione, richiedendo il pagamento dell’imposta di registro non solo per il decreto ingiuntivo (in misura fissa), ma anche per il contratto di prestazione d’opera che era stato semplicemente ‘enunciato’, ovvero menzionato, nel ricorso per decreto ingiuntivo.

La società si opponeva, sostenendo che il contratto sottostante, essendo un’operazione soggetta ad IVA, dovesse essere registrato solo ‘in caso d’uso’ e che la semplice menzione non configurasse tale ipotesi. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado respingevano le ragioni della contribuente, la quale decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

L’applicazione della tassazione per enunciazione anche agli atti ‘in caso d’uso’

La questione centrale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 22 del d.P.R. 131/1986 (Testo Unico dell’Imposta di Registro). Questa norma stabilisce che se in un atto registrato sono enunciate disposizioni di altri atti non registrati, l’imposta si applica anche a queste ultime. Il ricorrente sosteneva che questa regola non dovesse valere per gli atti registrabili solo ‘in caso d’uso’, come il contratto in questione.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa interpretazione, affermando un principio di diritto molto chiaro: la tassazione per enunciazione si applica a prescindere dalla natura dell’atto enunciato. Ciò significa che anche un atto soggetto a registrazione solo ‘in caso d’uso’ diventa imponibile per il solo fatto di essere menzionato in un altro atto sottoposto a registrazione.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi letterale e sistematica delle norme. In primo luogo, ha sottolineato che l’art. 22 non fa distinzioni: parla genericamente di ‘atti non registrati’, includendo quindi sia quelli da registrare a termine fisso sia quelli da registrare solo in caso d’uso.

In secondo luogo, i giudici hanno chiarito che l’enunciazione non costituisce un ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 dello stesso Testo Unico. Sono due presupposti impositivi diversi e autonomi. L’enunciazione è di per sé un fatto generatore dell’obbligo tributario. La Corte ha evidenziato che, se così non fosse, la previsione normativa che impone sanzioni solo per l’enunciazione di atti da registrare a termine fisso sarebbe superflua. Tale specificazione, al contrario, conferma che il legislatore ha inteso sottoporre a tassazione anche gli atti ‘in caso d’uso’ quando enunciati, escludendo per essi solo l’applicazione della sanzione.

Infine, la Corte ha respinto la tesi della doppia imposizione. L’imposta di registro è un’imposta d’atto, che colpisce le singole manifestazioni di capacità contributiva. Il decreto ingiuntivo e il contratto sottostante sono due atti giuridici distinti, entrambi soggetti autonomamente a tassazione quando si verificano i rispettivi presupposti: la registrazione per il primo, l’enunciazione per il secondo.

Le conclusioni

Con l’ordinanza n. 2687/2024, la Corte di Cassazione consolida un orientamento rigoroso in materia di tassazione per enunciazione. La decisione stabilisce che il mero richiamo di un atto non registrato all’interno di un atto destinato alla registrazione è sufficiente a renderlo tassabile, anche qualora si tratti di un atto la cui registrazione sarebbe altrimenti dovuta solo in ipotesi specifiche (‘in caso d’uso’). Questa pronuncia serve da monito per i contribuenti e i loro consulenti: è fondamentale valutare attentamente le implicazioni fiscali derivanti dalla menzione di negozi giuridici pregressi all’interno di documenti e atti giudiziari, poiché l’enunciazione stessa può trasformarsi in un presupposto impositivo autonomo e inaspettato.

La semplice menzione (enunciazione) di un contratto in un atto giudiziario obbliga a pagare l’imposta di registro su quel contratto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la sola enunciazione di un atto non registrato in un atto soggetto a registrazione è una condizione sufficiente per legittimare l’assoggettamento all’imposta di registro dell’atto enunciato.

La tassazione per enunciazione si applica anche a contratti che normalmente andrebbero registrati solo ‘in caso d’uso’?
Sì. La Corte ha stabilito che la regola dell’enunciazione si applica anche agli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso. L’enunciazione in un atto registrato fa sorgere l’obbligo di pagare l’imposta a prescindere dal verificarsi di un ‘caso d’uso’ come definito dalla legge.

La tassazione del contratto enunciato e dell’atto giudiziario che lo enuncia costituisce una doppia imposizione?
No. La Corte ha chiarito che non si tratta di doppia imposizione perché l’imposta di registro è un’imposta d’atto. Il decreto ingiuntivo (atto enunciante) e il contratto di prestazione d’opera (atto enunciato) sono due atti giuridici distinti, e ciascuno è soggetto a tassazione sulla base di presupposti differenti (la registrazione per il primo, l’enunciazione per il secondo).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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