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Tassazione per enunciazione: la Cassazione chiarisce

Una società ha impugnato un avviso di liquidazione dell’imposta di registro relativo a un contratto di fideiussione non registrato, ma menzionato in un decreto ingiuntivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la tassazione per enunciazione si applica anche agli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso. La Corte ha chiarito che la semplice menzione in un atto registrato costituisce un presupposto impositivo autonomo, a prescindere dal verificarsi di un ‘caso d’uso’, confermando la legittimità della pretesa fiscale.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione per Enunciazione: Quando un Atto Menzionato Diventa Tassabile

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 2294/2024, offre chiarimenti cruciali sulla tassazione per enunciazione, un principio del diritto tributario spesso fonte di contenziosi. La Corte ha stabilito che la semplice menzione (enunciazione) di un contratto non registrato all’interno di un atto giudiziario registrato è sufficiente a far scattare l’obbligo del pagamento dell’imposta di registro, anche se il contratto menzionato sarebbe soggetto a registrazione solo in ‘caso d’uso’. Questa decisione sottolinea l’importanza di una redazione attenta degli atti legali per evitare passività fiscali inattese.

I Fatti del Caso

Una società creditrice otteneva un decreto ingiuntivo per recuperare una somma derivante da un contratto di fideiussione. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava alla stessa società un avviso di liquidazione, richiedendo il pagamento dell’imposta di registro sia per il decreto ingiuntivo (atto registrato) sia per il contratto di fideiussione (atto non registrato ma ‘enunciato’ nel decreto). La società si opponeva, sostenendo che il contratto di fideiussione, essendo soggetto a registrazione solo in caso d’uso, non poteva essere tassato sulla base della sola enunciazione. La controversia è giunta fino alla Corte di Cassazione dopo che i giudici di merito avevano dato ragione all’amministrazione finanziaria.

I Motivi del Ricorso e la Tassazione per Enunciazione

La società ricorrente ha basato la sua difesa su diversi motivi, tra cui:
1. Difetto di motivazione dell’avviso di liquidazione: Si lamentava che l’atto non spiegasse chiaramente le ragioni della pretesa fiscale.
2. Violazione delle norme sull’imposta di registro: Si sosteneva l’errata applicazione dell’art. 22 del D.P.R. 131/1986, la norma che disciplina la tassazione per enunciazione, ritenendo che non potesse applicarsi a un atto soggetto a registrazione solo in caso d’uso.

La Corte Suprema ha affrontato sistematicamente ciascun punto, fornendo una interpretazione chiara e rigorosa della normativa vigente.

La Decisione della Corte: Enunciazione vs Caso d’Uso

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra l’istituto dell’ ‘enunciazione’ (art. 22, D.P.R. 131/1986) e quello del ‘caso d’uso’ (art. 6, D.P.R. 131/1986).

La Corte ha ribadito che l’obbligo di motivazione dell’avviso di liquidazione è assolto quando vengono indicati chiaramente gli estremi dell’atto tassato (nel caso di specie, il decreto ingiuntivo) e i criteri di calcolo dell’imposta, permettendo al contribuente di difendersi adeguatamente. Nel merito, i giudici hanno chiarito che l’art. 22 è una norma con una propria autonomia.

La norma prevede che se in un atto registrato sono enunciate disposizioni di altri atti non registrati, l’imposta si applica anche a queste ultime. La Corte ha specificato che il legislatore ha inteso includere in questa regola anche gli atti soggetti a registrazione solo in caso d’uso. L’enunciazione, infatti, non costituisce un ‘caso d’uso’, ma un presupposto impositivo autonomo e distinto. Pertanto, la menzione del contratto di fideiussione nel decreto ingiuntivo ha reso tale contratto tassabile a prescindere dal suo deposito formale presso una cancelleria, che avrebbe configurato il ‘caso d’uso’.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione letterale e sistematica delle norme. Ha osservato che l’art. 22, comma 1, del D.P.R. 131/1986 prevede una sanzione aggiuntiva solo se l’atto enunciato era soggetto a registrazione in termine fisso. Questa specificazione, secondo la Corte, implica a contrario che la norma generale sulla tassazione per enunciazione si applica a tutti gli atti enunciati, inclusi quelli registrabili solo in caso d’uso. Se così non fosse, la precisazione sulla sanzione sarebbe superflua.

Inoltre, i giudici hanno respinto l’argomento della doppia imposizione, chiarendo che l’imposta di registro è un’imposta d’atto, che si applica a ogni singolo atto previsto dalla legge. Pertanto, sia il decreto ingiuntivo (atto enunciante) sia il contratto di fideiussione (atto enunciato) sono legittimamente soggetti a imposta separata, seppur in misura fissa come correttamente applicato nel caso di specie.

Le Conclusioni

Con l’ordinanza n. 2294/2024, la Corte di Cassazione ha affermato due principi fondamentali:

1. Il mero richiamo di un atto non registrato in un atto registrato non configura un’ipotesi di ‘caso d’uso’.
2. La sola enunciazione di un atto, anche se soggetto a registrazione solo in caso d’uso, lo assoggetta all’imposta di registro a prescindere dal verificarsi del ‘caso d’uso’ stesso.

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche: impone una maggiore attenzione nella redazione degli atti giudiziari e dei contratti. Menzionare accordi pregressi non registrati può far emergere un debito d’imposta inaspettato. Per le imprese e i professionisti, diventa essenziale valutare attentamente quali documenti e contratti menzionare esplicitamente negli atti destinati alla registrazione, al fine di prevenire contestazioni da parte dell’amministrazione finanziaria.

Un avviso di liquidazione dell’imposta di registro è valido se non allega l’atto tassato?
Sì, secondo la Corte l’obbligo di motivazione è assolto con la semplice indicazione della data e del numero della sentenza o del decreto ingiuntivo, senza necessità di allegare l’atto, purché tali riferimenti lo rendano facilmente individuabile dal contribuente. L’avviso deve inoltre contenere i criteri di calcolo dell’imposta, la base imponibile e l’aliquota.

La menzione (enunciazione) di un contratto non registrato in un atto giudiziario lo rende automaticamente tassabile?
Sì. La Corte ha stabilito che l’enunciazione di un atto non registrato (nel caso specifico, un contratto di fideiussione) all’interno di un atto soggetto a registrazione (un decreto ingiuntivo) è un presupposto impositivo autonomo che fa scattare l’obbligo di pagare l’imposta di registro, anche se l’atto enunciato era originariamente soggetto a registrazione solo in ‘caso d’uso’.

Il richiamo di un atto non registrato in un documento depositato in tribunale è considerato un ‘caso d’uso’?
No. La Corte ha chiarito che il mero richiamo o enunciazione di un atto non registrato all’interno di un altro atto registrato non configura un’ipotesi di ‘caso d’uso’ ai sensi dell’art. 6 del D.P.R. 131/1986. L’enunciazione è un presupposto impositivo distinto e indipendente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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