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Tassazione pensione estero: il caso Italia-Bulgaria

Un pensionato italiano residente in Bulgaria ha impugnato la decisione di assoggettare a tassazione in Italia la sua pensione privata. La Corte d’Appello di Firenze ha respinto l’appello, confermando la sentenza di primo grado. La decisione si fonda sull’interpretazione della Convenzione Italia-Bulgaria, secondo cui per beneficiare dell’esenzione fiscale non è sufficiente la residenza fiscale nel paese estero, ma è necessario il possesso della cittadinanza bulgara. La Corte ha escluso la violazione del diritto UE, poiché il ricorrente non ha dimostrato di subire un’effettiva doppia imposizione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Pensione Estero: Cittadinanza Requisito Essenziale secondo la Corte

La questione della tassazione pensione estero è di crescente interesse per molti cittadini italiani che scelgono di trasferirsi all’estero dopo il pensionamento. Una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze ha fornito chiarimenti cruciali riguardo alla Convenzione tra Italia e Bulgaria per evitare le doppie imposizioni, stabilendo un principio rigoroso: per beneficiare dell’esenzione fiscale in Italia, la sola residenza in Bulgaria non basta, è necessaria la cittadinanza bulgara.

I Fatti di Causa: Il Caso del Pensionato in Bulgaria

Il caso ha origine dalla domanda di un cittadino italiano, residente in Bulgaria e titolare di una pensione privata erogata da un ente previdenziale italiano. Il pensionato aveva chiesto al Giudice di accertare l’illegittimità dell’imposizione fiscale applicata dall’Italia sulle sue somme pensionistiche. La sua richiesta si basava sull’applicazione della Convenzione tra Italia e Bulgaria, ratificata con la legge n. 389/1990, che mira a evitare la doppia imposizione fiscale.

Il Tribunale di Firenze, in primo grado, aveva respinto la domanda, sostenendo che per ottenere la detassazione non fosse sufficiente la mera residenza fiscale in Bulgaria, ma fosse necessaria la cittadinanza bulgara. Il pensionato ha quindi presentato appello, argomentando che tale interpretazione fosse errata e contraria al diritto dell’Unione Europea, alla Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati e al principio del legittimo affidamento, dato che per oltre 30 anni l’amministrazione aveva seguito una prassi diversa e più favorevole.

La Decisione sulla Tassazione Pensione Estero

La Corte di Appello di Firenze ha confermato integralmente la decisione di primo grado, rigettando l’appello del pensionato. I giudici hanno stabilito che l’interpretazione letterale della Convenzione è l’unica corretta e che non sussistono elementi per discostarsene.

L’Interpretazione della Convenzione Italia-Bulgaria

Il punto centrale della controversia risiede nell’articolo 1 della Convenzione, che definisce il concetto di “residente di uno Stato contraente”. Mentre per l’Italia la residenza è legata a criteri come domicilio e residenza, per la Bulgaria la norma designa come residente “qualsiasi persona fisica che possiede la nazionalità bulgara”. La Corte ha chiarito che il termine “nazionalità” deve essere inteso nel suo significato giuridico di “cittadinanza”.

Di conseguenza, un pensionato italiano, pur avendo la residenza fiscale in Bulgaria, non può essere considerato “residente” ai fini della Convenzione se non possiede anche la cittadinanza bulgara. Questo impedisce l’applicazione dell’articolo 16 della stessa Convenzione, che prevede la tassazione delle pensioni private soltanto nello Stato di residenza.

La Mancata Prova della Doppia Imposizione

L’appellante aveva sostenuto che questa interpretazione avrebbe violato i principi del diritto UE sulla libera circolazione e sulla non discriminazione, portando a una doppia imposizione. La Corte ha respinto anche questa argomentazione, sottolineando che il pensionato non aveva fornito alcuna prova di essere stato effettivamente assoggettato a tassazione in Bulgaria sul medesimo reddito pensionistico. In assenza di una prova concreta di doppia imposizione, non è possibile ravvisare una violazione dei principi comunitari.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione su diversi pilastri. In primo luogo, ha richiamato una recente pronuncia della Corte di Cassazione (n. 21697/2023) che aveva già avallato la stessa interpretazione letterale della Convenzione. Inoltre, ha evidenziato come anche le autorità tributarie bulgare condividano questa lettura.

I giudici hanno poi smontato l’argomento del legittimo affidamento. Sebbene l’ente previdenziale avesse applicato per anni un’interpretazione più favorevole, la giurisprudenza consolidata afferma che il legittimo affidamento non può mai prevalere sulla corretta applicazione della norma tributaria e sulla debenza del tributo. Al massimo, può influire sull’applicazione di sanzioni e interessi, ma non sull’imposta stessa.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibili alcune domande e produzioni documentali presentate per la prima volta in appello, in quanto tardive e non ammesse dalla procedura.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento interpretativo rigoroso riguardo alla tassazione pensione estero nel contesto specifico della Convenzione Italia-Bulgaria. I pensionati italiani che si trasferiscono in Bulgaria senza acquisirne la cittadinanza non possono beneficiare della detassazione in Italia della loro pensione privata. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi attenta dei trattati internazionali contro le doppie imposizioni, poiché le loro formulazioni possono portare a conseguenze fiscali molto diverse a seconda dello Stato di destinazione. Per i contribuenti, emerge la necessità di non basarsi su prassi amministrative consolidate ma non corrette e di fornire sempre prove concrete a supporto delle proprie tesi, specialmente quando si lamenta una doppia imposizione.

Un pensionato italiano residente in Bulgaria ha diritto all’esenzione dalla tassazione in Italia sulla sua pensione privata?
No, secondo la sentenza, non ha diritto all’esenzione se non possiede anche la cittadinanza bulgara. La sola residenza fiscale in Bulgaria non è sufficiente.

Perché la residenza fiscale in Bulgaria non basta per ottenere la detassazione in Italia?
Perché la Convenzione tra Italia e Bulgaria, secondo l’interpretazione della Corte, definisce il ‘residente’ della Bulgaria come una persona fisica che possiede la ‘nazionalità bulgara’, termine inteso giuridicamente come cittadinanza. Pertanto, senza cittadinanza bulgara, non si rientra nell’ambito di applicazione della norma che prevede la tassazione esclusiva nel paese di residenza.

Il fatto che per oltre 30 anni l’amministrazione fiscale abbia applicato una regola più favorevole può impedire un cambio di interpretazione?
No. La Corte ha stabilito che il principio del legittimo affidamento non può prevalere sulla corretta applicazione della legge fiscale. Di conseguenza, l’amministrazione può modificare la propria interpretazione per allinearla a quella ritenuta corretta, senza che il contribuente possa opporsi al pagamento dell’imposta dovuta, ma al massimo contestare sanzioni e interessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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