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Tassazione fondo pensione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 139/2024, ha stabilito un principio fondamentale sulla tassazione del fondo pensione. L’aliquota agevolata del 12,5% si applica esclusivamente alla parte della prestazione che costituisce il ‘rendimento netto’ derivante da un effettivo investimento sul mercato finanziario. Non è sufficiente un calcolo ipotetico basato sulla redditività generale del patrimonio del datore di lavoro. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza precedente e rigettando la domanda di rimborso del contribuente, poiché non era stata fornita la prova di un investimento reale e dei suoi specifici frutti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Fondo Pensione: Rendimento Reale vs Ipotetico

La recente ordinanza della Corte di Cassazione ha gettato nuova luce su un tema cruciale per molti lavoratori: la tassazione del fondo pensione al momento della liquidazione. La pronuncia chiarisce in modo definitivo a quali condizioni è possibile beneficiare dell’aliquota agevolata del 12,5%, sottolineando la necessità di una prova concreta del rendimento ottenuto da investimenti effettivi sul mercato.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di un dirigente d’azienda di liquidare una quota del proprio fondo pensione complementare. Sull’importo erogato, la società datrice di lavoro aveva applicato una ritenuta IRPEF del 35,39%. Il dirigente, ritenendo l’aliquota eccessiva, ha presentato istanza di rimborso, sostenendo che una parte della somma, qualificabile come reddito di capitale, dovesse essere soggetta alla tassazione più favorevole del 12,5%, come previsto per i rendimenti di natura finanziaria.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione al contribuente. Tuttavia, la questione è giunta fino in Cassazione a seguito del ricorso dell’Agenzia delle Entrate, che contestava il metodo di calcolo del rendimento utilizzato, basato su una perizia che ipotizzava la redditività degli accantonamenti effettuati a bilancio dall’azienda, anziché su dati di investimento reali.

La Tassazione del Fondo Pensione Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha richiamato un principio consolidato, già espresso dalle Sezioni Unite, secondo cui il trattamento fiscale di favore è riservato esclusivamente al “rendimento netto imputabile alla gestione sul mercato, da parte del Fondo, del capitale accantonato”.

Questo significa che per applicare l’aliquota del 12,5%, non è sufficiente dimostrare una generica redditività del patrimonio aziendale. È invece indispensabile provare che i capitali versati nel fondo pensione siano stati effettivamente investiti sui mercati finanziari e che abbiano generato un rendimento specifico e quantificabile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha specificato che il giudice del rinvio, a cui la causa era stata precedentemente rimandata, non si è conformato al principio di diritto enunciato. Invece di verificare l’effettivo investimento dei capitali e i relativi risultati, ha basato la sua decisione su un elaborato peritale che ricostruiva in termini puramente ipotetici la redditività degli accantonamenti. Questo criterio è stato giudicato errato perché non consente di accertare l’effettivo incremento della quota individuale del fondo derivante da operazioni finanziarie.

La Cassazione ha affermato con chiarezza che un calcolo basato sulla redditività dell’intero patrimonio del datore di lavoro è un “dato estrinseco e non causale”. Il rendimento tassabile in via agevolata non può essere una costruzione attuariale, ma deve essere il frutto diretto e dimostrabile dell’investimento degli accantonamenti nel libero mercato. L’onere di fornire tale prova, ha concluso la Corte, grava sul contribuente che richiede il rimborso.

Le Conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i titolari di fondi pensione aziendali, specialmente quelli costituiti prima delle riforme più recenti. Per poter beneficiare della tassazione del fondo pensione agevolata al 12,5%, il contribuente deve essere in grado di dimostrare, con documentazione specifica, non solo l’ammontare dei versamenti, ma anche come questi siano stati investiti e quale rendimento netto abbiano prodotto. Un calcolo teorico o una stima basata sulla performance generale dell’azienda non è sufficiente. Questa ordinanza rafforza un’interpretazione rigorosa della normativa, ponendo un accento decisivo sulla necessità di tracciabilità e prova concreta degli investimenti finanziari legati alla previdenza complementare.

Quando si applica l’aliquota agevolata del 12,5% sulla liquidazione di un fondo pensione?
L’aliquota agevolata del 12,5% si applica unicamente sulla parte della somma liquidata che corrisponde al ‘rendimento netto’ derivante dalla gestione effettiva del capitale sul mercato finanziario, per gli importi maturati entro il 31.12.2000.

È sufficiente un calcolo ipotetico del rendimento per ottenere la tassazione agevolata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un calcolo ipotetico, attuariale o basato sulla redditività generale del patrimonio del datore di lavoro non è sufficiente. È necessario dimostrare il rendimento conseguito da un effettivo impiego del capitale del fondo sul mercato.

Su chi ricade l’onere di provare il rendimento effettivo del fondo pensione?
L’onere della prova grava sul contribuente. È il lavoratore che richiede il rimborso a dover dimostrare quale parte della somma liquidata costituisce il rendimento netto di un investimento reale sul mercato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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