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Tassazione earn-out: vale la data del contratto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11955/2025, chiarisce un punto cruciale sulla tassazione earn-out. In caso di cessione di partecipazioni con prezzo variabile legato a risultati futuri, l’aliquota fiscale applicabile è quella in vigore al momento della stipula del contratto di cessione, non quella vigente al momento del successivo incasso. La Corte distingue tra il momento di realizzo della plusvalenza, che fissa il regime fiscale, e il momento dell’incasso, che determina solo il periodo d’imposta per la dichiarazione, confermando la tesi dei contribuenti.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Earn-Out: la Cassazione Sceglie la Data del Contratto

La corretta tassazione earn-out rappresenta da tempo un tema dibattuto nel diritto tributario, specialmente in un contesto di aliquote fiscali variabili. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: per determinare l’aliquota applicabile alle plusvalenze derivanti da clausole di earn-out, bisogna guardare alla data di perfezionamento del contratto di cessione, e non al momento in cui le somme vengono effettivamente incassate. Questa decisione ha importanti implicazioni per venditori e acquirenti in operazioni di M&A.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda due soci che, nel 2011, cedevano le loro quote di partecipazione in una S.r.l. Il prezzo di vendita era strutturato in tre parti: un prezzo base, un aggiustamento di prezzo e una componente variabile definita “earn-out”. Quest’ultima era legata ai risultati economici che la società avrebbe raggiunto negli anni successivi (2011 e 2012) e sarebbe stata pagata nel 2012 e 2013.

Nel 2011, anno della cessione, l’aliquota fiscale sulle plusvalenze era del 12,50%. Tuttavia, a partire dal 1° gennaio 2012, l’aliquota è stata innalzata al 20%. I contribuenti, incassate le somme dell’earn-out nel 2012 e 2013, le dichiararono applicando la nuova e più onerosa aliquota del 20%.

Successivamente, ritenendo di aver versato più del dovuto, presentarono un’istanza di rimborso. La loro tesi era che l’intero corrispettivo, inclusa la parte di earn-out, dovesse essere assoggettato all’aliquota del 12,50% vigente al momento della stipula del contratto. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia delle Entrate, i contribuenti adirono le vie legali. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale diede loro torto, la Commissione Tributaria Regionale ne accolse le ragioni, portando l’Agenzia a ricorrere in Cassazione.

La disciplina della tassazione earn-out secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la sentenza d’appello favorevole ai contribuenti. Il punto centrale della decisione è la distinzione tra due momenti chiave ai fini fiscali:

1. Il momento di realizzo della plusvalenza: Coincide con il perfezionamento del contratto di cessione. È in questo momento che si genera il fatto imponibile e, di conseguenza, si determina il regime fiscale applicabile, inclusa l’aliquota.
2. Il momento della percezione del corrispettivo: Determina, in base al principio di cassa, il periodo d’imposta in cui il reddito deve essere dichiarato e tassato.

Secondo gli Ermellini, anche se l’earn-out è un importo incerto e futuro, esso costituisce comunque una parte integrante del corrispettivo pattuito nel contratto originario. I criteri per la sua liquidazione, sebbene legati a eventi futuri, sono predeterminati nell’accordo di cessione. Pertanto, il diritto a percepire tale somma, seppur condizionato, sorge al momento della firma del contratto.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un principio consolidato nella propria giurisprudenza. Ai fini dell’individuazione del momento di realizzo, le plusvalenze si intendono realizzate quando si perfeziona la cessione a titolo oneroso delle partecipazioni, non nel diverso momento in cui il corrispettivo viene liquidato o incassato. Le vicende successive relative all’adempimento, come la rateizzazione o il pagamento differito, non hanno alcun rilievo nel determinare il regime di tassazione applicabile.

La clausola di earn-out, quindi, non dà vita a un reddito di natura diversa o autonoma rispetto a quello generato dalla cessione. È semplicemente una componente del prezzo, la cui esigibilità è differita e condizionata. Di conseguenza, deve sottostare alla stessa disciplina fiscale applicabile alla parte fissa del prezzo, ovvero quella in vigore al momento della conclusione del contratto. Nel caso di specie, l’aliquota corretta era il 12,50% vigente nel 2011.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione offre certezza giuridica su un aspetto cruciale della tassazione earn-out. Stabilisce che le modifiche normative sull’aliquota fiscale intervenute tra la data della cessione e quella dell’incasso della parte variabile del prezzo non possono avere effetto retroattivo. Il principio che prevale è quello della cristallizzazione del regime fiscale al momento del fatto generatore dell’imposta, ovvero la stipula del contratto. Questa interpretazione tutela l’affidamento dei contribuenti e garantisce una coerenza sistematica nel trattamento fiscale delle operazioni di cessione di partecipazioni.

Quale aliquota fiscale si applica a un earn-out incassato dopo un cambio di normativa tributaria?
Si applica l’aliquota fiscale in vigore al momento della stipula del contratto di cessione della partecipazione, non quella vigente nel successivo momento in cui l’importo dell’earn-out viene effettivamente incassato.

Quando si considera “realizzata” una plusvalenza derivante da una cessione con clausola di earn-out ai fini della determinazione del regime fiscale?
La plusvalenza si considera fiscalmente realizzata al momento del perfezionamento del contratto di cessione a titolo oneroso. Questo momento determina il regime di tassazione applicabile, inclusa l’aliquota, per l’intera operazione.

Il principio di cassa influisce sulla scelta dell’aliquota fiscale da applicare all’earn-out?
No. Il principio di cassa determina solo il periodo d’imposta in cui il reddito (l’earn-out incassato) deve essere dichiarato e tassato, ma non influisce sulla determinazione del regime fiscale e dell’aliquota applicabile, che restano ancorati al momento in cui è stato concluso il contratto di cessione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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