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Tassazione dipendente pubblico: la regola dello Stato

Un dipendente pubblico, cittadino italiano residente in Francia e impiegato presso un comune italiano, ha richiesto il rimborso dell’IRPEF versata in Italia, sostenendo che il suo reddito dovesse essere tassato solo in Francia. L’Agenzia delle Entrate ha negato il rimborso. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25608/2024, ha dato ragione all’Agenzia, stabilendo che, in base alla convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Francia, la remunerazione pagata da uno Stato per servizi resi a tale Stato è imponibile esclusivamente in quello Stato. La Corte ha chiarito che questa regola sulla tassazione del dipendente pubblico si applica a tutte le funzioni, non solo a quelle di natura autoritativa.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Dipendente Pubblico Residente all’Estero: la Cassazione Fa Chiarezza

La questione della tassazione del dipendente pubblico che lavora per lo Stato italiano ma risiede all’estero è un tema complesso, spesso al centro di contenziosi fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva della Convenzione Italia-Francia contro le doppie imposizioni, stabilendo un principio chiaro: lo stipendio erogato da un ente pubblico italiano è tassabile solo in Italia, indipendentemente dalla residenza del lavoratore. Analizziamo la vicenda e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso: una Richiesta di Rimborso Fiscale

Un cittadino italiano, residente in Francia, svolgeva la propria attività lavorativa alle dipendenze di un comune italiano. Ritenendo di essere un lavoratore frontaliero, il contribuente ha chiesto all’Agenzia delle Entrate il rimborso delle imposte sul reddito (IRPEF) pagate in Italia per diverse annualità, sostenendo che il suo reddito avrebbe dovuto essere tassato esclusivamente nel suo Stato di residenza, la Francia.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano inizialmente dato ragione al contribuente, ordinando il rimborso. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, non si è arresa e ha presentato ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La Convenzione sulla Doppia Imposizione e la Tassazione del Dipendente Pubblico

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione di due articoli della Convenzione tra Italia e Francia per evitare le doppie imposizioni:

* Art. 15: Stabilisce la regola generale secondo cui i salari e le altre remunerazioni analoghe sono imponibili nello Stato di residenza del lavoratore.
Art. 19: Prevede una regola speciale per le ‘Funzioni pubbliche’, affermando che le remunerazioni pagate da uno Stato (o da un suo ente locale) a una persona fisica in corrispettivo di servizi resi a tale Stato sono imponibili soltanto* in quello Stato.

Le commissioni tributarie di merito avevano interpretato l’art. 19 in modo restrittivo, ritenendo che si applicasse solo ai dipendenti con funzioni ‘autoritative’ o ‘certificative’ e non a quelli con mansioni meramente esecutive. Secondo questa visione, il lavoratore del caso di specie non rientrava nella norma speciale e doveva quindi essere tassato in Francia secondo la regola generale.

La Decisione della Cassazione: Prevale la Norma Speciale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni precedenti. I giudici hanno stabilito che l’interpretazione dei giudici di merito era errata e che la tassazione del dipendente pubblico segue la regola speciale dell’art. 19.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su una lettura chiara e letterale della norma. L’art. 19, secondo i giudici, fa riferimento a tutte le remunerazioni, diverse dalle pensioni, corrisposte da uno Stato o da un suo ente locale per tutti i servizi resi a tale ente. La disposizione non pone alcuna distinzione basata sulla natura delle funzioni svolte, siano esse autoritative o esecutive. La rubrica dell’articolo (‘Funzioni pubbliche’) non ha un valore limitativo rispetto al testo della norma, che è inequivocabilmente ampio.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’art. 15, nel dettare la regola generale, fa espressamente salve le disposizioni dell’art. 19. Questo significa che l’art. 19 agisce come una chiara eccezione alla regola generale della tassazione nel Paese di residenza. Di conseguenza, il reddito percepito dal contribuente per il suo lavoro presso il comune italiano era imponibile esclusivamente in Italia.

Le Conclusioni

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene stabilito con certezza che le remunerazioni pagate dal settore pubblico italiano ai propri dipendenti, anche se questi risiedono in un altro Stato con cui vige una convenzione simile, sono soggette a imposizione fiscale esclusivamente in Italia. Questa decisione elimina le ambiguità interpretative e fornisce un criterio univoco per la gestione fiscale dei redditi dei dipendenti pubblici transfrontalieri, rafforzando il principio secondo cui la fonte del reddito (lo Stato pagatore) determina la potestà impositiva in questi specifici casi.

Un dipendente pubblico italiano residente all’estero dove deve pagare le imposte sul suo stipendio?
Secondo la Corte di Cassazione, basandosi sull’art. 19 della Convenzione Italia-Francia, lo stipendio percepito da un dipendente pubblico è imponibile esclusivamente nello Stato che eroga la remunerazione, in questo caso l’Italia, a prescindere dal luogo di residenza del lavoratore.

La regola sulla tassazione dei dipendenti pubblici si applica a tutti i tipi di funzione o solo a quelle ‘autoritative’?
La sentenza chiarisce che la regola si applica a tutte le remunerazioni corrisposte per qualsiasi tipo di servizio reso allo Stato o a un suo ente locale. Non vi è distinzione tra funzioni autoritative ed esecutive, poiché il testo della norma è di portata generale.

Perché la regola generale sulla tassazione nel Paese di residenza non si applica in questo caso?
La regola generale sulla tassazione nel Paese di residenza (art. 15 della Convenzione) è espressamente derogata dalla norma speciale dell’art. 19, che disciplina specificamente i redditi derivanti da funzioni pubbliche. In diritto, la norma speciale prevale sempre su quella generale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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