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Tassazione concordato: IVA su beni strumentali

In un caso di acquisizione di asset tramite concordato fallimentare, la Corte di Cassazione ha stabilito che la cessione di immobili strumentali (categoria D/1) è soggetta a IVA e, per il principio di alternatività, a imposta di registro fissa. Tuttavia, per gli altri beni (avviamento, marchi, attrezzature), spetta al contribuente dimostrare la loro natura strumentale. La Corte ha cassato la sentenza precedente che non aveva considerato questo onere della prova, rinviando il caso per una nuova valutazione su tali beni specifici.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Concordato: Beni Strumentali e Alternatività IVA/Registro

La corretta tassazione del concordato fallimentare, specialmente quando un terzo acquirente rileva i beni aziendali, è un tema complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla distinzione tra beni immobili strumentali e altri asset aziendali, definendo quando si applica l’imposta di registro fissa anziché quella proporzionale.

I Fatti di Causa

Una società acquisisce, in qualità di terzo assuntore, il complesso aziendale di un’altra impresa dichiarata fallita, attraverso un decreto di omologa di concordato fallimentare. In seguito, l’Agenzia delle Entrate emette un avviso di liquidazione, applicando l’imposta di registro in misura proporzionale (9%) sul valore dei beni trasferiti, oltre a imposte ipotecarie e catastali.

La società acquirente contesta l’avviso, sostenendo che i beni trasferiti, in particolare gli immobili, avessero natura strumentale e fossero quindi soggetti a IVA. Di conseguenza, in virtù del principio di alternatività IVA/Registro, l’imposta di registro avrebbe dovuto essere applicata in misura fissa (€ 200,00) e non proporzionale.

Il Percorso Giudiziario

Il caso ha attraversato due gradi di giudizio con esiti opposti. La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) ha inizialmente dato ragione all’Agenzia delle Entrate. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) ha ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del contribuente. La CTR ha stabilito che gli immobili trasferiti, rientrando nella categoria catastale D1, erano strumentali per natura, soggetti a IVA e, quindi, a imposta di registro fissa. Per le imposte ipotecarie e catastali, ha ritenuto corretto basarsi sul valore di mercato stabilito dalla perizia del Tribunale.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando sia l’applicazione del principio di alternatività sia la metodologia di calcolo della base imponibile.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla tassazione del concordato

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, fornendo una guida chiara sulla tassazione del concordato in queste circostanze.

Il principio di alternatività per gli immobili strumentali

La Corte ha confermato la decisione della CTR riguardo agli immobili. L’unico criterio oggettivo per determinare la strumentalità ‘per natura’ di un immobile è la sua categoria catastale al momento del trasferimento. Poiché quasi tutti gli immobili rientravano nella categoria D1 (opifici, alberghi, ecc.), essi sono considerati strumentali per natura. La loro cessione rientra nel campo di applicazione dell’IVA (anche se in regime di esenzione) e, pertanto, si applica l’imposta di registro in misura fissa per il principio di alternatività.

L’onere della prova per i beni non immobili

Qui risiede il punto cruciale della decisione. La Corte ha accolto parzialmente il motivo di ricorso dell’Agenzia, evidenziando come la CTR avesse omesso di pronunciarsi sulla natura degli altri beni trasferiti, come avviamento, marchi, impianti e giacenze di magazzino.

A differenza degli immobili strumentali per natura, per questi altri beni spetta al contribuente che intende beneficiare del regime di alternatività dimostrare la loro effettiva e esclusiva destinazione all’attività d’impresa. La CTR, applicando indistintamente il regime fiscale a tutto il complesso aziendale, ha commesso un errore. Non ha verificato se il contribuente avesse fornito la prova della strumentalità per questi beni non immobili.

La determinazione della base imponibile

Infine, la Corte ha respinto il motivo relativo alla base imponibile per le imposte ipotecarie e catastali. Ha ribadito che, in materia di imposte indirette, la base imponibile è costituita dal valore venale in comune commercio e non necessariamente dal valore catastale. Pertanto, la valutazione basata sulla perizia giurata disposta dal Tribunale era corretta.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale della Corte di Cassazione si fonda su una netta distinzione tra la strumentalità ‘per natura’ e la strumentalità ‘per destinazione’.
1. Strumentalità per Natura: È determinata oggettivamente dalla categoria catastale dell’immobile (es. D1). Se un immobile rientra in questa categoria, si presume strumentale e la sua cessione è soggetta a IVA, attivando il principio di alternatività per l’imposta di registro.
2. Strumentalità per Destinazione: Riguarda tutti gli altri beni (mobili, immateriali). Per questi, non esiste una presunzione. L’onere della prova grava sul contribuente, il quale deve dimostrare che tali beni sono utilizzati esclusivamente per l’esercizio dell’attività d’impresa.

La Corte ha cassato la sentenza della CTR perché quest’ultima non ha svolto alcuna indagine su questo secondo aspetto, estendendo illegittimamente il regime di favore a tutti i beni trasferiti senza che il contribuente avesse assolto al proprio onere probatorio per la parte non immobiliare. La causa è stata quindi rinviata alla CTR per una nuova valutazione limitatamente alla natura strumentale dei beni diversi dagli immobili.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche per le operazioni di acquisizione in contesti di concordato fallimentare:
* Certezza per gli immobili: La categoria catastale D1 è una garanzia per l’applicazione dell’imposta di registro fissa, semplificando la pianificazione fiscale per l’acquisto di complessi industriali.
* Onere della prova: Le imprese devono essere meticolose nel documentare e provare la natura strumentale di tutti gli altri beni (marchi, attrezzature, avviamento). Non è sufficiente che facciano parte di un’azienda; è necessario dimostrarne l’impiego funzionale all’attività. In assenza di tale prova, l’amministrazione finanziaria applicherà legittimamente l’imposta di registro in misura proporzionale.

La decisione rafforza un approccio rigoroso e differenziato alla tassazione del concordato, richiedendo una valutazione attenta e specifica per ogni categoria di bene trasferito.

Quando si applica l’imposta di registro fissa in un concordato fallimentare?
Si applica quando i beni ceduti sono soggetti a IVA, in virtù del principio di alternatività. Questo avviene con certezza per gli immobili strumentali per natura, come quelli classificati nella categoria catastale D1, la cui cessione rientra nel campo di applicazione dell’IVA.

Chi deve provare che un bene è ‘strumentale’ ai fini fiscali?
Dipende dal tipo di bene. Per gli immobili strumentali ‘per natura’ (es. categoria D1), la strumentalità è presunta dalla classificazione catastale. Per tutti gli altri beni (avviamento, marchi, attrezzature, giacenze), l’onere di provare la loro natura strumentale grava sul contribuente che intende beneficiare del regime fiscale agevolato.

Come si determina il valore dei beni immobili ai fini delle imposte ipotecarie e catastali?
Secondo la Corte, la base imponibile per le imposte ipotecarie e catastali deve essere il ‘valore venale in comune commercio’, ovvero il valore di mercato. Nel caso di specie, è stato ritenuto corretto fare riferimento al valore stabilito dalla perizia giurata disposta dal Tribunale durante la procedura concorsuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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