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Tassazione bonus dirigenti: la Cassazione chiarisce

Un dirigente del settore finanziario ha richiesto il rimborso di un’imposta addizionale sui suoi bonus, sostenendo la mancanza del presupposto oggettivo. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di secondo grado, ha stabilito che, a seguito di una modifica legislativa del 2011, la tassazione bonus dirigenti si applica sull’ammontare che eccede la parte fissa della retribuzione, senza più richiedere che tale eccedenza superi anche il triplo della stessa. La Corte ha così consolidato un orientamento giurisprudenziale univoco, accogliendo il ricorso dell’Agenzia Fiscale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione bonus dirigenti: la Cassazione stabilisce la nuova base imponibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla controversa questione della tassazione bonus dirigenti del settore finanziario. La decisione chiarisce definitivamente come debba essere calcolata l’aliquota addizionale del 10% sui compensi variabili, modificando l’interpretazione precedente e consolidando un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: la richiesta di rimborso

Il caso ha origine dalla richiesta di un dirigente di una nota banca d’investimento. Il dirigente aveva presentato un’istanza di rimborso all’Agenzia Fiscale per le somme trattenute dalla banca, quale sostituto d’imposta, a titolo di aliquota addizionale sui bonus e le stock options percepiti tra il 2014 e il 2017. A suo avviso, mancava il presupposto oggettivo per l’applicazione di tale imposta, in quanto la parte variabile della sua retribuzione non eccedeva il triplo della parte fissa.

Il Percorso Giudiziario e l’evoluzione della normativa

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto i ricorsi del contribuente. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale della Lombardia aveva accolto il suo appello, dandogli ragione. L’Agenzia Fiscale, non condividendo la decisione di secondo grado, ha presentato ricorso in Cassazione.
Il fulcro della questione risiede nell’interpretazione dell’art. 33 del d.l. n. 78/2010. In origine, la norma prevedeva l’imposta addizionale solo per i compensi variabili (bonus e stock options) che superavano il triplo della retribuzione fissa. Tuttavia, con l’introduzione del comma 2-bis nel 2011, il legislatore ha modificato il criterio di calcolo, scatenando un dibattito interpretativo.

La questione sulla tassazione bonus dirigenti

L’Agenzia Fiscale ha sostenuto che la Commissione Regionale avesse errato nell’interpretare la normativa. Secondo la difesa erariale, il nuovo comma 2-bis non ha ampliato il presupposto impositivo, ma ha ridefinito esclusivamente la base imponibile. In altre parole, mentre i destinatari della norma restano i dirigenti del settore finanziario che percepiscono bonus (presupposto soggettivo e oggettivo), la base su cui calcolare l’imposta è cambiata: non più solo la parte che eccede il triplo dello stipendio fisso, ma l’intero ammontare che eccede lo stipendio fisso stesso.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’Agenzia Fiscale, ritenendo il motivo di ricorso fondato. Gli Ermellini hanno richiamato un principio di diritto ormai consolidato, affermato in numerose sentenze precedenti. La Corte ha spiegato che, prima del 2011, il comma 1 dell’art. 33 definiva sia il presupposto impositivo (dirigenti del settore finanziario che percepiscono bonus) sia la base imponibile (la parte di bonus eccedente il triplo della retribuzione fissa).
L’introduzione del comma 2-bis ha inciso in modo inequivocabile sulla base imponibile, stabilendo che l’imposta si applica sull’ammontare “che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione”. Questa nuova disposizione, essendo incompatibile con la precedente limitatamente al calcolo della base imponibile, ha determinato una sua “abrogazione tacita” parziale. Di conseguenza, dal 17 luglio 2011, per far scattare l’imposta addizionale non è più necessario che la parte variabile superi il triplo di quella fissa; è sufficiente che superi semplicemente l’importo della parte fissa.

Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce e consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: per i bonus e le stock options erogati a dirigenti del settore finanziario a partire dal luglio 2011, l’imposta addizionale del 10% si applica sulla parte del compenso variabile che supera l’importo della retribuzione fissa. La sentenza cassa la decisione della Commissione Tributaria Regionale e, decidendo nel merito, rigetta i ricorsi originari del contribuente. Questa pronuncia offre certezza giuridica su un tema di grande rilevanza per la tassazione bonus dirigenti, ponendo fine a interpretazioni divergenti.

Come si calcola l’imposta addizionale sui bonus dei dirigenti del settore finanziario dopo la modifica legislativa del 2011?
L’imposta si applica sull’ammontare dei compensi (bonus e stock options) che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione. Non è più necessario che la retribuzione variabile ecceda anche il triplo di quella fissa.

La nuova norma ha modificato solo la base imponibile o anche i soggetti destinatari della tassa?
La modifica ha interessato esclusivamente la base imponibile, ovvero l’importo su cui calcolare l’imposta. Il presupposto impositivo, sia soggettivo (dirigenti e collaboratori del settore finanziario) sia oggettivo (percezione di bonus e stock options), è rimasto invariato.

Perché la Corte di Cassazione ha parlato di “abrogazione tacita” della vecchia norma?
La Corte ha usato questa espressione perché la nuova disposizione (comma 2-bis) che definisce la base imponibile come l’eccedenza sulla parte fissa è incompatibile con la precedente (contenuta nel comma 1) che la definiva come l’eccedenza sul triplo della parte fissa. Secondo l’art. 15 delle preleggi, quando una nuova legge regola un’intera materia già regolata dalla legge anteriore, quest’ultima si intende abrogata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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