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Tassazione bonus dirigenti: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26795/2025, ha consolidato il suo orientamento sulla tassazione dei bonus per i dirigenti del settore finanziario. Ha stabilito che l’aliquota addizionale del 10% si applica sulla parte di bonus e stock options che eccede la retribuzione fissa, senza che sia più necessario il requisito del superamento del triplo della stessa. La Corte ha chiarito che la normativa più recente ha modificato la base imponibile, abrogando tacitamente la precedente soglia più elevata. La decisione ha quindi accolto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, confermando un principio fondamentale per la tassazione bonus dirigenti.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione bonus dirigenti: la Cassazione fa chiarezza sull’addizionale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla controversa questione della tassazione bonus dirigenti nel settore finanziario. La pronuncia chiarisce definitivamente i presupposti e la base di calcolo per l’applicazione dell’aliquota addizionale del 10% sui compensi variabili, come bonus e stock options, fornendo un’interpretazione consolidata della normativa di riferimento (art. 33 del d.l. 78/2010).

I fatti di causa: dalla richiesta di rimborso al ricorso in Cassazione

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso presentata da un dirigente del settore finanziario. Il suo datore di lavoro, una nota banca d’affari, in qualità di sostituto d’imposta, aveva operato una ritenuta a titolo di aliquota addizionale sui bonus erogati. Il dirigente sosteneva che tale prelievo fosse indebito per mancanza del presupposto oggettivo, ovvero il superamento del triplo della parte fissa della retribuzione da parte della componente variabile.

Dopo una decisione favorevole in secondo grado presso la Corte di Giustizia tributaria, l’Agenzia Fiscale ha presentato ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

La questione giuridica e la tassazione bonus dirigenti

Il cuore del dibattito legale risiede nell’interpretazione dell’art. 33 del d.l. 78/2010 e, in particolare, nel rapporto tra il comma 1 e il comma 2-bis, introdotto successivamente.

La tesi del contribuente

Secondo il dirigente, la norma originaria (comma 1) stabiliva un doppio requisito: uno soggettivo (essere dirigenti nel settore finanziario) e uno oggettivo (la parte variabile della retribuzione doveva eccedere il triplo di quella fissa). Solo al verificarsi di entrambe le condizioni, scattava l’imposizione. Il successivo comma 2-bis, a suo avviso, non avrebbe modificato questo presupposto, ma solo la base di calcolo.

La tesi dell’Agenzia Fiscale

Di parere opposto l’Agenzia Fiscale, secondo cui il comma 2-bis avrebbe profondamente innovato la disciplina. Se il comma 1 definisce i soggetti e l’oggetto dell’imposta (bonus e stock options), il comma 2-bis ne avrebbe modificato la base imponibile, abbassando la soglia di tassazione. L’addizionale, quindi, si applicherebbe su ogni importo di bonus che eccede la parte fissa della retribuzione, a prescindere dal vecchio limite del triplo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla tassazione bonus dirigenti

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’Agenzia Fiscale, ribadendo un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno spiegato che l’introduzione del comma 2-bis ha operato una modifica sostanziale, non solo formale, della norma. Questo nuovo comma ha ridefinito la base imponibile, individuandola nell’ammontare dei compensi variabili “che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione”.

Questa nuova disposizione è risultata incompatibile con la precedente, che legava la tassazione al superamento del triplo della retribuzione fissa. Di conseguenza, la Corte ha riconosciuto un’abrogazione tacita della parte del comma 1 relativa alla base imponibile. Il presupposto oggettivo per l’applicazione della tassa non è più il superamento di una soglia quantitativa, ma la mera percezione di compensi variabili (bonus e stock options) da parte dei soggetti individuati dalla norma (dirigenti del settore finanziario).

Le conclusioni e l’impatto della decisione

La sentenza ha cassato la decisione della commissione regionale e, decidendo nel merito, ha rigettato il ricorso originario del contribuente. La decisione consolida un principio chiave: per la tassazione bonus dirigenti, l’addizionale del 10% si applica sulla parte variabile della retribuzione che supera quella fissa, senza la necessità di raggiungere il precedente limite del triplo. Questa interpretazione fornisce certezza giuridica a operatori del settore e datori di lavoro, chiarendo definitivamente l’ambito di applicazione di un’imposta di grande rilevanza nel settore finanziario.

Quando si applica l’addizionale del 10% sui bonus dei dirigenti del settore finanziario?
L’addizionale si applica sulla porzione di bonus e stock options che eccede l’importo della parte fissa della retribuzione.

È necessario che il bonus superi il triplo della retribuzione fissa per essere tassato con l’addizionale?
No, a seguito della modifica normativa introdotta con il comma 2-bis dell’art. 33 del d.l. 78/2010, non è più necessario. La precedente condizione del superamento del triplo della parte fissa è stata tacitamente abrogata.

Come ha risolto la Cassazione il conflitto tra il comma 1 e il comma 2-bis dell’art. 33 del d.l. 78/2010?
La Corte ha stabilito che il comma 1 individua i soggetti destinatari e l’oggetto dell’imposta (dirigenti del settore finanziario che percepiscono bonus/stock options), mentre il comma 2-bis ne ha ridefinito la base imponibile, abbassando la soglia di tassazione alla sola eccedenza rispetto alla parte fissa della retribuzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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