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Tassazione autorità portuali: esenzione IRES confermata

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’amministrazione finanziaria, confermando che i canoni demaniali percepiti da un’autorità portuale per l’anno d’imposta 2004 non sono soggetti a IRES. La decisione si basa sulla natura pubblicistica e non economica dell’ente per il periodo in esame, e sulla non retroattività della decisione della Commissione UE che ha qualificato tale esenzione come aiuto di Stato da eliminare solo per il futuro. Questa sentenza chiarisce la disciplina della tassazione autorità portuali per gli anni antecedenti al 2022.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Autorità Portuali: La Cassazione Conferma l’Esenzione IRES per il Passato

La questione della tassazione autorità portuali è da anni al centro di un complesso dibattito che intreccia diritto nazionale e normativa europea. Con la recente sentenza n. 7226 del 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione per il passato, stabilendo che i canoni demaniali percepiti dagli enti portuali prima delle recenti modifiche normative non sono soggetti a IRES. Questa decisione ha importanti implicazioni per gli enti del settore e chiarisce il loro status fiscale per gli anni pregressi, in particolare per il periodo d’imposta 2004 oggetto della controversia.

I Fatti di Causa: Un Avviso di Accertamento Controverso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’amministrazione finanziaria nei confronti di un’Autorità Portuale. L’ente impositore contestava la mancata tassazione, ai fini IRES e IVA, di un maggior reddito di oltre 1,1 milioni di euro per l’anno 2004, derivante principalmente dai canoni percepiti per le concessioni di beni demaniali.

L’amministrazione finanziaria sosteneva che, sebbene le Autorità Portuali siano enti pubblici non commerciali, i redditi derivanti dalla gestione di beni demaniali, come la concessione di aree e banchine, dovessero essere qualificati come redditi fondiari o, in subordine, redditi diversi, e come tali assoggettati a IRES.

L’Autorità Portuale si opponeva, sostenendo la propria natura di ente pubblico che agisce nell’esercizio di funzioni statali, preordinate al perseguimento dell’interesse pubblico e senza scopo di lucro. Di conseguenza, secondo l’ente, i canoni concessori non potevano generare un reddito tassabile, essendo piuttosto uno strumento di finanziamento dell’attività istituzionale. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione all’ente portuale, portando l’amministrazione finanziaria a ricorrere in Cassazione.

Il Quadro Normativo e Giurisprudenziale sulla Tassazione Autorità Portuali

La Corte ha ricostruito l’evoluzione legislativa che ha definito la natura giuridica delle Autorità Portuali. Istituite con la legge n. 84 del 1994, sono state qualificate come persone giuridiche di diritto pubblico, dotate di autonomia amministrativa e finanziaria. La giurisprudenza, sia nazionale che amministrativa, si è consolidata nel tempo nel riconoscere la loro natura di enti pubblici non economici.

Un punto chiave è che le loro attività, come la concessione di banchine, sono state considerate riconducibili all’esercizio di funzioni statali, finalizzate al corretto funzionamento delle aree portuali, e non a un’attività di impresa. Questo orientamento era stato confermato da numerose sentenze della stessa Cassazione, incluse le Sezioni Unite (sent. n. 4925/2013), che avevano escluso l’assoggettabilità ad IRES dei canoni, proprio perché percepiti nell’esercizio di un potere pubblico.

L’Impatto del Diritto Europeo e la Decisione della Commissione

La controversia si è ulteriormente complicata con l’intervento della Commissione Europea. A partire dal 2013, la Commissione ha avviato indagini sui regimi fiscali dei porti in vari Stati membri, ritenendo che le esenzioni fiscali potessero configurare un aiuto di Stato vietato dall’art. 107 del Trattato sul Funzionamento dell’UE (TFUE).

Con una decisione del 4 dicembre 2020, la Commissione ha affermato che l’esenzione IRES per le Autorità Portuali italiane costituiva un aiuto di Stato incompatibile con il mercato interno. Tuttavia, ha qualificato tale aiuto come “esistente”, in quanto istituito prima dell’entrata in vigore dei Trattati UE. La conseguenza di questa qualificazione è fondamentale: la Commissione ha disposto l’eliminazione dell’aiuto per il futuro, ma non ha ordinato il recupero delle imposte non versate per il passato.

Lo Stato italiano si è adeguato a tale decisione, introducendo una normativa (d.l. n. 68/2022) che ha previsto l’imponibilità IRES dei canoni portuali a partire dal 1° gennaio 2022.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione, nel rigettare il ricorso dell’amministrazione finanziaria, ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali.

In primo luogo, ha riaffermato l’orientamento giurisprudenziale consolidato, valido per il periodo d’imposta in esame (2004). Secondo tale interpretazione, la natura pubblicistica e non commerciale dell’attività svolta dall’Autorità Portuale escludeva la tassabilità dei canoni concessori. Questi ultimi non rappresentavano il corrispettivo di una prestazione commerciale, ma il provento derivante dall’esercizio di un potere autoritativo di gestione di beni demaniali.

In secondo luogo, e in modo decisivo, la Corte ha analizzato gli effetti della decisione della Commissione Europea. Poiché la Commissione ha classificato l’esenzione come “aiuto di Stato esistente” e ha imposto solo la sua eliminazione per il futuro (dal 2022), senza disporne il recupero retroattivo, non può sorgere alcun obbligo per l’amministrazione finanziaria di recuperare a tassazione i canoni per gli anni precedenti. La decisione della Commissione, per sua stessa natura, non ha effetto retroattivo e fa salva la disciplina previgente, che, secondo l’interpretazione consolidata della giurisprudenza di legittimità, prevedeva l’esenzione.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di certezza del diritto: la nuova normativa sulla tassazione autorità portuali, introdotta per conformarsi alle regole UE sugli aiuti di Stato, non può essere applicata retroattivamente. Per tutti i periodi d’imposta antecedenti al 1° gennaio 2022, vale l’interpretazione giurisprudenziale che ha costantemente escluso i canoni demaniali dalla base imponibile IRES, in ragione della natura pubblicistica delle funzioni esercitate dagli enti portuali. La Corte ha quindi respinto le pretese dell’amministrazione finanziaria, condannandola al pagamento delle spese processuali e confermando che, per l’anno 2004, l’Autorità Portuale aveva legittimamente operato in regime di esenzione fiscale.

I canoni di concessione ricevuti da un’Autorità Portuale prima del 2022 sono soggetti a IRES?
No, secondo la sentenza, per i periodi d’imposta antecedenti al 1° gennaio 2022, i canoni demaniali percepiti dalle Autorità Portuali non sono soggetti a IRES. Questo perché l’attività di concessione era considerata esercizio di una funzione pubblica e non un’attività commerciale.

Perché la decisione della Commissione Europea sugli aiuti di Stato non ha reso tassabili i canoni del passato?
La Commissione Europea ha qualificato l’esenzione fiscale come un “aiuto di Stato esistente”. Secondo il diritto dell’Unione Europea, per tali aiuti la Commissione può ordinare la loro eliminazione per il futuro, ma non il recupero retroattivo delle imposte non pagate, per ragioni di certezza del diritto. Pertanto, la sua decisione non ha effetto sui periodi d’imposta passati.

La nuova legge che rende tassabili i redditi delle Autorità Portuali si applica retroattivamente?
No, la sentenza chiarisce che la nuova normativa italiana (introdotta con il d.l. 68/2022), che ha previsto l’imponibilità IRES dei canoni portuali, ha effetto solo per i periodi d’imposta che iniziano a decorrere dal 1° gennaio 2022 e fa salvi i comportamenti adottati in precedenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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