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Tassazione assegno divorzile: deducibili le imposte?

Un contribuente chiedeva la deducibilità delle somme versate all’ex coniuge per coprire le imposte sull’assegno di divorzio. Dopo due sentenze favorevoli nei gradi di merito, l’Agenzia delle Entrate ha fatto ricorso in Cassazione. La Corte, riconoscendo la rilevanza della questione sulla tassazione assegno divorzile e la mancanza di precedenti recenti, ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita.

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Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Assegno Divorzile: La Cassazione Rimette la Questione alla Pubblica Udienza

La deducibilità delle somme versate all’ex coniuge per coprire le imposte sull’assegno di mantenimento è da tempo un tema dibattuto. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su questo specifico aspetto della tassazione assegno divorzile, decidendo di non pronunciarsi immediatamente ma di rinviare la causa a una pubblica udienza per la sua particolare importanza. Analizziamo i dettagli di questa vicenda che potrebbe definire un importante principio fiscale.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un controllo formale dell’Agenzia delle Entrate sulla dichiarazione dei redditi di un contribuente per l’anno d’imposta 2012. A seguito di una comunicazione di irregolarità, il contribuente versava le somme richieste, per poi presentare un’istanza di rimborso. L’oggetto del contendere era la tassazione di un importo che, secondo gli accordi di divorzio, l’ex marito si era impegnato a versare all’ex moglie per tenerla indenne dal carico fiscale (IRPEF) gravante sull’assegno periodico divorzile.

Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Amministrazione, il contribuente adiva la giustizia tributaria. Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) in primo grado, sia la Corte di Giustizia Tributaria (CGT) in secondo grado, accoglievano le sue ragioni. I giudici di merito hanno ritenuto che tali somme fossero periodiche, riconducibili a un provvedimento giudiziario e finalizzate a garantire un’entrata ‘netta’ all’ex coniuge, configurandosi quindi come parte integrante dell’assegno e, come tali, deducibili.

I Motivi del Ricorso dell’Agenzia delle Entrate sulla tassazione assegno divorzile

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione di secondo grado dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi principali.

1. Violazione dell’art. 10 del TUIR: Secondo l’Agenzia, la norma che consente la deduzione dell’assegno periodico non può essere estesa ad altre somme, anche se previste nell’accordo di divorzio. La finalità di rendere ‘netto’ l’assegno sarebbe un accordo privato tra le parti, estraneo all’elenco tassativo degli oneri deducibili. Consentire la deduzione di tali importi creerebbe un danno all’erario, realizzando un cosiddetto ‘salto d’imposta’, ovvero una deduzione per chi paga e un’esenzione per chi riceve.

2. Inapplicabilità del precedente giudicato: L’Agenzia ha inoltre contestato la rilevanza di precedenti riconoscimenti della deducibilità, sia in sede amministrativa che giurisdizionale. Trattandosi di oneri deducibili, la cui sussistenza va verificata anno per anno, non si potrebbe formare un vincolo per i periodi d’imposta futuri.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con la presente ordinanza interlocutoria, non ha deciso il merito della controversia. Ha invece ritenuto che le questioni sollevate da entrambe le parti fossero di ‘particolare importanza’. La Corte ha osservato che, riguardo alla specifica questione della deducibilità delle somme corrisposte per coprire la tassazione dell’assegno divorzile, non si rintracciano precedenti giurisprudenziali recenti.

Per questa ragione, ricorrendo le condizioni previste dall’art. 375 del codice di procedura civile, il collegio ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo per la trattazione in pubblica udienza. Questa scelta procedurale è riservata ai casi che presentano questioni di diritto di massima importanza o che possono dare luogo a contrasti giurisprudenziali.

Le Motivazioni

La motivazione alla base del rinvio è la necessità di un esame approfondito e di un dibattito pubblico su un tema con significative implicazioni fiscali per un gran numero di contribuenti. La Corte ha riconosciuto che stabilire se l’onere di pagare le imposte dell’ex coniuge possa essere considerato parte integrante dell’assegno deducibile non è una questione di semplice soluzione. La decisione finale avrà il compito di bilanciare l’autonomia negoziale dei coniugi in sede di divorzio con i principi inderogabili del diritto tributario, in particolare con il principio di tassatività degli oneri deducibili e la necessità di prevenire fenomeni elusivi come il ‘salto d’imposta’.

Le Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia aperta la questione cruciale sulla tassazione assegno divorzile e sulla deducibilità delle somme accessorie. La decisione di rinviare il caso alla pubblica udienza segnala la volontà della Suprema Corte di ponderare attentamente tutti gli aspetti prima di emanare una sentenza che, con ogni probabilità, diventerà un punto di riferimento fondamentale per il futuro. I contribuenti e i professionisti del settore dovranno quindi attendere la decisione finale, che fornirà chiarezza su come trattare fiscalmente gli accordi volti a garantire un assegno ‘netto’ all’ex coniuge.

Un importo pagato all’ex coniuge per coprire le tasse sull’assegno di divorzio è deducibile?
Le corti di primo e secondo grado hanno risposto affermativamente, ritenendolo parte integrante dell’assegno. Tuttavia, la Corte di Cassazione non si è ancora pronunciata sul merito e ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per l’importanza della questione.

Cosa si intende per ‘salto d’imposta’ in questo contesto?
Secondo la tesi dell’Agenzia delle Entrate, si verificherebbe un ‘salto d’imposta’ perché l’ex marito dedurrebbe dal proprio reddito la somma versata per le tasse, mentre l’ex moglie non la vedrebbe tassata come reddito, con una conseguente perdita di gettito per lo Stato.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte non ha deciso se la deduzione sia legittima o meno. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha stabilito di rinviare la causa a una pubblica udienza, ritenendo la questione di particolare importanza e meritevole di un approfondito dibattito prima di una decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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