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Tassazione area a parco: edificabile anche se limitata

Una società impugna avvisi di accertamento IMU e TASI, sostenendo che un’area destinata a parco sia agricola. La Cassazione chiarisce che la destinazione a parco non esclude la potenzialità edificatoria ai fini della tassazione. La tassazione dell’area a parco va determinata in base alla sua concreta, seppur limitata, capacità di costruzione, influenzandone il valore venale.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione Area a Parco: Quando un Terreno è Considerato Edificabile?

La qualificazione di un terreno ai fini fiscali, in particolare per l’applicazione di IMU e TASI, è una questione che genera spesso contenziosi tra contribuenti ed enti locali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla tassazione di un’area a parco, stabilendo che la destinazione urbanistica a verde pubblico non esclude a priori la sua natura edificabile. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: IMU e TASI su Terreni Destinati a Parco

Una società a responsabilità limitata si vedeva recapitare da un Comune diversi avvisi di accertamento per omesso parziale versamento di IMU e TASI relativi agli anni dal 2014 al 2016. La pretesa fiscale si basava sulla presunta natura edificabile di due terreni di proprietà della società. L’Ente locale aveva ricalcolato l’imposta partendo da un valore unitario di 30 euro al metro quadro, a fronte del versamento effettuato dalla società sulla base della qualificazione agricola dei terreni.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR), in riforma della decisione di primo grado, accoglieva le ragioni della società, annullando gli avvisi di accertamento. Secondo la CTR, i terreni, essendo destinati a parco dal Piano degli Interventi comunale, erano da considerarsi agricoli. Qualsiasi diversa utilizzazione avrebbe richiesto una variante urbanistica, escludendo quindi ogni potenzialità edificatoria attuale.

Il Ricorso in Cassazione e la corretta tassazione dell’area a parco

Il Comune non si è arreso e ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della CTR. L’argomento centrale del ricorso si basava sul fatto che la stessa normativa urbanistica locale, pur destinando l’area a parco, ammetteva la realizzazione di alcune tipologie di costruzioni, come chioschi per ristoro, tettoie, servizi igienici e strutture per il gioco dei bambini.

Secondo l’Ente locale, questa possibilità, seppur limitata, conferiva all’area una ‘potenzialità edificatoria’ che doveva essere considerata ai fini della determinazione del suo valore venale e, di conseguenza, della base imponibile per IMU e TASI. La CTR, nel qualificare il terreno come meramente agricolo, avrebbe erroneamente ignorato le previsioni specifiche del certificato di destinazione urbanistica.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso del Comune, cassando la sentenza della CTR. I giudici di legittimità hanno affermato un principio fondamentale in materia di imposta comunale sugli immobili: l’inclusione di un’area in una zona destinata dal piano regolatore a servizi pubblici, come ‘verde attrezzato’ o ‘parco’, non ne esclude l’oggettivo carattere edificabile.

La destinazione a parco, infatti, non impone un vincolo di inedificabilità assoluta, ma incide piuttosto sulla determinazione del valore venale del bene. Tale valore deve essere calcolato ‘in concreto’, tenendo conto delle specifiche e reali potenzialità edificatorie consentite dalla destinazione impressa dallo strumento urbanistico. Nel caso di specie, il Piano degli Interventi permetteva la costruzione di determinate opere, seppur minori. Questa limitata edificabilità doveva essere presa in considerazione per stabilire il valore dell’area.

La Corte ha ribadito che i vincoli di destinazione, che non eliminano completamente la natura edificabile di un terreno, vanno distinti dai vincoli di inedificabilità assoluta. Pertanto, la ricostruzione della CTR, che aveva appiattito la qualificazione dell’area a ‘suolo agricolo’ privo di qualsiasi potenzialità edificatoria, è stata ritenuta errata.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per proprietari di terreni e amministrazioni comunali. Si chiarisce che la tassazione di un’area a parco non può basarsi su una generica qualificazione ‘agricola’ solo perché la destinazione principale è a verde pubblico. È necessario un esame puntuale degli strumenti urbanistici locali per verificare se, e in che misura, siano consentite delle costruzioni.

Anche una limitata possibilità di edificare (come la realizzazione di chioschi o servizi) è sufficiente a qualificare l’area come ‘edificabile’ ai fini fiscali, sebbene il suo valore venale sarà inferiore rispetto a un’area con piena capacità edificatoria residenziale o commerciale. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà riesaminare il caso applicando questo principio e determinare il corretto valore delle aree in base alla loro effettiva, seppur circoscritta, potenzialità costruttiva.

Un’area destinata a “parco” dal piano regolatore è sempre considerata agricola ai fini fiscali?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la destinazione a parco o a verde attrezzato non esclude l’oggettivo carattere edificabile dell’area. Bisogna verificare se lo strumento urbanistico consente la realizzazione di manufatti, anche limitati, che ne determinano una potenzialità edificatoria rilevante ai fini fiscali.

Come si determina il valore di un’area con potenzialità edificatoria limitata?
Il valore venale di un’area con edificabilità limitata deve essere determinato in concreto, valutando le specifiche possibilità costruttive consentite dalla destinazione impressa dal piano regolatore. Questo valore sarà la base per il calcolo delle imposte come IMU e TASI.

La destinazione a servizi pubblici esclude automaticamente l’edificabilità di un terreno?
No, l’inclusione di un’area in una zona destinata a servizi pubblici o di interesse pubblico incide sulla determinazione del valore venale dell’immobile, ma non ne esclude a priori l’oggettivo carattere edificabile, a meno che non sia previsto un vincolo di inedificabilità assoluta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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