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Tassazione apporto fondi immobiliari: è regime ordinario

Un ente previdenziale ha conferito un immobile in un fondo, applicando l’imposta di registro fissa. L’Agenzia delle Entrate ha contestato, chiedendo l’imposta proporzionale, sostenendo che il regime di favore fosse un’agevolazione abrogata. La Corte di Cassazione ha dato ragione all’ente, stabilendo che la tassazione dell’apporto a fondi immobiliari con imposta fissa non è un’agevolazione, ma il regime ordinario e specifico per tale operazione, pertanto non è stato abrogato.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione apporto fondi immobiliari: la Cassazione conferma l’imposta fissa

Con la recente sentenza n. 3218/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla tassazione dell’apporto di immobili a fondi comuni di investimento. La Corte ha stabilito che il regime di imposta di registro in misura fissa, previsto per queste operazioni, non costituisce un’agevolazione fiscale, bensì la disciplina ordinaria e naturale. Questa decisione ha importanti implicazioni per la stabilità e la certezza del diritto nel settore degli investimenti immobiliari.

I fatti del caso

Un importante ente previdenziale aveva sottoscritto quote di un fondo comune di investimento immobiliare, apportando un immobile del valore di oltre 20 milioni di euro. In sede di autoliquidazione, l’ente aveva applicato l’imposta di registro in misura fissa, conformemente alla normativa specifica del settore (art. 9 del D.L. n. 351/2001).

Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di liquidazione, recuperando l’imposta proporzionale di registro (pari al 9%), sostenendo che il regime a imposta fissa fosse una vera e propria agevolazione fiscale, implicitamente abrogata da una norma del 2011 (art. 10, comma 4, D.Lgs. n. 23/2011) che aveva soppresso numerose esenzioni e agevolazioni tributarie.

La Commissione Tributaria Regionale accoglieva la tesi dell’amministrazione finanziaria, spingendo l’ente e la società di gestione del risparmio a ricorrere per cassazione.

La natura del regime di tassazione per l’apporto a fondi immobiliari

La questione centrale ruotava attorno alla natura giuridica della disciplina fiscale applicabile. L’amministrazione finanziaria la considerava un’eccezione, un beneficio derogatorio rispetto alla regola generale della tassazione proporzionale per i trasferimenti immobiliari. Al contrario, i ricorrenti sostenevano che si trattasse del regime ordinario, specificamente disegnato per le peculiarità dell’operazione di apporto a un fondo.

La Corte di Cassazione ha sposato pienamente la tesi dei ricorrenti, ribaltando la decisione di secondo grado.

Motivazioni della Corte di Cassazione

le motivazioni
La Corte ha argomentato la sua decisione su due pilastri concorrenti.

1. Disciplina Ordinaria e Sistematica, non Agevolazione
In primo luogo, i giudici hanno affermato che la normativa sulla tassazione degli apporti ai fondi immobiliari non è un’agevolazione, ma una disciplina organica e strutturale. Fa parte di un corpus normativo autonomo (il D.L. 351/2001 e leggi collegate) creato dal legislatore per regolare in modo completo tutti gli aspetti fiscali dei fondi comuni immobiliari, con l’obiettivo di incentivarne lo sviluppo. L’intervento abrogativo del 2011, volto a eliminare le “agevolazioni in senso stretto”, non poteva quindi incidere su un regime impositivo concepito come ordinario e specifico per una determinata fattispecie.

2. La Peculiarità dell’Apporto al Fondo
In secondo luogo, la Cassazione ha analizzato la natura sostanziale dell’operazione. L’apporto di un immobile a un fondo non è assimilabile a una compravendita. Chi apporta il bene non riceve un prezzo, ma quote di partecipazione al fondo, che sono strumenti finanziari. L’immobile non entra nella piena disponibilità della società di gestione (SGR), ma confluisce in un patrimonio separato e vincolato, gestito nell’interesse collettivo di tutti i quotisti. La SGR ha una titolarità puramente formale e strumentale, finalizzata alla gestione dell’investimento.

Questa logica, sottolinea la Corte, è simile a quella applicata alla costituzione di un trust, dove il trasferimento di beni al trustee non genera un arricchimento tassabile con imposta proporzionale perché i beni sono segregati e destinati a uno scopo specifico. L’assenza di un effettivo trasferimento di ricchezza in capo al gestore giustifica un regime fiscale distinto da quello previsto per gli atti traslativi ordinari.

le conclusioni
La sentenza rappresenta un punto fermo per gli operatori del mercato immobiliare e finanziario. Confermando che la tassazione dell’apporto a fondi immobiliari è soggetta a imposta di registro fissa in via ordinaria, la Corte di Cassazione ha garantito certezza giuridica a un’operazione cruciale per la capitalizzazione dei fondi. Viene così preservata la coerenza di un quadro normativo pensato per favorire lo sviluppo di strumenti di investimento collettivo, riconoscendo la loro specifica natura giuridica ed economica, distinta da quella di un semplice trasferimento di proprietà.

Qual è l’imposta di registro corretta per l’apporto di un immobile in un fondo di investimento immobiliare?
Secondo la sentenza, l’operazione è soggetta all’imposta di registro in misura fissa, in quanto questa rappresenta la disciplina ordinaria e non un’agevolazione.

Perché il regime di imposta fissa per gli apporti ai fondi non è stato abrogato dalla legge del 2011 che ha soppresso molte agevolazioni fiscali?
Perché, secondo la Corte, tale regime non è un'”agevolazione” in senso tecnico, ma una disciplina strutturale e autonoma, parte di un corpo normativo specifico per i fondi immobiliari. La legge del 2011 mirava a sopprimere benefici eccezionali, non interi regimi ordinari dedicati a specifiche fattispecie.

Come considera la Corte la natura giuridica dell’apporto di un immobile a un fondo?
La Corte lo distingue nettamente da un atto di compravendita. Non c’è un trasferimento di ricchezza definitivo in capo alla società di gestione, ma la costituzione di un patrimonio separato e vincolato. L’apportante riceve quote (strumenti finanziari) e l’immobile viene gestito nell’interesse collettivo dei partecipanti, giustificando un trattamento fiscale non proporzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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