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Tassazione agevolata università: esclusi i dipendenti

Un dipendente di un’università non statale legalmente riconosciuta ha richiesto il rimborso dell’IRPEF versata su bonus di produttività, invocando il diritto alla tassazione agevolata prevista per il settore privato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che tale beneficio fiscale è legato alla natura competitiva e orientata al profitto dell’impresa, caratteristiche non riscontrabili in un ateneo, anche se privato. Pertanto, la tassazione agevolata università non è applicabile in questo contesto.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassazione agevolata università: perché i dipendenti sono esclusi?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5075 del 2024, ha affrontato un’interessante questione riguardante l’applicabilità della tassazione agevolata università ai dipendenti di atenei non statali legalmente riconosciuti. La decisione chiarisce in modo definitivo che tale beneficio, pensato per incrementare la produttività nel settore privato, non si estende a queste istituzioni, delineando un importante principio sulla natura e lo scopo della normativa fiscale.

I fatti di causa

Un dipendente di un’università non statale legalmente riconosciuta, con la qualifica di ausiliario, aveva richiesto all’Agenzia delle Entrate il rimborso delle ritenute IRPEF operate dal suo datore di lavoro. Tali ritenute erano state applicate con aliquota ordinaria su somme percepite a titolo di straordinario e per l’incremento della produttività. Il lavoratore sosteneva di avere diritto all’applicazione della tassazione agevolata introdotta dal d.l. n. 93/2008, un’imposta sostitutiva del 10% pensata per il settore privato.

Dopo un iniziale diniego da parte dell’amministrazione finanziaria, il contribuente aveva ottenuto una sentenza favorevole dalla Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate aveva impugnato la decisione e la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato il verdetto, respingendo la richiesta del dipendente. Il caso è così giunto all’attenzione della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e la tassazione agevolata università

Il nodo centrale della controversia era stabilire se un’università non statale, pur essendo un’entità di diritto privato, potesse essere assimilata alle imprese del ‘settore privato’ per le quali era stata introdotta la detassazione. Il ricorrente sosteneva che l’ateneo, non essendo una pubblica amministrazione in senso stretto, dovesse rientrare nell’ambito di applicazione della norma.

La normativa in questione (art. 2 del d.l. n. 93/2008) mirava a introdurre, in via sperimentale, un’imposta sostitutiva per i redditi da lavoro dipendente del settore privato legati a incrementi di produttività, innovazione ed efficienza organizzativa. Lo scopo era chiaro: incentivare la competitività delle imprese operanti sul mercato.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte Suprema ha ritenuto il motivo del ricorso infondato, rigettando la richiesta del dipendente. Le motivazioni della Corte si basano su un’analisi non formalistica, ma sostanziale, della natura del datore di lavoro e della finalità della legge.

I giudici hanno chiarito che, sebbene le università libere siano disciplinate come enti privati, per i fini che perseguono, i controlli pubblici a cui sono soggette e i finanziamenti che ricevono, esse sono considerate ‘enti pubblici non economici’. La loro attività non è finalizzata alla competizione sul mercato e alla produzione di utili, elementi che costituiscono il presupposto fondamentale per l’applicazione della tassazione agevolata.

Richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 153/2017), la Cassazione ha sottolineato che la norma sulla detassazione evoca la ‘necessità di una stretta connessione tra l’agevolazione fiscale […] e l’esercizio da parte del datore di lavoro erogante di un’attività economica rivolta al mercato e diretta alla produzione di utili’. L’obiettivo del legislatore era quello di ‘promuovere la competitività delle imprese nell’interesse generale’.

Poiché l’università in questione non svolge un’attività economica di questo tipo, la sua attività non è attinente ai profili di competitività aziendale che la legge intendeva promuovere. Di conseguenza, i suoi dipendenti non possono beneficiare della tassazione agevolata.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro: la qualificazione formale di un ente come ‘privato’ non è sufficiente per accedere a tutti i benefici fiscali previsti per il settore privato. È necessario valutare la natura sostanziale dell’attività svolta. La tassazione agevolata su produttività e straordinari è legata indissolubilmente a un contesto di impresa che opera in un mercato competitivo e mira al profitto. Le università non statali, pur contribuendo in modo essenziale alla società, operano con finalità diverse e sono pertanto escluse dall’ambito di applicazione di questa specifica agevolazione fiscale.

I dipendenti di un’università non statale legalmente riconosciuta hanno diritto alla tassazione agevolata su straordinari e premi di produttività?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che questa agevolazione è riservata ai dipendenti del settore privato il cui datore di lavoro opera in un contesto di mercato competitivo finalizzato alla produzione di utili. Le università non statali, pur essendo private, non rientrano in questa categoria.

Perché un’università non statale non è considerata ‘settore privato’ ai fini di questa norma fiscale?
Sebbene siano formalmente private, queste università sono qualificate come ‘enti pubblici non economici’ per i fini pubblici che perseguono e i controlli statali a cui sono soggette. La loro attività non è primariamente rivolta al mercato e alla produzione di utili, che è il presupposto per l’applicazione della detassazione, la cui finalità è promuovere la competitività delle imprese.

Qual è la finalità (ratio) della legge sulla tassazione agevolata secondo la Corte?
La finalità della norma è promuovere la competitività delle imprese nell’interesse generale. L’agevolazione fiscale è strettamente connessa all’esercizio, da parte del datore di lavoro, di un’attività economica rivolta al mercato e diretta alla produzione di utili, e non a un generico miglioramento delle prestazioni dei lavoratori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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