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Tassa rifiuti aree portuali: quando paga il Comune?

Una società commerciale operante in un porto turistico ha contestato l’obbligo di pagare la tassa rifiuti al Comune. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassa è dovuta perché, in assenza di una specifica ‘Autorità Portuale’, la competenza per la gestione dei rifiuti prodotti da attività commerciali a terra rimane al Comune. La sola presenza di un”Autorità Marittima’ non è sufficiente a escludere la tassa rifiuti in aree portuali.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassa Rifiuti Aree Portuali: La Cassazione Chiarisce Chi Paga

La gestione dei tributi locali solleva spesso questioni complesse, specialmente quando si intersecano competenze statali e comunali. Un tema ricorrente riguarda la tassa rifiuti aree portuali, un ambito in cui non è sempre chiaro se la competenza spetti al Comune o a un’altra autorità. Con la sentenza n. 7665 del 2024, la Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento fondamentale, stabilendo un principio chiave per le attività commerciali che operano all’interno dei porti turistici.

I Fatti del Caso: Una Disputa sulla TARI nel Porto Turistico

Una società che gestiva un’attività commerciale di abbigliamento e pelletteria all’interno del porto turistico di Roma si è vista recapitare un avviso di accertamento per il mancato pagamento della tassa sui rifiuti (prima Tarsu, poi Tari) per gli anni dal 2006 al 2011. La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non essere tenuta al pagamento. La sua tesi si basava sul fatto che l’area portuale è demanio marittimo statale e che esisteva un ‘Piano di raccolta dei rifiuti’ specifico per il porto, approvato dall’autorità competente. Questo, secondo la ricorrente, la escludeva dal regime di ‘privativa comunale’, ovvero dall’obbligo di conferire i rifiuti al servizio pubblico e di pagarne la relativa tassa.

La Questione Legale sulla Tassa Rifiuti Aree Portuali

Il cuore della controversia risiedeva nel determinare a chi spettasse la competenza sulla gestione dei rifiuti prodotti non dalle imbarcazioni, ma dalle attività commerciali situate a terra, all’interno del perimetro portuale. La Commissione Tributaria Regionale aveva dato una soluzione intermedia: aveva riconosciuto la legittimità della pretesa del Comune, ma aveva ridotto la tariffa del 60% poiché il servizio di raccolta non era stato di fatto svolto dall’azienda municipalizzata, bensì da soggetti privati incaricati dal gestore del porto. La questione è quindi approdata in Cassazione per risolvere il nodo principale: il Comune ha o no il potere di imporre la tassa rifiuti in aree portuali come quella in esame?

La Decisione della Cassazione e la Competenza sulla Tassa Rifiuti Aree Portuali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la legittimità della pretesa tributaria del Comune. La decisione si fonda su una distinzione giuridica cruciale, consolidata da una giurisprudenza costante.

La Distinzione Cruciale: Autorità Portuale vs. Autorità Marittima

Il punto dirimente, secondo la Corte, è la differenza tra ‘Autorità Portuale’ e ‘Autorità Marittima’.

* Autorità Portuale: è un ente specifico, istituito con la legge n. 84/1994 solo nei principali porti nazionali. Dove esiste, questa autorità ha la competenza esclusiva sulla gestione di tutti i servizi dell’area, inclusa la raccolta dei rifiuti prodotti a terra. Di conseguenza, in questi porti, il Comune perde il suo potere impositivo.
* Autorità Marittima: è la Capitaneria di Porto, presente in tutti i porti. La sua competenza in materia di rifiuti è, per legge (D.Lgs. 182/2003), strettamente limitata a quelli prodotti dalle navi e dai residui dei carichi. Non si estende ai rifiuti urbani prodotti dalle attività commerciali, uffici o altre strutture presenti sulla banchina.

L’Applicazione al Caso Concreto

Nel caso del porto turistico di Roma, non è mai stata istituita un’Autorità Portuale. È presente solo un’Autorità Marittima. Pertanto, la competenza generale sulla raccolta dei rifiuti prodotti dalle attività commerciali a terra rimane saldamente in capo al Comune, che esercita il suo potere attraverso l’azienda municipalizzata. Il ‘Piano di raccolta rifiuti’ del porto, invocato dalla società, era stato redatto dall’Autorità Marittima e poteva disciplinare legalmente solo i rifiuti delle imbarcazioni, non potendo creare un’esenzione fiscale per le attività commerciali non prevista dalla legge nazionale.

le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un indirizzo giurisprudenziale consolidato. Ha chiarito che la deroga al regime generale di privativa comunale in materia di rifiuti può avvenire solo in presenza di precise disposizioni di legge. La legge n. 84/1994 ha previsto questa deroga solo per i porti sede di Autorità Portuale. In tutti gli altri casi, vige la regola generale della competenza comunale. L’esistenza di un piano di raccolta locale, redatto da un’autorità (quella marittima) priva di competenza sui rifiuti urbani, è un atto subvalente rispetto alla legge e non può fondare un’esenzione dal tributo. L’esclusione della competenza comunale è una eccezione che si verifica solo quando la gestione dei rifiuti è attribuita per legge a un altro ente, ovvero l’Autorità Portuale. In mancanza di tale ente, il potere impositivo del Comune per i rifiuti prodotti dalle attività commerciali nell’area portuale rimane pieno e legittimo.

le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro e di grande rilevanza pratica per tutti gli operatori commerciali situati in aree portuali. La debenza della tassa rifiuti aree portuali al Comune non dipende dalla natura demaniale dell’area, ma dalla presenza o meno di un’Autorità Portuale. Le aziende che operano in porti minori o turistici, dove è presente solo l’Autorità Marittima (Capitaneria di Porto), sono tenute al pagamento della TARI al Comune di riferimento. Resta fermo, tuttavia, il diritto a ottenere una riduzione della tariffa qualora il Comune, pur pretendendo il tributo, non svolga effettivamente il servizio di raccolta, come correttamente statuito dai giudici di merito nella vicenda in esame.

Un’attività commerciale in un’area portuale deve sempre pagare la tassa rifiuti al Comune?
No, non sempre. La tassa non è dovuta se nel porto è stata istituita un”Autorità Portuale’, che ha competenza esclusiva sulla gestione dei rifiuti. Se invece è presente solo un”Autorità Marittima’ (es. Capitaneria di Porto), la competenza per i rifiuti delle attività commerciali resta del Comune.

Un piano di raccolta rifiuti approvato dall’Autorità Marittima può esonerare un’azienda dalla tassa comunale?
No. Secondo la sentenza, l’Autorità Marittima ha competenza solo sui rifiuti prodotti dalle navi. Un suo piano di raccolta non può escludere la competenza generale del Comune sui rifiuti prodotti dalle attività commerciali a terra, che quindi restano soggette a tassazione.

Cosa succede se il Comune istituisce la tassa ma non svolge il servizio di raccolta rifiuti nell’area portuale?
In questo caso, come avvenuto nella vicenda esaminata, l’obbligo di pagare il tributo può permanere, ma il contribuente ha diritto a una consistente riduzione della tariffa (nel caso di specie, del 60%) per la mancata erogazione del servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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