LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Tassa concessioni demaniali: la Cassazione decide

Una società concessionaria ha impugnato un avviso di accertamento relativo alla tassa concessioni demaniali, sostenendo che non fosse dovuta per le concessioni marittime rilasciate dalle Autorità Portuali. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3711/2024, ha rigettato il ricorso. I giudici hanno stabilito che il presupposto dell’imposta è l’occupazione di un bene demaniale, a prescindere dall’ente che rilascia la concessione. La tassa è legittima in quanto i suoi elementi fondamentali (presupposto, soggetti passivi, base imponibile e aliquota) sono predeterminati dalla legge statale, rispettando così il principio della riserva di legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tassa Concessioni Demaniali: Legittima anche se rilasciata dall’Autorità Portuale

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3711 del 9 febbraio 2024, ha fornito un importante chiarimento sulla tassa concessioni demaniali. La pronuncia stabilisce la piena legittimità dell’imposta regionale anche per le concessioni marittime rilasciate dalle Autorità Portuali, il cui canone non è predeterminato in misura fissa dalla legge. Questa decisione consolida un principio fondamentale: ciò che conta ai fini del tributo è l’utilizzo del bene pubblico, non l’ente che formalmente rilascia l’atto concessorio.

I Fatti di Causa

Una società, titolare di una concessione demaniale marittima, si era vista notificare un avviso di accertamento da parte di una Regione per il mancato pagamento dell’imposta regionale sulle concessioni statali per l’anno 2006. La società ha impugnato l’atto, sostenendo che tale tributo non fosse applicabile al suo caso specifico. Sia in primo grado che in appello, i giudici tributari avevano dato ragione all’ente regionale, confermando la legittimità della pretesa fiscale. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Tassa Concessioni Demaniali

Il nucleo della difesa della società ricorrente si basava su un’argomentazione precisa: la tassa concessioni demaniali è un “tributo derivato”, istituito da legge statale e solo trasferito alle Regioni. Secondo la società, l’imposta poteva applicarsi solo a concessioni con canoni predeterminati dalla legge statale. Poiché nel suo caso la concessione era stata rilasciata da un’Autorità Portuale, la quale determina il canone in modo discrezionale, l’applicazione dell’imposta regionale avrebbe trasformato illegittimamente il tributo da “derivato” a “proprio”, violando la riserva di legge in materia tributaria stabilita dall’art. 23 della Costituzione.

La questione del presupposto impositivo

La società sosteneva, inoltre, che l’intervento di normative successive e di circolari ministeriali avvalorasse la tesi secondo cui le concessioni rilasciate dalle Autorità Portuali per finalità non turistico-ricreative fossero escluse dall’ambito di applicazione della tassa regionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati e offrendo una ricostruzione chiara del quadro normativo. I giudici hanno stabilito che l’interpretazione corretta della normativa nazionale e regionale porta a conclusioni opposte a quelle sostenute dalla ricorrente.

1. Il Presupposto dell’Imposta

Il punto centrale della decisione è l’individuazione del presupposto impositivo. La Corte ha affermato che, ai sensi della L. n. 281/1970, il fatto generatore dell’obbligo tributario è “l’occupazione e l’uso di beni appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dello Stato”. Questo presupposto è di natura oggettiva e prescinde totalmente dall’identità dell’autorità concedente. Che la concessione sia rilasciata dallo Stato, da una Regione o da un’Autorità Portuale è irrilevante: se un bene demaniale viene utilizzato da un privato in virtù di una concessione, l’imposta è dovuta.

2. Il Rispetto della Riserva di Legge

La Corte ha smentito la presunta violazione della riserva di legge. La legge statale (L. n. 281/1970) definisce chiaramente tutti gli elementi costitutivi del tributo: il presupposto, i soggetti passivi (i concessionari), la base imponibile (il canone di concessione) e l’aliquota massima (il triplo del canone). Anche quando le Autorità Portuali determinano il canone, non lo fanno in modo arbitrario, ma seguendo criteri dettati da norme primarie (come il D.L. n. 400/1993), che impediscono di fissare canoni inferiori a quelli standard. La base imponibile, quindi, è sufficientemente determinata dalla legge, e la potestà regionale si limita ad applicare un’aliquota entro i limiti fissati dallo Stato. Pertanto, la tassa rimane un tributo derivato.

3. L’irrilevanza delle Circolari Ministeriali

Infine, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: le circolari ministeriali non sono fonti del diritto. Esse rappresentano solo un’interpretazione dell’amministrazione e non possono né creare né escludere obbligazioni tributarie. Di conseguenza, il contribuente non può invocarle per sottrarsi al pagamento di un’imposta legittimamente prevista dalla legge.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione consolida un orientamento di fondamentale importanza per la finanza degli enti locali. Viene confermato che la tassa concessioni demaniali si applica a tutte le forme di utilizzo di beni pubblici, garantendo uniformità di trattamento a prescindere dall’autorità che gestisce il bene. La decisione rafforza il principio secondo cui la tassazione è legata alla sostanza del rapporto (l’uso del bene demaniale) e non alla forma (l’ente concedente). Per i concessionari, ciò significa che l’obbligo di versare l’imposta regionale sussiste anche nei porti gestiti dalle Autorità Portuali, senza possibilità di eccepire la natura discrezionale del canone.

La tassa regionale sulle concessioni demaniali si applica anche se la concessione è rilasciata da un’Autorità Portuale e non direttamente dallo Stato?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il presupposto dell’imposta è l’occupazione e l’uso di un bene demaniale o del patrimonio indisponibile dello Stato, indipendentemente dall’autorità che rilascia la concessione.

Se il canone di concessione è determinato in modo discrezionale dall’Autorità Portuale, la tassa regionale è comunque legittima?
Sì, è legittima. La legge statale fissa i criteri essenziali e i limiti per la determinazione del canone, rispettando il principio di riserva di legge. Anche se l’Autorità Portuale ha un margine di discrezionalità, non può applicare canoni inferiori a quelli previsti dalla normativa statale, garantendo così una base imponibile predeterminata nei suoi elementi fondamentali.

Le circolari ministeriali che sembravano escludere l’imposta in questi casi hanno valore legale?
No. La Corte ha ribadito che le circolari ministeriali non sono fonti di diritto e non possono creare o modificare obblighi tributari. Possono solo, in caso di interpretazione errata da parte dell’Amministrazione, escludere l’applicazione di sanzioni e interessi in virtù del principio di tutela dell’affidamento, ma non esimono dal pagamento del tributo dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati