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Tariffa rifiuti agriturismo: la Cassazione decide

Una società che gestisce un’attività agrituristica ha contestato un avviso di pagamento per la tassa sui rifiuti, sostenendo che l’attività dovesse essere assimilata a quella agricola. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tariffa rifiuti agriturismo è dovuta, poiché tale attività genera rifiuti di tipo urbano, distinti da quelli agricoli. La Corte ha specificato che i Comuni possono legittimamente istituire una categoria tariffaria apposita per gli agriturismi, diversa da quella alberghiera, e che l’imposta va calcolata sulle superfici effettivamente destinate a tale uso.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tariffa rifiuti agriturismo: la Cassazione conferma l’obbligo di pagamento

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema di grande interesse per il settore turistico e agricolo: la corretta applicazione della tariffa rifiuti agriturismo. La decisione chiarisce in modo definitivo che le attività agrituristiche, pur essendo connesse al mondo agricolo, non sono esenti dal pagamento della tassa sui rifiuti (TIA, oggi TARI) e che i Comuni hanno il potere di creare categorie tariffarie specifiche per queste strutture.

I fatti di causa

Il caso nasce dall’ingiunzione di pagamento notificata da una società di riscossione alla titolare di un’azienda agricola con attività di agriturismo. L’importo richiesto, relativo alla Tariffa di Igiene Ambientale (TIA) per l’anno 2013, era stato calcolato applicando la tariffa prevista dal Comune per la categoria “agriturismo, affittacamere, residence e strutture extra alberghiere”.

La contribuente si opponeva, sostenendo che la sua attività, avendo carattere prevalentemente agricolo, dovesse essere esclusa dalla tassazione o, in subordine, tassata con criteri diversi. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano le ragioni della contribuente, ritenendo che il Comune avesse illegittimamente equiparato l’attività agrituristica a quella alberghiera, violando la normativa regionale che ne sottolinea la connessione con l’attività agricola.

La società di riscossione, non condividendo la decisione d’appello, proponeva ricorso per Cassazione.

Il nodo giuridico sulla tariffa rifiuti agriturismo

La questione centrale sottoposta alla Suprema Corte era se un’attività agrituristica, in virtù del suo legame funzionale con l’attività agricola (coltivazione del fondo, allevamento), dovesse essere considerata alla stregua di quest’ultima ai fini della tassa sui rifiuti e, di conseguenza, goderne di un regime agevolato o di esenzione.

I giudici di merito avevano risposto affermativamente, basando la loro decisione su una presunta illegittima equiparazione tra agriturismo e albergo da parte del Comune. La società ricorrente, invece, sosteneva la piena legittimità dell’operato dell’ente locale, che non aveva applicato la tariffa alberghiera, ma una specifica e distinta tariffa rifiuti agriturismo appositamente creata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società di riscossione, cassando la sentenza d’appello. I giudici hanno chiarito diversi punti fondamentali.

L’errore dei giudici di merito

In primo luogo, la Suprema Corte ha evidenziato l’errore commesso dalla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva erroneamente ritenuto che il Comune avesse equiparato l’agriturismo a un albergo. Al contrario, dall’esame della delibera comunale emergeva chiaramente che erano state previste categorie tariffarie distinte: una per gli alberghi (con o senza ristorante) e un’altra, la n. 31, specificamente per “agriturismo, affittacamere, residence, strutture extra alberghiere”. Pertanto, non vi era stata alcuna illegittima equiparazione.

La natura dei rifiuti prodotti dall’agriturismo

Il punto cruciale della decisione risiede nella natura dei rifiuti prodotti. La Corte ha affermato un principio ormai consolidato: l’attività agrituristica, per la parte relativa all’ospitalità e alla ricezione, produce rifiuti assimilabili a quelli urbani, non a quelli agricoli (che sono considerati rifiuti speciali). La connessione con l’attività agricola non vale a escludere la tassazione per i rifiuti prodotti dall’attività di accoglienza.

Citando anche la giurisprudenza amministrativa, la Corte ha ribadito che “producendo propri rifiuti di tipo urbano, anche le attività agrituristiche restano assoggettate alla TARI e sarebbe vano, quanto artificioso, assumerne l’esenzione perché non urbane”.

Inapplicabilità del precedente sulla tariffa idrica

La Cassazione ha anche ritenuto non pertinente il richiamo, fatto dai giudici di merito, a una precedente sentenza (n. 8851/2007) che aveva stabilito l’applicazione della tariffa agricola per la fornitura d’acqua a un agriturismo. Quel caso, spiegano i giudici, riguardava una materia diversa e non poteva essere esteso analogicamente alla tassa sui rifiuti.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce un principio chiaro e di notevole impatto pratico: la tariffa rifiuti agriturismo è pienamente legittima. Le attività agrituristiche sono tenute al pagamento della tassa sui rifiuti per le superfici dedicate all’attività di ospitalità, in quanto produttrici di rifiuti urbani. I Comuni hanno il potere di istituire categorie tariffarie specifiche per tali attività, distinte da quelle agricole e da quelle puramente alberghiere.

La decisione dei giudici di merito, che di fatto concedeva un’ingiustificata esenzione totale dalla tassazione, è stata quindi annullata. Il caso è stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per la corretta determinazione dell’imposta dovuta, sulla base dei principi enunciati dalla Suprema Corte.

Un’attività di agriturismo deve pagare la tassa sui rifiuti (TIA/TARI)?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’attività agrituristica, per la parte relativa all’ospitalità, produce rifiuti urbani e pertanto è soggetta al pagamento della tassa sui rifiuti per le superfici occupate da tale attività.

La tariffa rifiuti per un agriturismo è la stessa di un albergo?
Non necessariamente. La sentenza chiarisce che i Comuni possono legittimamente creare una categoria tariffaria specifica per gli agriturismi, distinta e diversa da quella prevista per le attività alberghiere. Nel caso di specie, il Comune aveva infatti previsto una categoria apposita.

La mancata impugnazione di un sollecito di pagamento rende definitiva la pretesa fiscale?
No. La Corte ha ribadito il principio secondo cui il sollecito di pagamento è un atto che può essere impugnato facoltativamente. La sua mancata impugnazione non impedisce al contribuente di contestare il successivo atto impositivo tipico (come l’ingiunzione di pagamento) e non comporta il consolidamento della pretesa tributaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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