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Tariffa controlli sanitari: obblighi per distributori

La Corte di Cassazione ha stabilito che la tariffa per controlli sanitari su alimenti e mangimi si applica a tutte le imprese della filiera agroalimentare, incluse quelle che svolgono esclusivamente attività di commercializzazione e distribuzione. La Corte ha chiarito che la normativa europea e nazionale intende coprire l’intera catena, dalla produzione al consumo, per garantire la sicurezza. Pertanto, anche le società che non producono ma si limitano a stoccare e vendere prodotti alimentari sono tenute al pagamento della tariffa annuale, calcolata su base forfettaria.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Tariffa Controlli Sanitari: Pagamento Obbligatorio anche per la Distribuzione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione di grande rilevanza per le imprese del settore agroalimentare, chiarendo che la tariffa controlli sanitari è dovuta da tutti gli operatori della filiera, comprese le aziende che si occupano esclusivamente di commercializzazione. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che mira a garantire una copertura capillare dei controlli a tutela della salute pubblica.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da numerose società attive nel settore ortofrutticolo contro le cartelle di pagamento emesse da un’Azienda Sanitaria Locale. L’ente richiedeva il pagamento della tariffa annuale per i controlli sanitari su “mangimi, alimenti e benessere animale”, come previsto dal D.Lgs. 194/2008.
Le società ricorrenti sostenevano di non essere soggette a tale obbligo, in quanto la loro attività si limitava alla mera commercializzazione e stoccaggio dei prodotti, senza alcuna fase di produzione o trasformazione. A loro avviso, non potevano essere considerate “stabilimenti” ai sensi della normativa e, pertanto, dovevano essere escluse dal campo di applicazione della tariffa.

La Tariffa Controlli Sanitari si Applica all’Intera Filiera

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’ambito di applicazione della normativa europea e nazionale. La Corte di Cassazione ha respinto la tesi delle ricorrenti, ribadendo un principio fondamentale: la legislazione in materia di sicurezza alimentare, a partire dal Regolamento CE n. 882/2004, è concepita per coprire l’intera filiera agroalimentare.
Questo significa che i controlli ufficiali e la relativa tariffa non riguardano solo chi produce o trasforma gli alimenti, ma si estendono a tutte le fasi successive, inclusa la distribuzione, il magazzinaggio e la vendita. L’obiettivo è monitorare il prodotto “dalla fattoria alla tavola” per eliminare o ridurre i rischi per i consumatori.

La Nozione Ampia di “Stabilimento”

Un punto cruciale chiarito dalla Corte è la definizione di “stabilimento”. La normativa europea (in particolare il Regolamento CE n. 852/2004) definisce uno stabilimento come “ogni unità di un’impresa del settore alimentare”. Questa nozione è volutamente ampia e non si limita ai soli impianti di produzione. Include, quindi, anche magazzini, piattaforme logistiche e centri di distribuzione dove i prodotti alimentari vengono semplicemente stoccati prima di essere venduti.
Escludere queste fasi dal sistema di controllo, secondo la Corte, renderebbe l’intero impianto normativo inefficace e irragionevole, creando delle lacune nella catena di sicurezza alimentare.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione sistematica e teleologica delle norme. L’obiettivo primario della legislazione è la tutela della salute pubblica, che può essere raggiunta solo attraverso un sistema di controlli che abbracci ogni singolo anello della catena di distribuzione. La tariffa controlli sanitari è lo strumento finanziario, concepito su base forfettaria, per sostenere i costi di questa vasta attività di vigilanza da parte delle autorità competenti. Il legislatore nazionale, nel definire le modalità di pagamento, ha correttamente incluso tutti gli operatori del settore, differenziando gli importi in base a criteri come la tipologia di attività e la quantità di prodotto commercializzato. La Corte ha inoltre ritenuto non necessario un rinvio alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, considerando l’interpretazione della normativa comunitaria sufficientemente chiara (secondo il principio dell’ acte claire).

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma in modo definitivo che nessun operatore della filiera agroalimentare può considerarsi escluso dal pagamento della tariffa per i controlli sanitari. Le imprese che svolgono attività di pura commercializzazione, distribuzione o stoccaggio di prodotti alimentari sono tenute, al pari dei produttori, a contribuire al finanziamento del sistema di vigilanza sanitaria. Questa decisione rafforza il principio di responsabilità condivisa tra tutti gli attori del settore alimentare nel garantire la sicurezza dei prodotti che arrivano sulle tavole dei consumatori.

Le aziende che si occupano solo di commercializzazione di prodotti alimentari devono pagare la tariffa per i controlli sanitari?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la tariffa è dovuta da tutti gli operatori della filiera agroalimentare, poiché la normativa mira a coprire tutte le fasi, dalla produzione alla distribuzione, per tutelare la salute dei consumatori.

Come viene definita la nozione di “stabilimento” ai fini dell’applicazione di questa tariffa?
La nozione di “stabilimento” è ampia e comprende “ogni unità di un’impresa del settore alimentare”. Questo significa che non si limita ai soli siti produttivi, ma include anche magazzini, centri di stoccaggio e piattaforme logistiche dedicate alla commercializzazione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto non necessario un rinvio alla Corte di Giustizia Europea?
La Corte ha ritenuto che l’interpretazione del diritto dell’Unione Europea fosse sufficientemente chiara e non presentasse dubbi interpretativi ragionevoli (dottrina dell'”acte claire”). Pertanto, non era necessario un rinvio pregiudiziale per risolvere la questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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