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TARI stabilimenti balneari: si paga su tutta l’area

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26696/2025, ha stabilito che la TARI per gli stabilimenti balneari si calcola sull’intera superficie in concessione, comprese spiaggia, camminamenti e aree verdi. La Corte ha chiarito che l’intera area è considerata un’unica entità funzionale all’attività commerciale. Spetta al contribuente, e non al giudice, l’onere di provare con documentazione oggettiva che una specifica area è inidonea a produrre rifiuti. La sentenza ha quindi accolto il ricorso del Comune, ribaltando la precedente decisione che escludeva alcune aree dal calcolo della tassa.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TARI stabilimenti balneari: la Cassazione conferma la tassazione su tutta l’area

La questione della corretta applicazione della TARI stabilimenti balneari è da tempo al centro di dibattiti e contenziosi. Un recente intervento della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26696/2025, ha fornito un chiarimento decisivo: la tassa sui rifiuti si applica all’intera superficie data in concessione, comprese aree come la spiaggia, i camminamenti e le zone doccia, in quanto funzionali all’attività d’impresa. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’unitarietà funzionale della struttura balneare ai fini fiscali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’impugnazione di un avviso di accertamento per il pagamento parziale della TARI da parte del titolare di uno stabilimento balneare. Il contribuente sosteneva che alcune aree della struttura, come piattaforme scoperte, zone doccia, cabine, camminamenti e l’arenile non occupato da ombrelloni, dovessero essere escluse dal calcolo della superficie tassabile perché, a suo dire, insuscettibili di produrre rifiuti.

Inizialmente, i giudici tributari regionali avevano parzialmente accolto le ragioni del contribuente, escludendo dal computo diverse superfici come la battigia, i corridoi di accesso al mare, le pedane e le aree verdi. Insoddisfatto della decisione, il Comune ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che l’intera area in concessione demaniale, essendo parte integrante della struttura ricettiva, dovesse essere assoggettata al tributo.

La Decisione della Corte e l’applicazione della TARI stabilimenti balneari

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza impugnata e rigettando le pretese originarie del contribuente. I giudici hanno affermato che, ai fini dell’applicazione della TARI, uno stabilimento balneare deve essere considerato nella sua interezza funzionale. L’arenile, i corridoi, le zone doccia e tutte le altre aree pertinenziali non possono essere considerate accessorie o separate, ma sono parte integrante dell’attività economica svolta.

Di conseguenza, risulta legittima l’applicazione della tariffa su tutte le superfici dello stabilimento, in quanto il servizio di gestione dei rifiuti è erogato in relazione all’intera struttura e alla sua operatività commerciale.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su alcuni pilastri giuridici fondamentali:
1. Presunzione di Produzione di Rifiuti: La legge pone una presunzione legale relativa secondo cui tutti i locali e le aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, sono suscettibili di produrre rifiuti. Questa presunzione opera a carico del possessore dell’immobile.
2. Onere della Prova a Carico del Contribuente: Spetta al contribuente, e non all’ente impositore, l’onere di superare tale presunzione. Per ottenere l’esenzione, il contribuente deve dimostrare, attraverso elementi oggettivi e idonea documentazione, che una determinata area è inidonea a produrre rifiuti per sua natura o per il particolare uso cui è destinata. Tale condizione deve essere indicata nella dichiarazione originaria o in una successiva variazione.
3. Unitarietà Funzionale dell’Attività: La Corte ha sottolineato che tutte le aree in concessione (arenile, aree verdi, zona docce, corridoi) sono funzionali all’esercizio dell’attività balneare. Non possono essere considerate come aree pertinenziali di un’abitazione civile, ma come componenti essenziali del servizio offerto alla clientela. L’intera struttura, nel suo complesso, beneficia del servizio di raccolta rifiuti.
4. Deficit Probatorio: Nel caso di specie, i giudici di merito avevano errato nel ritenere sussistenti i presupposti per l’esenzione senza che il contribuente avesse fornito prove adeguate e oggettive a sostegno della sua tesi. La Corte ha riscontrato un “deficit probatorio oggettivo” riguardo alla pretesa esclusione delle aree.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: per la TARI stabilimenti balneari, il presupposto impositivo si estende a tutta l’area oggetto della concessione demaniale. I gestori non possono arbitrariamente escludere dal calcolo le superfici che ritengono non produttive di rifiuti, come la spiaggia o i camminamenti. L’esclusione dal tributo è un’eccezione che richiede una prova rigorosa e oggettiva, da fornire in sede di dichiarazione, circa l’assoluta inidoneità dell’area a produrre rifiuti. Questa sentenza rappresenta un monito importante per gli operatori del settore, chiarendo che l’intera struttura, in quanto organizzata per un’attività economica, è soggetta alla tassa sui rifiuti.

Un gestore di uno stabilimento balneare deve pagare la TARI anche sulla spiaggia e sui camminamenti?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la TARI è dovuta sull’intera superficie in concessione, inclusi arenile, corridoi, aree verdi e zone doccia, poiché tali aree sono considerate parte integrante e funzionale dell’attività commerciale complessiva.

È possibile escludere alcune aree dalla TARI dimostrando che non vengono utilizzate?
No, la semplice mancata utilizzazione di un’area non è sufficiente per l’esenzione. La legge richiede la prova di un’oggettiva impossibilità di produrre rifiuti, dovuta alla natura stessa dell’area o al suo specifico e permanente uso, e non a scelte soggettive del gestore.

Su chi ricade l’onere di provare che un’area non produce rifiuti?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È il gestore dello stabilimento che deve dimostrare, attraverso elementi oggettivi e idonea documentazione, che una specifica area è inidonea a produrre rifiuti e deve dichiarare tale circostanza al Comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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