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TARI e licenza annuale: obbligo di pagamento

Un’impresa alberghiera con licenza annuale ha contestato il pagamento della TARI per il 2020, a causa della chiusura imposta dalla pandemia. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione dei giudici di merito che avevano concesso una riduzione. Secondo la Suprema Corte, in caso di TARI e licenza annuale, il tributo è dovuto per l’intero anno, poiché la chiusura temporanea non equivale a un’oggettiva impossibilità di utilizzo dell’immobile, presupposto necessario per l’esenzione.

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Pubblicato il 25 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TARI e licenza annuale: perché si paga anche con l’attività chiusa?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un tema di grande attualità per le imprese: il pagamento della Tassa sui Rifiuti (TARI) per i periodi di inattività forzata, come quelli causati dalla pandemia di COVID-19. La decisione chiarisce un principio fondamentale: il rapporto tra TARI e licenza annuale implica l’obbligo di pagamento per l’intero anno, anche se l’esercizio commerciale è rimasto chiuso. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un’impresa alberghiera che aveva impugnato un avviso di pagamento della TARI per l’anno 2020. L’azienda sosteneva di non dover pagare l’intero importo richiesto, data la chiusura forzata dell’attività a causa delle restrizioni sanitarie. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado avevano accolto parzialmente le ragioni del contribuente, riducendo il periodo imponibile ai soli mesi di effettiva apertura. Ritenevano infatti che il tributo dovesse essere commisurato all’utilizzo effettivo e potenziale dell’immobile, tenendo conto dell’impatto del COVID-19.
Il Comune, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

L’impatto della TARI e licenza annuale nel ricorso del Comune

Il ricorso del Comune si basava su due motivi principali, entrambi accolti dalla Suprema Corte.

1. Vizio di Extrapetizione: Il Comune ha sostenuto che i giudici di merito avessero deciso su una questione diversa da quella originariamente sollevata dal contribuente. Inizialmente, l’impresa aveva contestato l’avviso basandosi sulla stagionalità della sua attività. Solo in un secondo momento, con una memoria successiva, aveva introdotto l’argomento della chiusura per pandemia. La Cassazione ha concordato che questo costituisce una mutatio libelli (una modifica inammissibile della domanda) e che i giudici di secondo grado, basando la loro decisione su questo nuovo argomento, sono andati oltre le richieste iniziali (ultra petita).

2. Violazione di Legge sull’Annualità della TARI: Il punto cruciale, tuttavia, era la violazione delle norme che regolano la TARI. Il Comune ha evidenziato un fatto decisivo ignorato nei gradi precedenti: l’hotel operava con una licenza annuale, non stagionale. Questo elemento è fondamentale per determinare l’obbligo tributario.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di tributi locali.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che il presupposto della TARI è il possesso o la detenzione di locali suscettibili di produrre rifiuti, non la loro effettiva produzione. Per ottenere un’esenzione, il contribuente deve dimostrare una oggettiva impossibilità di utilizzare l’immobile, condizione che non può essere confusa con una mancata utilizzazione volontaria o legata a esigenze soggettive, anche se indotte da una crisi economica come quella pandemica.

Nel caso specifico, la struttura alberghiera era dotata di licenza annuale. Questa autorizzazione implica una potenziale capacità di produrre rifiuti per tutto l’anno. La chiusura temporanea, anche se obbligata, non rende l’immobile oggettivamente inutilizzabile. Per ottenere una riduzione legata alla stagionalità, l’impresa avrebbe dovuto possedere una licenza stagionale (per periodi inferiori a 183 giorni) e presentare un’apposita dichiarazione al Comune, cosa che non era avvenuta. Di conseguenza, la semplice denuncia di chiusura per alcuni mesi non è sufficiente a escludere l’obbligo di versare il tributo per l’intero anno, specialmente quando l’inattività dell’azienda non equivale a una inidoneità strutturale e permanente dei locali a produrre rifiuti.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce un importante punto fermo per tutti gli operatori economici. I titolari di attività con TARI e licenza annuale non possono ottenere riduzioni automatiche del tributo per periodi di chiusura, a meno che non dimostrino che i locali sono diventati oggettivamente e permanentemente non utilizzabili. La crisi pandemica, pur avendo causato gravi difficoltà, non integra di per sé questa condizione. Per le attività intrinsecamente stagionali, è essenziale operare con la corretta licenza amministrativa e comunicare formalmente i periodi di inattività al Comune per poter beneficiare delle riduzioni previste dalla legge.

Avere una licenza annuale obbliga a pagare la TARI per tutto l’anno, anche se l’attività è stata chiusa a causa di un lockdown?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il possesso di una licenza annuale comporta il pagamento della TARI per l’intero anno. La chiusura temporanea, anche se forzata da eventi esterni come una pandemia, non è sufficiente per esentare dal pagamento, a meno che non si dimostri l’oggettiva e permanente impossibilità di utilizzare i locali.

È possibile modificare il motivo della propria contestazione tributaria (ad esempio, da stagionalità a chiusura per COVID) durante il processo?
No. La sentenza evidenzia che modificare sostanzialmente la causa della richiesta (da stagionalità dell’attività a chiusura per pandemia) costituisce una mutatio libelli non consentita. Il giudice deve decidere solo sulle questioni originariamente sollevate nell’atto introduttivo del giudizio.

Quali condizioni sono necessarie per ottenere una riduzione o esenzione dalla TARI per inattività?
Per ottenere una riduzione, l’attività deve essere legalmente riconosciuta come stagionale (con licenza per meno di 183 giorni) e deve essere stata presentata un’apposita denuncia di inattività al Comune. Per un’esenzione totale, il contribuente deve provare che i locali sono in condizioni di oggettiva e permanente impossibilità di essere utilizzati e di produrre rifiuti, e non semplicemente non utilizzati per scelta o per difficoltà temporanee.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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