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TARI case vacanza: tassazione come alberghi legittima

Una società che gestisce case vacanza ha richiesto il rimborso della TARI, sostenendo di dover essere tassata in modo diverso dagli alberghi. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che, ai fini della TARI, l’attività di case vacanza è correttamente assimilata a quella alberghiera. La decisione si basa sulla fornitura di servizi aggiuntivi, come pulizia e cambio biancheria, che giustificano l’applicazione della tariffa prevista per la categoria “alberghi”.

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Pubblicato il 29 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TARI Case Vacanza: La Cassazione Conferma la Tassazione come Alberghi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un tema di grande interesse per gli operatori del settore extralberghiero: il calcolo della TARI case vacanza. La Corte ha stabilito che è legittimo assimilare le attività di gestione di case vacanza a quelle alberghiere ai fini del calcolo della tassa sui rifiuti, respingendo il ricorso di una società che chiedeva un rimborso. Analizziamo i dettagli della decisione e le sue implicazioni.

Il caso: una società contesta l’importo della TARI

Una società operante nella gestione di alloggi turistici ha presentato ricorso per la cassazione di una sentenza della Commissione tributaria regionale. Quest’ultima aveva confermato la decisione di primo grado, negando alla società il diritto al rimborso della TARI versata per l’anno 2015. La società sosteneva che la propria attività, assimilabile a quella delle case vacanza, non potesse essere equiparata a quella di un albergo e, di conseguenza, dovesse essere soggetta a una tariffa TARI inferiore.

I motivi del ricorso in Cassazione

La società ricorrente ha basato la sua impugnazione su quattro principali motivi:
1. Omessa pronuncia: La sentenza d’appello non si sarebbe pronunciata su specifici motivi di gravame.
2. Motivazione apparente: La motivazione della Commissione tributaria regionale sarebbe stata generica e incomprensibile, non analizzando gli elementi specifici del caso.
3. Vizio di motivazione: Il richiamo generico ad un’altra sentenza relativa ad anni d’imposta diversi sarebbe stato illegittimo.
4. Errata applicazione della legge: I giudici avrebbero errato nell’assimilare l’attività di casa vacanze a quella alberghiera, violando normative nazionali e regionali sulla classificazione delle attività ricettive e sulla determinazione della TARI.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato e rigettato tutti i motivi del ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla questione della TARI case vacanza.

Assimilazione ad attività alberghiera

Il punto centrale della decisione riguarda il quarto motivo. I giudici supremi hanno confermato che l’attività di affittacamere e case vacanza presenta una natura analoga a quella alberghiera, sebbene con dimensioni più modeste. Ciò che rileva non è la semplice locazione dell’immobile, ma la prestazione di servizi aggiuntivi che la caratterizzano come un’attività imprenditoriale.
La Corte ha specificato che la fornitura di servizi come la pulizia dei locali, il cambio della biancheria da letto e da bagno, e la dotazione di accessori di complemento sono del tutto assimilabili ai servizi offerti da un albergo. Di conseguenza, è corretta l’applicazione della tariffa TARI corrispondente alla categoria 8 “alberghi”, come previsto dalla normativa nazionale (D.P.R. 158/1999).

Rigetto degli altri motivi

Anche i motivi procedurali sono stati respinti. La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata non fosse né omessa né apparente. I giudici di merito avevano chiaramente esplicitato le ragioni del rigetto: la società gestiva strutture arredate e dotate di servizi assimilabili a quelli alberghieri, perdendo così il diritto al rimborso. Il riferimento ad altre sentenze è stato considerato un mero argomento ad abundantiam, ovvero un rafforzativo non essenziale per la decisione.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio chiaro: ai fini della determinazione della TARI, ciò che conta è la natura dell’attività svolta. Se un’attività di gestione di case vacanza include la fornitura di servizi personali e accessori tipici dell’ospitalità alberghiera, è legittimo che il Comune la classifichi nella stessa categoria tariffaria degli alberghi. Questa ordinanza rappresenta un punto di riferimento importante per i Comuni nella gestione della tassa sui rifiuti e per gli operatori del settore extralberghiero, che devono considerare questo aspetto nella pianificazione fiscale della loro attività.

Ai fini della TARI, un’attività di casa vacanze può essere tassata come un albergo?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se l’attività di casa vacanze include la fornitura di servizi personali assimilabili a quelli alberghieri (come pulizia, cambio biancheria), è legittimo che il Comune la classifichi nella stessa categoria tariffaria degli alberghi per il calcolo della TARI.

Quali servizi rendono un’attività di affittacamere simile a quella alberghiera per la tassa sui rifiuti?
I servizi che determinano l’assimilazione all’attività alberghiera includono la gestione di strutture completamente arredate e dotate di servizi, la pulizia dei locali, la fornitura e il cambio della biancheria da letto e da bagno, e la messa a disposizione di accessori minori di complemento.

La motivazione di una sentenza è valida se si limita a respingere genericamente i motivi di appello?
No, una motivazione non può essere generica. Tuttavia, nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la motivazione non fosse meramente apparente perché i giudici avevano esplicitato in modo chiaro le ragioni del rigetto, ovvero l’assimilabilità dell’attività a quella alberghiera, rendendo comprensibile l’iter logico della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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