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TARI alberghi stagionali: chiusura non basta

Una società alberghiera, con licenza annuale ma operante solo stagionalmente, ha contestato il pagamento della TARI per l’intero anno. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la tassa sui rifiuti è dovuta sulla base della potenziale capacità di produrre rifiuti, non sull’utilizzo effettivo. La chiusura stagionale, essendo una scelta gestionale, non integra la condizione di ‘obiettiva inutilizzabilità’ dell’immobile richiesta per l’esenzione o la riduzione della TARI per alberghi stagionali.

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Pubblicato il 23 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TARI Alberghi Stagionali: la Chiusura Invernale Giustifica la Riduzione?

La gestione della TARI per gli alberghi stagionali rappresenta un tema di grande attualità per gli operatori del settore turistico. Molti si chiedono se la chiusura dell’attività per alcuni mesi all’anno possa giustificare una riduzione o un’esenzione dalla tassa sui rifiuti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo un principio fondamentale: ciò che conta è la potenziale capacità di produrre rifiuti, non l’effettivo utilizzo della struttura. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: TARI e Chiusura Stagionale

Una società che gestisce una struttura alberghiera, pur essendo in possesso di una licenza di esercizio annuale, svolgeva la propria attività solo per alcuni mesi all’anno, osservando un periodo di chiusura invernale. Ciononostante, il Comune di appartenenza le ha notificato un avviso di accertamento per il pagamento della TARI relativa all’intera annualità, senza applicare alcuna riduzione per i mesi di inattività.
Ritenendo illegittima tale pretesa, la società ha impugnato l’atto impositivo. La questione è giunta fino alla Corte di Cassazione, dopo che sia il tribunale di primo grado sia la commissione tributaria regionale avevano dato ragione al Comune.

I Motivi del Ricorso e la Difesa dell’Albergo

La società ricorrente ha basato la sua difesa su diversi argomenti. In primo luogo, ha contestato la carenza di motivazione dell’avviso di accertamento, che non avrebbe specificato i criteri di calcolo e le tariffe applicate. In secondo luogo, ha lamentato un’errata determinazione della superficie tassabile, sostenendo che alcune aree, come quelle destinate alle attività termali e alla cucina, avrebbero dovuto essere escluse in quanto produttive di rifiuti speciali smaltiti autonomamente.
Il punto centrale del ricorso, tuttavia, riguardava l’illegittimità della tariffa applicata. L’albergo sosteneva che la chiusura stagionale, debitamente comunicata, avrebbe dovuto comportare una riduzione del tributo, in quanto durante il periodo di inattività la struttura non produceva rifiuti.

TARI Alberghi Stagionali: L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’albergo, confermando la legittimità dell’operato del Comune. I giudici hanno smontato uno per uno i motivi di doglianza, ribadendo principi consolidati in materia di tributi locali. Hanno chiarito che la motivazione dell’avviso può avvenire anche per relationem, cioè tramite il richiamo a delibere comunali pubbliche e quindi conoscibili dal contribuente.
Per quanto riguarda la superficie, la Corte ha sottolineato che la questione non poteva essere riesaminata in sede di legittimità e che l’onere di provare la produzione di rifiuti speciali e il loro autonomo smaltimento spettava alla società, prova che non era stata fornita adeguatamente nei gradi di merito.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione si concentra sul presupposto stesso della TARI. La Corte ha stabilito che la tassa non è commisurata alla quantità di rifiuti effettivamente prodotti, ma alla potenziale idoneità dei locali a produrli. Il presupposto impositivo è la detenzione di un locale o di un’area suscettibile di produrre rifiuti urbani.
Nel caso degli TARI alberghi stagionali con licenza annuale, la struttura rimane a disposizione dell’imprenditore per tutto l’anno. La scelta di chiudere per alcuni mesi è una decisione puramente gestionale e soggettiva, che non fa venir meno la potenziale capacità dell’immobile di produrre rifiuti. Non si configura, quindi, una situazione di “obiettiva inutilizzabilità”, che è l’unica condizione che potrebbe giustificare un’esenzione. Tale condizione si verifica solo quando l’immobile è inagibile, privo di utenze o in uno stato tale da non poter essere utilizzato in alcun modo.
La Corte ha specificato che se la società avesse voluto beneficiare di un regime tariffario legato alla stagionalità, avrebbe dovuto richiedere una licenza stagionale e non annuale. La licenza annuale, di fatto, presuppone una disponibilità della struttura per 365 giorni l’anno.

Le Conclusioni: Implicazioni per gli Operatori Turistici

La pronuncia in esame offre un’indicazione chiara per tutti gli operatori del settore turistico e per chiunque gestisca attività stagionali. La mera chiusura volontaria dell’attività non è sufficiente per ottenere una riduzione o un’esenzione dalla TARI. Il tributo è dovuto per l’intero anno se l’immobile resta nella disponibilità del contribuente e potenzialmente utilizzabile. Per ottenere un trattamento fiscale differenziato, è necessario che l’inutilizzo derivi da fattori oggettivi e permanenti, che devono essere rigorosamente provati dal contribuente, oppure che l’attività sia regolata da una licenza specificamente stagionale, in base a quanto previsto dai regolamenti comunali.

La chiusura stagionale di un hotel con licenza annuale dà diritto a una riduzione della TARI?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la chiusura stagionale è una scelta gestionale soggettiva e non elimina la potenziale capacità dell’immobile di produrre rifiuti. La TARI è dovuta per l’intero anno perché il presupposto del tributo è la detenzione di un locale suscettibile di produrre rifiuti, non il suo utilizzo effettivo.

Per ottenere un’esenzione dalla TARI, cosa deve dimostrare il proprietario di un immobile?
Il proprietario deve dimostrare una condizione di ‘obiettiva inutilizzabilità’ dell’immobile. Ciò significa provare che il locale non può produrre rifiuti perché, ad esempio, è inagibile, privo di arredi e utenze, o in altre condizioni che ne impediscono permanentemente l’uso.

È possibile contestare la superficie tassabile ai fini TARI per la produzione di rifiuti speciali?
Sì, è possibile, ma a precise condizioni. Il contribuente deve dimostrare che in determinate aree della struttura si producono, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali non assimilati agli urbani, e che provvede al loro smaltimento a proprie spese tramite ditte autorizzate, fornendo la relativa documentazione (es. contratti, fatture).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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