LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

TARI alberghi: chiusura stagionale non basta per lo sconto

Una società alberghiera ha contestato il pagamento della TARI per il periodo di chiusura stagionale, pur essendo in possesso di una licenza annuale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, ai fini della TARI alberghi, la semplice dichiarazione di inattività non è sufficiente per ottenere una riduzione o esenzione. Il contribuente ha l’onere di dimostrare la concreta e oggettiva inutilizzabilità della struttura, prova che in questo caso non è stata fornita. Il presupposto del tributo, infatti, risiede nella potenziale capacità di produrre rifiuti, non nell’effettivo utilizzo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

TARI alberghi: la chiusura stagionale non basta per lo sconto

La gestione della Tassa sui Rifiuti (TARI) per le strutture alberghiere rappresenta un tema di costante dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla questione della TARI alberghi e sulla possibilità di ottenere riduzioni per i periodi di inattività. La Corte ha stabilito un principio netto: per le strutture con licenza annuale, la semplice chiusura stagionale non è sufficiente a giustificare uno sconto sul tributo. È necessario dimostrare una concreta e oggettiva inutilizzabilità dei locali.

I fatti di causa: un contenzioso su due fronti

La vicenda trae origine dal ricorso di una società alberghiera contro un Comune per la rideterminazione della TARI relativa a un’annualità d’imposta. La società sosteneva di aver diritto a una riduzione del tributo per il periodo di chiusura dell’attività, comunicato all’ente locale. Il contenzioso si è sviluppato attraverso due procedimenti distinti, poi riuniti dalla Corte di Cassazione per la loro evidente connessione.

Il primo ricorso riguardava un avviso di pagamento, mentre il secondo concerneva un successivo avviso di accertamento per la medesima annualità. Il Comune, dal canto suo, insisteva sul fatto che la società, essendo titolare di una licenza di esercizio a carattere permanente e non stagionale, fosse tenuta al pagamento della tassa per l’intero anno, poiché il presupposto impositivo (l’occupazione dei locali) non era venuto meno.

La questione della TARI per alberghi e la prova dell’inutilizzabilità

Il nodo centrale della controversia è: quando un albergo ha diritto a una riduzione della TARI per inattività? La risposta della Corte di Cassazione ruota attorno alla distinzione tra inutilizzo soggettivo e inutilizzabilità oggettiva, e al conseguente onere della prova a carico del contribuente.

Il presupposto della TARI, infatti, non è l’effettiva produzione di rifiuti, ma la detenzione o l’occupazione di locali e aree scoperte suscettibili di produrli. Per una struttura ricettiva con licenza annuale, questa potenzialità si presume esistente per tutto l’anno. Per superare tale presunzione, non basta una mera scelta imprenditoriale di chiudere temporaneamente l’attività. È indispensabile fornire la prova rigorosa che i locali erano in uno stato di oggettiva inutilizzabilità.

L’onere della prova a carico del contribuente

La Corte ha ribadito un principio consolidato: spetta al contribuente che chiede un’agevolazione o un’esenzione fiscale dimostrare la sussistenza dei relativi presupposti. Nel caso specifico, la società alberghiera avrebbe dovuto provare che, durante il periodo di chiusura, la struttura era concretamente inutilizzabile per cause oggettive, come ad esempio importanti lavori di ristrutturazione, la revoca delle autorizzazioni o l’assenza di allacciamenti ai servizi pubblici essenziali (acqua, luce, gas). La semplice dichiarazione di chiusura invernale, in assenza di tali elementi, è stata ritenuta insufficiente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Nelle sue motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che l’uso stagionale degli immobili non esclude di per sé il presupposto impositivo, il quale è legato alla disponibilità dell’area e alla sua astratta capacità di produrre rifiuti. La scelta di non utilizzare un immobile, pur avendone la disponibilità, è una decisione soggettiva che non incide sull’obbligazione tributaria.

La Corte ha affermato che la normativa e i regolamenti comunali possono prevedere delle riduzioni per le “utenze non domestiche non stabilmente attive”, ma l’accesso a tali benefici non è automatico. Il contribuente deve allegare e provare la “concreta inutilizzabilità” della struttura. Se la struttura è dotata di licenza annuale, si presume che possa essere utilizzata in qualsiasi momento, anche per esigenze del gestore o del personale, e quindi è soggetta al tributo per l’intero anno.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibile il primo ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, poiché l’avviso di pagamento originario era stato integralmente sostituito dal successivo avviso di accertamento, concentrando così l’intero giudizio su quest’ultimo atto.

Le conclusioni: implicazioni per il settore alberghiero

L’ordinanza della Cassazione delinea un quadro chiaro per gli operatori del settore turistico. La decisione di chiudere stagionalmente un’attività alberghiera dotata di licenza annuale non comporta un automatico sconto sulla TARI. Per ottenere una riduzione, è fondamentale poter documentare e dimostrare in modo inequivocabile che la struttura era oggettivamente e concretamente inutilizzabile.

Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una gestione attenta non solo degli aspetti operativi, ma anche di quelli fiscali e documentali. Gli albergatori devono essere consapevoli che l’onere della prova per ottenere agevolazioni è a loro carico e richiede evidenze concrete, non semplici dichiarazioni. Una valutazione strategica del tipo di licenza (annuale o stagionale) in base al modello di business diventa, quindi, ancora più cruciale per una corretta pianificazione fiscale.

La chiusura stagionale di un albergo con licenza annuale dà automaticamente diritto a una riduzione della TARI?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice denuncia di chiusura non è sufficiente. L’imposta è dovuta sulla base della potenziale capacità di produrre rifiuti, che in caso di licenza annuale si presume per tutto l’anno.

Cosa deve dimostrare un albergatore per ottenere l’esenzione dalla TARI durante il periodo di chiusura?
L’albergatore deve fornire la prova rigorosa della “concreta inutilizzabilità” della struttura. Questo significa dimostrare condizioni oggettive che impediscono l’uso dei locali (es. lavori di ristrutturazione radicali, assenza di allacci alle utenze), non una mera scelta soggettiva di non aprire.

Qual è il presupposto fondamentale per l’applicazione della TARI?
Il presupposto della TARI è l’occupazione o la conduzione di locali e aree suscettibili di produrre rifiuti. La tassa è legata alla disponibilità dell’area e alla sua potenziale idoneità a produrre rifiuti, a prescindere dall’effettiva fruizione del servizio e dalla quantità di rifiuti effettivamente prodotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati