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Svalutazione crediti: no con garanzia assicurativa

La Corte di Cassazione ha stabilito che la svalutazione crediti non è deducibile fiscalmente quando il rischio di insolvenza è coperto da una ‘garanzia assicurativa’. La Corte ha chiarito che tale espressione va intesa in senso ampio, includendo non solo i contratti di assicurazione tradizionali, ma anche operazioni finanziarie complesse come la cartolarizzazione sintetica tramite derivati, poiché anch’esse eliminano il rischio per il creditore. Di conseguenza, un istituto di credito tedesco si è visto negare la deduzione e confermare le sanzioni.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Svalutazione crediti e garanzia assicurativa: l’interpretazione estensiva della Cassazione

La deducibilità della svalutazione crediti rappresenta un tema cruciale nel diritto tributario d’impresa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se il rischio di insolvenza è coperto, la deduzione non spetta. La novità risiede nel confermare che la copertura non deve necessariamente derivare da un contratto di assicurazione tradizionale, ma può consistere anche in complesse operazioni finanziarie, come la cartolarizzazione sintetica. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa

Un istituto di credito di diritto tedesco aveva operato una svalutazione forfetaria su alcuni crediti verso la clientela, deducendone il relativo costo ai fini IRES. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, ha contestato tale deduzione, emettendo un avviso di accertamento. Il motivo della contestazione era che i crediti in questione erano stati oggetto di una ‘cartolarizzazione sintetica’. Tramite l’emissione di strumenti finanziari derivati, la società aveva di fatto trasferito il rischio di insolvenza dei debitori a terzi, garantendosi contro le eventuali perdite. Secondo il Fisco, questa operazione equivaleva a una ‘garanzia assicurativa’, ostativa alla deduzione ai sensi dell’art. 106, comma 3, del TUIR.

L’iter processuale e il dibattito sulla svalutazione crediti

Il contenzioso ha attraversato i vari gradi di giudizio. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale aveva parzialmente accolto il ricorso della società, annullando solo le sanzioni. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale, riformando la prima decisione, ha dato piena ragione all’Amministrazione Finanziaria, dichiarando inammissibile l’appello incidentale della società (perché ritenuto tardivo) e legittimo l’accertamento. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando sia l’erronea declaratoria di inammissibilità del proprio appello, sia, nel merito, la violazione dell’art. 106 TUIR. Sosteneva, infatti, che un’operazione basata su derivati non potesse essere assimilata a un contratto di assicurazione.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, fornendo chiarimenti cruciali su diversi aspetti.

In primo luogo, ha corretto la decisione della CTR sull’appello incidentale, confermando che il termine per la sua proposizione è di sessanta giorni dalla notifica dell’appello principale, termine che nel caso di specie era stato rispettato. Tuttavia, nonostante questo errore procedurale, la Corte ha deciso di esaminare direttamente il merito della questione, in ossequio al principio della ragionevole durata del processo.

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione dell’espressione ‘credito coperto da garanzia assicurativa’. Secondo un orientamento ormai consolidato, la Corte ha affermato che tale nozione deve essere intesa in senso lato e funzionale, non in senso restrittivo e tecnico-giuridico. Ciò che rileva non è la forma dello strumento utilizzato (polizza assicurativa, derivato, etc.), ma il suo effetto: l’eliminazione del rischio di inadempimento in capo al creditore.

Nel caso specifico, l’operazione di cartolarizzazione sintetica, pur differendo strutturalmente da un contratto assicurativo, aveva garantito la società contribuente contro l’insolvenza dei propri debitori. Di conseguenza, venendo meno il rischio di una perdita effettiva, veniva meno anche il presupposto per la deducibilità fiscale della svalutazione. La Corte ha quindi ritenuto irrilevante la distinzione formale tra contratto di assicurazione e contratto derivato, concentrandosi sulla sostanza economica dell’operazione.

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo all’illegittimità delle sanzioni. La società sosteneva di aver agito in una condizione di ‘obiettiva incertezza normativa’. La Cassazione ha escluso tale ipotesi, evidenziando come sul punto esistesse già un orientamento giurisprudenziale consolidato contrario alla tesi del contribuente, rendendo quindi le sanzioni pienamente legittime.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza: ai fini fiscali, la sostanza prevale sulla forma. La deducibilità della svalutazione crediti è legata all’esistenza di un rischio effettivo di perdita. Qualsiasi strumento finanziario o contrattuale che neutralizzi tale rischio, indipendentemente dal suo nomen iuris, agisce come una ‘garanzia assicurativa’ e rende la svalutazione indeducibile. Questa decisione rappresenta un monito per le imprese che utilizzano strumenti finanziari sofisticati per la gestione dei rischi: i benefici fiscali sono ammessi solo in presenza di un’effettiva e concreta esposizione a una potenziale perdita economica.

È possibile dedurre la svalutazione di crediti se il rischio di insolvenza è coperto da derivati finanziari invece che da una polizza assicurativa tradizionale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è deducibile la svalutazione dei crediti il cui inadempimento sia garantito con qualsiasi modalità che escluda il relativo rischio per il contribuente, inclusi i prodotti finanziari derivati usati in operazioni di cartolarizzazione.

Come interpreta la Cassazione l’espressione ‘garanzia assicurativa’ ai fini della svalutazione crediti?
La Corte la interpreta in senso lato e sostanziale, non in senso restrittivo e tecnico-giuridico. Rientra in questa nozione qualsiasi meccanismo che garantisca il contribuente contro il rischio di inadempimento del debitore, a prescindere dalla forma contrattuale utilizzata.

La complessità di un’operazione di cartolarizzazione sintetica può giustificare l’annullamento delle sanzioni per ‘obiettiva incertezza normativa’?
No. La Corte ha ritenuto che non sussistessero condizioni di obiettiva incertezza normativa, in quanto la questione era già stata affrontata da un consolidato orientamento giurisprudenziale che negava la deducibilità in casi simili. Pertanto, le sanzioni sono state confermate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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