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Suscettività edificatoria: quando si tassa la vendita?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1881/2024, chiarisce i presupposti per la tassazione della plusvalenza derivante dalla vendita di terreni. Il caso riguardava un terreno, formalmente agricolo, per il quale l’Agenzia delle Entrate riteneva sussistente una ‘suscettività edificatoria’ di fatto basata su atti comunali preliminari. La Corte ha stabilito che, ai fini fiscali, non sono sufficienti atti meramente programmatici o prodromici, ma è necessario un atto formale, come una variante urbanistica adottata dal Comune, che modifichi la destinazione del terreno, anche se non ancora definitivamente approvato a livello regionale. Di conseguenza, la plusvalenza non era tassabile.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Suscettività edificatoria: quando la vendita di un terreno è tassabile?

La vendita di un terreno può generare un significativo guadagno, noto come plusvalenza. Ma quando questo guadagno diventa tassabile? La questione centrale ruota attorno al concetto di suscettività edificatoria, ovvero la potenziale possibilità di costruire su quel terreno. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo una linea di demarcazione netta tra una mera aspettativa e una potenzialità giuridicamente rilevante ai fini fiscali. Analizziamo insieme la decisione per capire le implicazioni pratiche per i contribuenti.

I Fatti del Caso

Una contribuente vendeva la sua quota di un terreno che, al momento della cessione, risultava classificato come ‘area agricola’ nel Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune. Nonostante ciò, l’Agenzia delle Entrate emetteva un avviso di accertamento, sostenendo che il terreno avesse una ‘suscettività edificatoria di fatto’.

L’amministrazione finanziaria basava la sua pretesa su due atti del Comune: una delibera della Giunta che avviava il procedimento di formazione del nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) e una successiva delibera del Consiglio Comunale che approvava un documento programmatico. Quest’ultimo atto individuava l’area in questione come ‘area di trasformazione’ con un indice di fabbricabilità, rendendo evidente, secondo l’Ufficio, una vocazione edificatoria intrinseca, anche se non ancora formalizzata nel PRG vigente.

La contribuente impugnava l’atto, e la Commissione Tributaria Regionale le dava ragione, annullando la pretesa fiscale. L’Agenzia delle Entrate, insoddisfatta, ricorreva perciò in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici d’appello. I giudici hanno stabilito che, per poter tassare la plusvalenza, non è sufficiente una generica ‘edificabilità di fatto’ desunta da atti preparatori o programmatici. È invece indispensabile che sia intervenuto un atto formale dell’organo comunale competente, come l’adozione di una variante al piano regolatore generale, che attribuisca al terreno la qualità edificatoria.

Il Principio della Suscettività Edificatoria secondo la Corte

La Corte ha ribadito che la legislazione fiscale (in particolare l’art. 67 del TUIR, interpretato alla luce dell’art. 36 del D.L. n. 223/2006) collega la tassabilità delle plusvalenze all’utilizzazione edificatoria secondo gli strumenti urbanistici. Un’area è considerata fabbricabile se tale è definita nello strumento urbanistico generale adottato dal Comune, indipendentemente dalla successiva approvazione regionale.

Questo significa che il momento rilevante è l’adozione da parte del Comune di un atto che conferisce una nuova qualità giuridica al bene, facendone salire il valore in modo oggettivo e difficilmente reversibile. Gli atti meramente preparatori, come quelli che si limitano ad avviare un procedimento o a definire obiettivi strategici, non possiedono questa ‘impegnatività’.

Le Motivazioni in Dettaglio

I giudici hanno spiegato che la vocazione edificatoria, per essere fiscalmente rilevante, deve essere formalizzata in uno strumento urbanistico, anche se non ancora pienamente operativo. Un ‘mero atto prodromico’, ancora incerto nei contenuti e privo di vincolatività, non è sufficiente a creare quell’aspettativa concreta di utilizzo edificatorio che giustifica l’imposizione fiscale. Nel caso specifico, né la delibera di avvio del procedimento né il documento programmatico potevano essere considerati atti anticipatori del PRG, in quanto privi di un contenuto giuridicamente vincolante.

La Corte ha sottolineato che, fino a quando non viene approvata una variazione dello strumento urbanistico che modifica la destinazione del terreno da agricolo a edificabile, tale variazione non può produrre effetti fiscali. Ciò che conta è la destinazione ‘in atto’ al momento della cessione, non una mera e futura possibilità. Richiamare il concetto di ‘edificabilità di fatto’ è errato quando, come in questo caso, l’immobile ha già una qualificazione urbanistica precisa (agricola) e non è ancora oggetto di una modifica formalmente adottata.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Cassazione offre un importante principio di certezza giuridica per i contribuenti. La tassazione della plusvalenza sulla vendita di un terreno scatta solo quando la sua potenziale edificabilità è sancita da un atto formale e vincolante del Comune, quale l’adozione di una variante urbanistica. Non sono sufficienti le semplici delibere che avviano l’iter di modifica o i documenti programmatici che delineano future strategie di sviluppo territoriale. I proprietari di terreni possono quindi fare affidamento sulla qualificazione urbanistica vigente e sugli atti formalmente adottati per determinare i propri obblighi fiscali, senza dover temere accertamenti basati su aspettative future e non ancora consolidate giuridicamente.

Quando la plusvalenza sulla vendita di un terreno diventa tassabile?
La plusvalenza è tassabile quando il terreno è suscettibile di utilizzazione edificatoria secondo gli strumenti urbanistici vigenti. Secondo la Corte, questo si verifica quando è stato adottato dall’organo comunale competente un effettivo strumento urbanistico di pianificazione (o una sua variante) che qualifichi l’area come edificabile, anche se non ancora approvato dalla Regione.

Gli atti preparatori di un Comune sono sufficienti a determinare la ‘suscettività edificatoria’ di un terreno?
No. La Corte ha chiarito che atti meramente prodromici, come una delibera di giunta che avvia un procedimento o un documento programmatico senza valore vincolante, non sono sufficienti a far sorgere l’obbligo fiscale. Tali atti non hanno la ‘impegnatività’ necessaria per modificare la qualità giuridica del terreno.

Cosa si intende per ‘adozione’ dello strumento urbanistico ai fini fiscali?
Per ‘adozione’ si intende la delibera formale da parte dell’organo comunale competente (solitamente il Consiglio Comunale) che approva la variante al piano regolatore o il nuovo strumento urbanistico. Questo passaggio è considerato sufficiente a creare un’aspettativa di utilizzo edificatorio concreta e fiscalmente rilevante, anche prima della successiva approvazione da parte della Regione o dell’adozione degli strumenti attuativi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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