LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Studi di settore: grave incongruenza è necessaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15344/2024, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, stabilendo che per un accertamento basato sugli studi di settore è sempre necessario dimostrare una ‘grave incongruenza’. Un semplice scostamento non è sufficiente, anche dopo le modifiche legislative del 2007. La Corte ha chiarito che l’onere di provare tale incongruenza spetta all’Amministrazione Finanziaria, confermando la decisione a favore di un imprenditore del settore alberghiero.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Studi di settore: la Cassazione ribadisce il paletto della “grave incongruenza”

L’accertamento fiscale basato sugli studi di settore è da sempre un tema delicato, che contrappone le esigenze di contrasto all’evasione dell’Amministrazione Finanziaria e i diritti del contribuente. Con la recente ordinanza n. 15344 del 31 maggio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza su un punto cruciale: per rettificare il reddito di un’impresa, non basta un semplice scostamento dai parametri, ma è necessario che l’Agenzia delle Entrate dimostri una “grave incongruenza”.

I fatti del caso: un albergatore sotto la lente del Fisco

La vicenda riguarda il titolare di un’attività alberghiera e di ristorazione a cui l’Agenzia delle Entrate aveva notificato un avviso di accertamento per maggiori imposte (II.DD. e IVA) relative all’anno 2003. L’atto si fondava interamente sui risultati degli studi di settore, che indicavano ricavi superiori a quelli dichiarati.

Il contribuente ha impugnato l’avviso e ha ottenuto ragione sia in primo grado, presso la Commissione Tributaria Provinciale, sia in appello, davanti alla Commissione Tributaria Regionale (CTR). I giudici di merito hanno ritenuto l’accertamento ingiustificato, sottolineando che non era stata provata l’esistenza di gravi incongruenze contabili.

L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua tesi si basava su una modifica legislativa intervenuta nel 2007, sostenendo che, per gli avvisi notificati dopo tale data, il semplice scostamento dai dati degli studi di settore fosse di per sé sufficiente a configurare la “grave incongruenza”, legittimando così la pretesa fiscale.

La decisione della Corte: il requisito della grave incongruenza per gli studi di settore non è stato abrogato

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’Agenzia, confermando la decisione a favore del contribuente. Gli Ermellini hanno chiarito, in linea con precedenti orientamenti, che il presupposto della “grave incongruenza”, previsto dall’art. 62-sexies del D.L. n. 331/1993, rimane un elemento necessario per la validità degli accertamenti basati sugli studi di settore.

Le motivazioni della Corte

I giudici hanno spiegato che le modifiche legislative introdotte con la Finanziaria 2007 (in particolare l’art. 1, comma 23, della L. n. 296/2006) non hanno abrogato, nemmeno implicitamente, il requisito della grave incongruenza. Tali norme, secondo la Corte, avevano una funzione di semplificazione e coordinamento normativo, ma non intendevano alterare i presupposti fondamentali dell’accertamento presuntivo.

Di conseguenza, anche per gli accertamenti notificati dopo il 1° gennaio 2007, spetta all’Agenzia delle Entrate l’onere di “evidenziare nel concreto e pregiudizialmente” che la rettifica dei ricavi scaturisce da uno “scostamento significativo”. Solo la prova di tale scostamento qualificato può ribaltare l’onere della prova sul contribuente, il quale dovrà poi dimostrare le ragioni della sua performance economica inferiore agli standard di settore.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che la decisione della CTR fosse corretta nel risultato finale, pur correggendone la motivazione in un punto. La CTR aveva erroneamente ritenuto la nuova legge non applicabile perché l’anno d’imposta era antecedente al 2007. La Cassazione ha chiarito che il principio della necessità della “grave incongruenza” si applica a prescindere, e che l’Agenzia non aveva fornito la prova richiesta.

Le conclusioni e l’impatto per i contribuenti

Questa ordinanza rafforza un principio di garanzia fondamentale per i contribuenti. Stabilisce che gli studi di settore non possono essere utilizzati come uno strumento automatico di accertamento. L’Amministrazione Finanziaria non può limitarsi a contestare un dato numerico, ma deve dimostrare che la discrepanza tra dichiarato e atteso è talmente seria da far sorgere una presunzione di evasione. La decisione ribadisce che l’onere probatorio iniziale spetta al Fisco, tutelando le imprese da rettifiche basate su mere presunzioni statistiche non supportate da elementi concreti.

È sufficiente un semplice scostamento dai risultati degli studi di settore per giustificare un accertamento fiscale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente un semplice scostamento. L’Agenzia delle Entrate deve dimostrare l’esistenza di una “grave incongruenza”, ovvero uno scostamento significativo, per poter legittimamente procedere con l’accertamento.

Le modifiche legislative del 2007 hanno eliminato il requisito della “grave incongruenza”?
No. La Corte ha chiarito che le modifiche legislative, in particolare quelle della Legge Finanziaria 2007, non hanno abrogato, neanche implicitamente, il presupposto della “grave incongruenza” previsto dall’art. 62-sexies del D.L. n. 331/1993. Tale requisito rimane necessario.

Su chi ricade l’onere di provare la “grave incongruenza” nell’accertamento basato su studi di settore?
L’onere della prova ricade sull’Agenzia delle Entrate. È l’Amministrazione Finanziaria a dover dimostrare che l’accertamento si fonda su uno scostamento significativo. Solo dopo aver fornito tale prova, l’onere si sposta sul contribuente, che dovrà giustificare i dati dichiarati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati