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Stock Lending: Cassazione su abuso e deducibilità

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di accertamento fiscale IRES relativo a un’operazione di stock lending. L’Agenzia delle Entrate aveva contestato la deducibilità dei costi, sostenendo alternativamente la nullità del contratto per mancanza di alea e l’abuso del diritto. La Corte ha rigettato il ricorso delle società contribuenti, chiarendo che la commissione versata nell’ambito di un contratto di stock lending non è deducibile ai sensi dell’art. 109, comma 8, del TUIR. Pur correggendo la motivazione della sentenza di secondo grado, che si era basata sulla figura generica dell’abuso del diritto, la Cassazione ha confermato l’esito della lite, stabilendo un principio specifico per la qualificazione fiscale di tali operazioni finanziarie.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Stock Lending: Cassazione su Abuso e Deducibilità dei Costi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8717/2025, ha fornito chiarimenti cruciali sul trattamento fiscale delle operazioni di stock lending. Questo strumento finanziario, noto anche come prestito titoli, è stato analizzato sotto la lente del Fisco, che ne contestava la legittimità a causa del presunto fine elusivo. La pronuncia definisce con precisione i confini tra l’uso legittimo di strumenti finanziari e l’abuso del diritto, stabilendo un principio di indeducibilità dei costi che ogni operatore del settore deve conoscere.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due avvisi di accertamento notificati dall’Agenzia delle Entrate a due società, una consolidante e una consolidata. Al centro della contestazione vi era un’operazione di stock lending. La società consolidata aveva preso in prestito un pacchetto di azioni di una società portoghese da un’altra società con sede nella Repubblica Ceca. Come corrispettivo per il prestito, era prevista una commissione annua variabile, calcolata in base ai dividendi generati dalle azioni ricevute.

L’Amministrazione Finanziaria ha ritenuto che l’operazione fosse stata posta in essere al solo fine di ottenere un indebito risparmio d’imposta. Per questo motivo, ha contestato l’operazione sulla base di diverse ipotesi alternative: la simulazione del contratto, la sua nullità per mancanza di un reale rischio economico (alea), o la sua natura elusiva in frode alla legge. Di conseguenza, il Fisco ha recuperato a tassazione il costo rappresentato dagli oneri finanziari sostenuti dalla società consolidata e il credito d’imposta indicato dalla consolidante.

L’Iter Processuale e le Doglianze delle Società

Le società contribuenti hanno impugnato gli avvisi di accertamento, ma i loro ricorsi sono stati respinti sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale. Le società hanno quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, la nullità degli avvisi di accertamento per contraddittorietà della motivazione. Secondo le ricorrenti, contestare contemporaneamente la nullità di un contratto e la sua natura abusiva era logicamente incompatibile, poiché l’abuso del diritto presuppone l’utilizzo di un contratto valido per fini elusivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sullo stock lending

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata e dirimente della questione. Pur confermando l’esito sfavorevole per le contribuenti, ha corretto la motivazione giuridica della sentenza d’appello.

Sulla Presunta Contraddittorietà della Motivazione Fiscale

In primo luogo, la Corte ha respinto la tesi della nullità degli avvisi per contraddittorietà. I giudici hanno chiarito che la presentazione di contestazioni alternative o subordinate (nullità del contratto o, in subordine, abuso del diritto) non compromette il diritto di difesa del contribuente. L’atto impositivo era sufficientemente chiaro nel descrivere l’operazione e l’intento elusivo, permettendo alle società di articolare pienamente le proprie difese. La chiarezza dei presupposti di fatto e della pretesa fiscale prevale sulla formale classificazione giuridica.

La Qualificazione Giuridica dello Stock Lending e la Deducibilità dei Costi

Il punto centrale della sentenza risiede nella corretta qualificazione giuridica e fiscale dell’operazione di stock lending. La Corte ha stabilito che, anziché ricorrere alla clausola generale dell’abuso del diritto, la fattispecie doveva essere inquadrata in una norma specifica: l’articolo 109, comma 8, del TUIR (D.P.R. 917/1986).

Questa norma disciplina la deducibilità dei costi relativi a proventi che non concorrono a formare il reddito imponibile. La Corte ha spiegato che l’operazione di stock lending, dal punto di vista economico, è assimilabile all’usufrutto di azioni. Il prestatario incassa i dividendi (che beneficiano di un regime di parziale o totale esclusione da imposizione) e paga una commissione al prestatore. Secondo la Cassazione, tale commissione rappresenta un costo direttamente connesso a proventi non imponibili e, pertanto, il suo versamento costituisce un “costo indeducibile” ai sensi del citato articolo.

La Corte ha quindi corretto la motivazione della sentenza impugnata: il problema non era un generico abuso del diritto, ma la violazione di una specifica norma anti-elusiva che regola la correlazione tra costi e ricavi. L’operazione, pur se civilisticamente valida, non può generare il vantaggio fiscale della deduzione integrale del costo a fronte di un provento (il dividendo) fiscalmente agevolato.

Le Conclusioni: un Principio Chiaro per lo Stock Lending

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un principio fondamentale per le operazioni di stock lending. La commissione pagata dal mutuatario non è deducibile dal reddito d’impresa, poiché rientra nel campo di applicazione dell’art. 109, comma 8, del TUIR. Questa sentenza sposta il focus dall’incerta valutazione dell’abuso del diritto a un’applicazione precisa di una norma positiva. Di conseguenza, le imprese che utilizzano tali strumenti finanziari devono prestare massima attenzione alla struttura dell’operazione e alla corretta applicazione delle norme fiscali sulla deducibilità dei costi, per evitare contestazioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

Un avviso di accertamento può basarsi su motivazioni alternative, come nullità del contratto e abuso del diritto, senza essere nullo?
Sì. Secondo la Cassazione, la presentazione di contestazioni giuridiche alternative (es. nullità o abuso) non rende nullo l’avviso di accertamento, a condizione che i presupposti di fatto della pretesa fiscale siano esposti con chiarezza e non venga leso il diritto di difesa del contribuente.

Qual è il trattamento fiscale della commissione pagata in un’operazione di stock lending secondo la Cassazione?
La commissione pagata dal prestatario dei titoli in un contratto di stock lending è un costo indeducibile dal reddito imponibile. La Corte ha stabilito che tale costo rientra nell’ambito di applicazione dell’art. 109, comma 8, del TUIR, in quanto è direttamente correlato all’incasso di dividendi che beneficiano di un regime fiscale di esenzione o parziale tassazione.

Perché la Cassazione ha corretto la motivazione della sentenza d’appello pur rigettando il ricorso?
La Cassazione ha corretto la motivazione per fornire la corretta qualificazione giuridico-fiscale della fattispecie. Mentre la corte d’appello aveva basato la sua decisione sulla clausola generale dell’abuso del diritto, la Cassazione ha ritenuto più corretto applicare la norma specifica dell’art. 109, comma 8, del TUIR. Sebbene il risultato finale (il rigetto del ricorso) sia lo stesso, la motivazione giuridica corretta fornisce un precedente più chiaro e specifico per casi futuri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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