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Stabile organizzazione: quando un’attività è tassata

Una cittadina straniera svolgeva un’attività educativa in Italia, finanziata da un’entità estera. L’Agenzia delle Entrate ha tassato il reddito, qualificando l’attività come impresa con stabile organizzazione sul territorio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la presenza di un’attività organizzata e continuativa in Italia è sufficiente a radicare la potestà impositiva italiana, a prescindere dalla residenza formale del contribuente o dall’origine estera dei fondi.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Stabile Organizzazione: La Cassazione Chiarisce la Tassazione in Italia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2119/2024) ha riaffermato un principio cardine del diritto tributario internazionale: la presenza di una stabile organizzazione in Italia è un criterio sufficiente per assoggettare a tassazione i redditi qui prodotti, anche se il titolare è residente all’estero e i compensi provengono da un altro Paese. Questa decisione offre spunti fondamentali per professionisti e imprese che operano a livello transnazionale.

I Fatti del Caso: Attività Educativa e Contenzioso Fiscale

Il caso riguarda una cittadina tedesca che, per gli anni 2001, 2002 e 2003, svolgeva in Italia, presso la propria abitazione, un’attività didattica e di recupero rivolta a giovani disagiati. L’attività era finanziata da una società a responsabilità limitata tedesca. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo che tale attività avesse i caratteri di un’impresa, ha recuperato a tassazione le somme percepite, sostenendo che la contribuente operasse attraverso una stabile organizzazione in Italia.

La contribuente si era opposta, sostenendo che la sua fosse un’attività di natura sociale, quasi una funzione pubblica per conto dello stato tedesco, e che le imposte fossero già state pagate in Germania, invocando l’applicazione della convenzione italo-tedesca contro le doppie imposizioni. Mentre il giudice di primo grado le aveva dato ragione, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, qualificando l’attività come imprenditoriale e confermando la presenza di una stabile organizzazione tassabile in Italia.

La Questione Giuridica: Residenza Fiscale vs Stabile Organizzazione

Il cuore della controversia verteva sulla corretta interpretazione delle norme nazionali e convenzionali per determinare quale Stato, tra Italia e Germania, avesse il diritto di tassare i redditi. La difesa della contribuente si basava principalmente su due punti: la sua residenza fiscale in Germania e la natura dell’attività, a suo dire riconducibile alle funzioni pubbliche previste dall’art. 19 della Convenzione, che riserva la tassazione allo Stato erogatore.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a decidere se la presenza fisica, organizzata e continuativa di un’attività economica in Italia potesse prevalere sulla residenza fiscale formale del soggetto che la svolgeva, configurando appunto una stabile organizzazione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della contribuente, confermando in toto la sentenza d’appello. In primo luogo, i giudici hanno chiarito che l’art. 19 della convenzione italo-tedesca non era applicabile. Tale norma riguarda le remunerazioni pagate da uno Stato contraente o da un suo ente pubblico. Nel caso di specie, i compensi provenivano da una società di diritto privato tedesca, escludendo quindi la fattispecie della funzione pubblica.

Il punto cruciale della decisione risiede nella qualificazione dell’attività. La Corte ha ritenuto che l’accertamento di fatto svolto dalla Commissione Tributaria Regionale, che aveva identificato l’attività come “imprenditoriale organizzata in Italia” e svolta “in maniera continuativa con organizzazione, mezzi e risorse proprie della contribuente”, fosse corretto e non sindacabile in sede di legittimità. Questa struttura, operante dall’abitazione italiana della contribuente, integrava pienamente il concetto di stabile organizzazione (o “base fissa” per le attività professionali), così come definito dall’art. 5 della Convenzione OCSE.

Di conseguenza, per i periodi d’imposta in cui era stata accertata l’esistenza della stabile organizzazione, diventava irrilevante la questione della doppia residenza. Il diritto di tassare i redditi prodotti da tale organizzazione spetta allo Stato in cui essa è situata, ovvero l’Italia, secondo quanto previsto dall’art. 7 della stessa convenzione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che, ai fini della potestà impositiva, la sostanza economica prevale sulla forma. Un’attività economica che presenta un grado sufficiente di permanenza e una struttura idonea a operare in modo autonomo su un territorio nazionale è considerata una stabile organizzazione e i suoi utili sono tassabili in quello Stato. Questo principio è fondamentale per chiunque operi a cavallo tra più giurisdizioni: non è sufficiente mantenere la residenza all’estero per evitare la tassazione in Italia se qui si sviluppa un centro di attività stabile e organizzato. La decisione serve da monito per una corretta pianificazione fiscale internazionale, sottolineando l’importanza di analizzare la struttura operativa effettiva e non solo gli aspetti formali.

Quando un’attività svolta in Italia da un cittadino straniero è soggetta a tassazione italiana?
È soggetta a tassazione italiana quando, pur essendo il soggetto residente all’estero, l’attività viene svolta attraverso una “stabile organizzazione” in Italia. Questo si verifica se esiste una sede fissa d’affari (anche l’abitazione) dove l’attività è condotta in modo continuativo e organizzato.

L’abitazione privata può essere considerata una stabile organizzazione?
Sì. La sentenza conferma che se un’attività imprenditoriale o professionale viene svolta in modo continuativo e organizzato presso l’abitazione di una persona, tale luogo può essere qualificato a tutti gli effetti come una “stabile organizzazione” o “base fissa”, rendendo i redditi prodotti tassabili in Italia.

Il reddito pagato da un’entità straniera per un’attività svolta in Italia è tassabile solo all’estero?
No, non necessariamente. La Corte ha chiarito che se il corrispettivo è pagato da un’entità di diritto privato (in questo caso una società tedesca) e non direttamente da uno Stato o da un suo ente pubblico, non si applicano le norme convenzionali che riservano la tassazione allo Stato erogatore. L’attività viene considerata imprenditoriale e tassata nello Stato in cui ha sede la sua stabile organizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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