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Stabile organizzazione e agente: quando si tassa?

Una società italiana corrisponde compensi a un’impresa portoghese per servizi svolti in Italia tramite un agente. L’Agenzia Fiscale richiede l’applicazione di una ritenuta, presumendo l’esistenza di una stabile organizzazione. La Corte di Cassazione ha rigettato tale pretesa, chiarendo che un agente con status indipendente, che agisce nell’ambito della sua ordinaria attività, non costituisce una stabile organizzazione. Di conseguenza, in base alla Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Portogallo, i redditi non sono tassabili in Italia.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Stabile Organizzazione: Quando l’Agente Indipendente Esclude la Tassazione in Italia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7119 del 15 marzo 2024, ha fornito un importante chiarimento sul concetto di stabile organizzazione nel contesto della fiscalità internazionale. La decisione analizza il caso di un’impresa portoghese che operava in Italia tramite un agente, stabilendo che, in assenza di una stabile organizzazione, i redditi prodotti non sono tassabili in Italia. Questo principio, basato sulla preminenza delle Convenzioni contro le doppie imposizioni, è cruciale per le aziende che operano a livello transnazionale.

I Fatti del Caso

Una società di brokeraggio italiana aveva stipulato un contratto con un’impresa portoghese per attività di promozione commerciale nel settore assicurativo e riassicurativo sul mercato italiano. Tali attività venivano svolte in via esclusiva da un agente residente in Italia. A fronte dei pagamenti effettuati dalla società italiana a quella portoghese, l’Amministrazione Finanziaria ha emesso un avviso di accertamento, contestando l’omesso versamento della ritenuta alla fonte del 30% sui compensi corrisposti. Secondo l’ufficio, tali compensi costituivano reddito prodotto in Italia e, pertanto, dovevano essere soggetti a tassazione.

La società contribuente ha impugnato l’atto, sostenendo che la ritenuta non fosse dovuta poiché, in base alla Convenzione tra Italia e Portogallo, l’impresa estera non disponeva di una stabile organizzazione in Italia. Dopo un esito sfavorevole in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale ha accolto l’appello della società, escludendo la presenza di una stabile organizzazione e, di conseguenza, la tassabilità dei redditi in Italia.

La Questione della Stabile Organizzazione secondo la Convenzione

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del concetto di stabile organizzazione. L’Agenzia Fiscale, nel suo ricorso per cassazione, pur non contestando l’assenza di una stabile organizzazione materiale, sosteneva che la tassazione fosse comunque dovuta in Italia. La tesi si basava sull’idea che l’attività dell’agente indipendente configurasse una “base fissa” ai sensi dell’art. 14 della Convenzione (relativo alle professioni indipendenti), rendendo i redditi imponibili nel nostro Paese.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa interpretazione, allineandosi alla decisione dei giudici d’appello e valorizzando la disciplina prevista dalla Convenzione Italia-Portogallo, conforme al modello OCSE. La Convenzione stabilisce chiaramente che un’impresa di uno Stato contraente non si considera avere una stabile organizzazione nell’altro Stato per il solo fatto di svolgere la propria attività tramite un mediatore, un commissionario o un altro intermediario che goda di uno status indipendente, a condizione che questi agisca nel quadro della sua ordinaria attività.

Il Ruolo dell’Agente Indipendente

Nel caso di specie, era pacifico e non contestato che l’intermediario operasse come agente indipendente. La Commissione Tributaria Regionale aveva correttamente rilevato l’assenza di una stabile organizzazione della società portoghese in Italia. Di conseguenza, in applicazione dell’art. 7 della Convenzione, che regola gli “utili delle imprese”, il reddito prodotto non poteva essere tassato in Italia, in quanto la potestà impositiva è riservata allo Stato di residenza dell’impresa, a meno che questa non operi nell’altro Stato per mezzo di una stabile organizzazione ivi situata.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale del diritto tributario internazionale: le norme delle Convenzioni contro le doppie imposizioni prevalgono sulla normativa interna. Questo principio è sancito sia dall’art. 75 del D.P.R. 600/1973 sia dall’art. 169 del D.P.R. 917/1986, oltre a trovare fondamento nell’art. 117 della Costituzione.

I giudici hanno chiarito che, una volta accertata in fatto l’indipendenza dell’agente e la conseguente assenza di una stabile organizzazione, la pretesa fiscale dell’Amministrazione Finanziaria è infondata. L’argomentazione dell’ufficio, che tentava di ricondurre la fattispecie all’art. 14 della Convenzione (professioni indipendenti), è stata respinta. La Corte ha sottolineato che il concetto di “base fissa” previsto da tale articolo è sostanzialmente equiparabile a quello di stabile organizzazione. Pertanto, l’esclusione di quest’ultima per via dello status indipendente dell’agente impedisce anche di configurare una base fissa.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile l’ipotesi di un presunto abuso del diritto sollevata dal pubblico ministero, poiché tale questione non era mai stata introdotta nel dibattito processuale e avrebbe richiesto accertamenti di fatto preclusi in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento fondamentale per le imprese che operano su più mercati internazionali. La decisione afferma con forza che la presenza di un agente indipendente in uno Stato non è sufficiente a creare un presupposto impositivo per l’impresa estera rappresentata. Per determinare la tassabilità dei redditi, è necessario verificare se la struttura operativa configuri una vera e propria stabile organizzazione, secondo i criteri stringenti definiti dalle Convenzioni internazionali. Questa pronuncia offre quindi maggiore certezza giuridica alle imprese, ribadendo la centralità e la prevalenza dei trattati internazionali nel definire la potestà impositiva degli Stati e nel prevenire la doppia tassazione.

Quando un’impresa estera che opera in Italia tramite un agente deve pagare le imposte in Italia?
Un’impresa estera deve pagare le imposte in Italia sui redditi d’impresa solo se ha una “stabile organizzazione” nel territorio italiano.

La presenza di un agente in Italia crea automaticamente una stabile organizzazione?
No. Se l’agente gode di uno status indipendente e agisce nell’ambito della sua ordinaria attività, la sua presenza non costituisce una stabile organizzazione per l’impresa estera, come stabilito dalla convenzione contro le doppie imposizioni.

Le convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni prevalgono sulla legge nazionale?
Sì, la sentenza conferma che le norme delle convenzioni internazionali, in quanto norme speciali e di rango superiore, prevalgono sulle norme fiscali nazionali per evitare fenomeni di doppia imposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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