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Spese sponsorizzazione: deducibilità e presunzione

Un’azienda ha dedotto delle spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche. L’Agenzia delle Entrate ha contestato la deduzione, ma la Corte di Cassazione ha confermato il principio di presunzione legale assoluta di deducibilità per tali spese, secondo la Legge 289/2002. L’Agenzia ha poi annullato l’accertamento in autotutela, portando alla cessazione della materia del contendere.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: La Cassazione Ribadisce la Deducibilità

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche rappresentano un tema di frequente dibattito nel diritto tributario. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla questione, confermando un orientamento ormai consolidato che rafforza la posizione del contribuente. Il caso analizzato offre spunti cruciali sulla presunzione legale di deducibilità e sul principio di soccombenza virtuale, soprattutto quando l’Amministrazione Finanziaria rivede le proprie posizioni in corso di causa.

I Fatti del Contendere: Dalla Contestazione Fiscale alla Cassazione

Una società si vedeva recapitare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi sostenuti per la sponsorizzazione di alcune associazioni sportive dilettantistiche locali. Secondo il Fisco, tali spese erano sproporzionate e prive di una logica imprenditoriale, data la scarsa visibilità offerta dalle manifestazioni sportive di livello amatoriale.

La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso della società, ma la Commissione Tributaria Regionale ribaltava parzialmente la decisione. I giudici di secondo grado ritenevano le spese solo in minima parte inerenti, concedendo una deduzione forfettaria di soli 2.000 euro per associazione. La motivazione si basava sulla presunta antieconomicità dell’operazione, ritenendo difficile ottenere un ritorno economico e di immagine da tali investimenti.

La società e i suoi soci decidevano quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione della normativa specifica in materia.

Spese di Sponsorizzazione e la Presunzione Legale Assoluta

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma stabilisce che i corrispettivi erogati a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche, fino a un importo annuo di 200.000 euro, costituiscono per il soggetto erogante spese di pubblicità.

La giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione ha chiarito che questa disposizione introduce una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità di tali spese. Ciò significa che, una volta rispettate due condizioni, il costo è automaticamente considerato deducibile senza che l’Amministrazione Finanziaria possa contestarne l’economicità o l’utilità promozionale.

Le due condizioni sono:
1. La sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor.
2. Il soggetto sponsorizzato (l’associazione sportiva) deve aver effettivamente svolto una specifica attività promozionale in cambio del corrispettivo.

Se questi requisiti sono soddisfatti, il Fisco non può entrare nel merito della convenienza dell’operazione per l’impresa.

La Decisione della Corte: Cessazione della Causa e Soccombenza Virtuale

Durante il giudizio in Cassazione, si è verificato un colpo di scena: l’Agenzia delle Entrate, prendendo atto del consolidarsi della giurisprudenza favorevole al contribuente, ha annullato in autotutela gli avvisi di accertamento. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, poiché la lite era di fatto terminata.

Tuttavia, restava da decidere sulla ripartizione delle spese legali. A tal fine, i giudici hanno applicato il principio della soccombenza virtuale.

Le Motivazioni

La Corte ha valutato chi avrebbe vinto la causa se il processo fosse proseguito. Sulla base dell’orientamento ormai granitico, il ricorso della società sarebbe stato accolto. I giudici di secondo grado avevano errato nel non applicare la presunzione legale assoluta prevista dalla legge, entrando in un merito (la convenienza economica) che era loro precluso. L’Amministrazione Finanziaria era, quindi, la parte virtualmente soccombente.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per le imprese che investono in sponsorizzazioni sportive dilettantistiche: entro il tetto di 200.000 euro annui, tali costi sono considerati spese di pubblicità e, come tali, interamente deducibili, a patto che la sponsorizzazione sia reale e documentata. La decisione finale di condannare l’Agenzia delle Entrate (in qualità di parte virtualmente soccombente) al pagamento di metà delle spese legali, compensando l’altra metà, sancisce la correttezza dell’operato originario del contribuente e funge da monito contro accertamenti fiscali che non tengono conto di presunzioni legali consolidate.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche sono sempre deducibili?
Sì, secondo quanto emerge dall’ordinanza, tali spese si presumono in modo assoluto come spese di pubblicità e sono integralmente deducibili, a condizione che l’importo annuo non superi i 200.000 euro. La deducibilità è subordinata al fatto che i corrispettivi siano volti alla promozione dell’immagine o dei prodotti dello sponsor e che l’associazione sportiva svolga una specifica attività promozionale in cambio.

L’amministrazione finanziaria può contestare la deducibilità di queste spese perché le ritiene economicamente non convenienti o sproporzionate?
No. La Corte ha ribadito che la Legge n. 289/2002 stabilisce una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità. Di conseguenza, l’amministrazione finanziaria non può disconoscere la deducibilità basandosi su proprie valutazioni circa la convenienza economica o il ritorno di immagine dell’operazione, purché siano rispettate le condizioni previste dalla norma.

Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate annulla un avviso di accertamento mentre il processo è in corso?
In tale circostanza, il giudice dichiara la ‘cessazione della materia del contendere’, poiché la disputa originaria non esiste più. La decisione sulle spese legali viene quindi presa applicando il principio della ‘soccombenza virtuale’, cioè valutando quale delle parti avrebbe verosimilmente vinto la causa se il processo fosse giunto a una conclusione di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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