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Spese di sponsorizzazione: quando sono deducibili?

La Corte di Cassazione ha confermato la deducibilità delle spese di sponsorizzazione sostenute da un’azienda, distinguendo i criteri applicabili. Per le sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, vige una presunzione assoluta di inerenza. Per le altre, la deducibilità si basa su una valutazione qualitativa del potenziale ritorno d’immagine. Il ricorso dell’Agenzia delle Entrate è stato rigettato.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

La Deducibilità delle Spese di Sponsorizzazione: Chiarimenti dalla Cassazione

Le spese di sponsorizzazione rappresentano un importante strumento di marketing per le aziende, ma la loro deducibilità fiscale è spesso oggetto di contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri da adottare per determinare l’inerenza di tali costi, distinguendo nettamente tra sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche (ASD) e quelle verso altre società commerciali.

I Fatti di Causa

Una società si vedeva notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi per sponsorizzazioni sostenuti nell’anno 2015 ai fini IVA, IRES e IRAP. I costi erano relativi a due distinti contratti: uno con una società a responsabilità limitata e l’altro con un’associazione sportiva dilettantistica (ASD).

Mentre la Commissione Tributaria di primo grado dava ragione al Fisco, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado ribaltava la decisione, riconoscendo la piena inerenza dei costi e annullando l’atto impositivo. L’Agenzia delle Entrate proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando una violazione delle norme sull’inerenza dei costi.

La Decisione della Corte: La Distinzione Fondamentale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione di secondo grado ma precisandone e correggendone le motivazioni in diritto. I giudici hanno stabilito che i due rapporti di sponsorizzazione dovevano essere analizzati sulla base di due regimi normativi differenti, portando a conclusioni diverse sulla prova dell’inerenza.

Analisi delle diverse tipologie di spese di sponsorizzazione

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra il regime applicabile alle ASD e quello ordinario. Per le prime, opera una presunzione legale di inerenza che solleva l’azienda da un onere probatorio altrimenti gravoso. Per le seconde, invece, è necessario dimostrare il collegamento qualitativo tra la spesa e l’attività d’impresa.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su due binari paralleli, uno per ciascun contratto di sponsorizzazione.

Spese di sponsorizzazione verso Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD)

Per il costo sostenuto a favore dell’ASD, la Corte ha affermato l’applicabilità dell’art. 90, comma 8, della legge n. 289 del 2002. Questa norma stabilisce una presunzione assoluta di inerenza e congruità per le spese di sponsorizzazione a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche, a condizione che i corrispettivi siano destinati alla promozione dell’immagine o dei prodotti dello sponsor e che sia riscontrabile una specifica attività del beneficiario. Tale presunzione solleva il contribuente dall’onere di provare il ritorno economico dell’investimento.

Spese di sponsorizzazione a favore di altre imprese

Per il costo sostenuto a favore della società a responsabilità limitata, non potendo operare la presunzione di cui sopra, la Corte ha applicato i principi generali sull’inerenza. Ha chiarito che l’inerenza non va valutata in termini quantitativi o di utilità immediata, ma secondo un giudizio di carattere qualitativo. È sufficiente dimostrare che la spesa sia collegata all’attività d’impresa, anche in via indiretta, potenziale o in proiezione futura. Nel caso di specie, il giudice di merito aveva correttamente accertato la correlazione tra l’utilizzo del marchio e la potenziale utilità per l’attività dell’impresa sponsor, ritenendo la spesa inerente sotto il profilo qualitativo.

La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile il motivo di ricorso con cui l’Agenzia contestava l’effettiva esistenza delle prestazioni pubblicitarie (striscioni, cartelloni, ecc.). Secondo i giudici, il fatto che la stessa Agenzia ammettesse l’esistenza di una forma di pubblicità (adesivi sulle autovetture) rendeva la questione una mera disputa sull’inadempimento contrattuale, irrilevante ai fini della deducibilità del costo, e non sulla sua inesistenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

Questa ordinanza offre importanti indicazioni operative per le imprese:

1. Sponsorizzazioni a ASD: Le sponsorizzazioni a favore di associazioni e società sportive dilettantistiche godono di un regime fiscale di favore. La spesa è presunta inerente per legge, semplificando notevolmente l’onere probatorio per l’azienda.
2. Sponsorizzazioni Commerciali: Per le sponsorizzazioni verso altri soggetti commerciali, è fondamentale poter dimostrare la potenziale utilità per l’attività d’impresa. La prova non deve riguardare il risultato economico (maggiore fatturato), ma il collegamento qualitativo con l’attività, come la promozione del marchio e dell’immagine aziendale.
3. Documentazione: È cruciale documentare non solo il costo, ma anche la natura della spesa e la sua destinazione alla produzione, per poter dimostrare, in caso di controllo, la sua correlazione con l’attività imprenditoriale svolta.

Quando le spese di sponsorizzazione a favore di un’associazione sportiva dilettantistica (ASD) sono deducibili?
Sono considerate deducibili in base a una presunzione assoluta di legge (art. 90, L. 289/2002), a condizione che i corrispettivi siano destinati a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor e che l’ASD svolga una specifica attività a fronte del pagamento.

Quale criterio si usa per valutare la deducibilità delle spese di sponsorizzazione verso un’altra società commerciale?
Si utilizza un criterio qualitativo. Non è necessario dimostrare un aumento del fatturato, ma è sufficiente provare che la spesa sia potenzialmente utile a promuovere l’attività dell’impresa, anche in via indiretta o in proiezione futura, ad esempio per migliorare l’immagine del marchio.

Se il soggetto sponsorizzato non realizza tutte le forme di pubblicità previste dal contratto, il costo diventa indeducibile?
No. Secondo la Corte, se almeno una parte della prestazione pubblicitaria è stata eseguita (come l’apposizione di adesivi), la questione riguarda un eventuale inadempimento contrattuale tra le parti e non l’inesistenza o la mancanza di inerenza del costo, che quindi rimane deducibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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