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Spese di sponsorizzazione: presunzione di deducibilità

Una società di autotrasporti si è vista contestare la deducibilità dei costi per la sponsorizzazione di una società sportiva dilettantistica. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, ribadendo che le spese di sponsorizzazione godono di una presunzione legale assoluta di deducibilità ai sensi dell’art. 90 della L. 289/2002. Tale presunzione impedisce all’amministrazione finanziaria di sindacare l’inerenza o la congruità del costo, a condizione che siano rispettati specifici requisiti, come la finalità promozionale e l’effettiva attività svolta dal soggetto sponsorizzato.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: La Cassazione Conferma la Deducibilità Assoluta

Le spese di sponsorizzazione rappresentano un investimento cruciale per molte aziende che desiderano promuovere la propria immagine. Tuttavia, la loro deducibilità fiscale è spesso oggetto di contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza, confermando un principio fondamentale a tutela delle imprese che investono nello sport dilettantistico: la presunzione legale assoluta di inerenza e congruità di tali costi.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una società di autotrasporti. L’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità dei costi sostenuti per la sponsorizzazione di una associazione sportiva dilettantistica, riqualificandoli come erogazioni liberali e, quindi, indeducibili. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione all’Agenzia, ritenendo che mancasse la prova di un ritorno economico e che le spese fossero sproporzionate. L’azienda, ritenendo errata tale interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

Analisi della Corte e la Disciplina delle Spese di Sponsorizzazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza della CTR. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma, considerata speciale rispetto alla disciplina generale sulla deducibilità dei costi (Art. 109 del TUIR), introduce una ‘presunzione legale assoluta’ sulla natura di tali spese.

Secondo la Corte, le spese di sponsorizzazione a favore di compagini sportive dilettantistiche sono considerate, per definizione, spese di pubblicità e non di rappresentanza, a patto che siano soddisfatte precise condizioni:
1. Soggetto sponsorizzato: Deve essere una compagine sportiva dilettantistica.
2. Finalità: I corrispettivi erogati devono essere destinati alla promozione dell’immagine o dei prodotti del soggetto sponsor.
3. Controprestazione: Deve esistere una specifica attività promozionale svolta dal beneficiario (es. esposizione del marchio su divise, cartelloni, etc.).
4. Limite quantitativo: Deve essere rispettato il limite di spesa previsto dalla norma.

Se questi requisiti sono soddisfatti, il costo si presume inerente e congruo, e l’Amministrazione Finanziaria non può contestarne la deducibilità basandosi su valutazioni di convenienza economica o sull’assenza di un ritorno commerciale diretto e immediato.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici hanno sottolineato che la CTR ha commesso un errore fondamentale: ha applicato i principi generali di inerenza e antieconomicità, ignorando la portata della norma speciale. La legge del 2002 è stata creata con lo scopo preciso di incentivare gli investimenti nello sport dilettantistico, riconoscendone la valenza sociale. Per raggiungere questo obiettivo, il legislatore ha volutamente introdotto un regime agevolativo, stabilendo una presunzione che solleva l’imprenditore dall’onere di provare la convenienza economica della sponsorizzazione.

La Corte ha ribadito che non è compito del giudice tributario sindacare le scelte strategiche dell’imprenditore. Negare la deducibilità sulla base di una presunta ‘antieconomicità’ o sproporzione equivarrebbe a vanificare l’intento del legislatore. La presunzione legale assoluta serve proprio a evitare questo tipo di valutazione discrezionale da parte del Fisco, fornendo certezza giuridica alle imprese.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole ai contribuenti. Le imprese che investono in spese di sponsorizzazione a favore dello sport dilettantistico possono contare su una solida protezione legale per la deducibilità di tali costi. È essenziale, tuttavia, formalizzare correttamente il contratto di sponsorizzazione e assicurarsi che la società sportiva svolga effettivamente le attività promozionali pattuite. In presenza di questi elementi, qualsiasi contestazione basata sulla presunta mancanza di inerenza o sulla congruità della spesa è destinata a soccombere, come chiaramente affermato dalla Suprema Corte.

Le spese di sponsorizzazione a favore di una società sportiva dilettantistica sono sempre deducibili?
Sì, sono considerate deducibili in via presuntiva a condizione che il soggetto sponsorizzato sia una compagine sportiva dilettantistica, che la sponsorizzazione miri a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor e che il beneficiario ponga in essere una specifica attività promozionale.

L’Agenzia delle Entrate può contestare la deducibilità di una sponsorizzazione sportiva perché la ritiene ‘antieconomica’ o sproporzionata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma speciale (art. 90, L. 289/2002) istituisce una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità. Questo preclude all’Amministrazione Finanziaria di svolgere valutazioni sulla convenienza economica o sulla proporzionalità della spesa, se i requisiti di legge sono rispettati.

Qual è la differenza tra spese di sponsorizzazione e spese di rappresentanza in questo contesto?
La legge stabilisce che i costi per la sponsorizzazione sportiva dilettantistica, se rispettano le condizioni previste, sono qualificati ‘a priori’ come spese di pubblicità, integralmente deducibili. Non possono essere riqualificati come spese di rappresentanza (soggette a limiti di deducibilità) o come erogazioni liberali (generalmente indeducibili).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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