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Spese di sponsorizzazione: limiti alla deducibilità

Una società ha contestato degli avvisi di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate negava la deducibilità di costi per sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive. La Corte di Cassazione ha accolto in parte il ricorso, stabilendo che le spese di sponsorizzazione fino a 200.000 euro godono di una presunzione legale assoluta di inerenza. Inoltre, ha chiarito che il “raddoppio dei termini” per l’accertamento non si applica all’IRAP. La sentenza è stata cassata con rinvio per un nuovo esame.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: la Cassazione fissa i paletti per la deducibilità

Le spese di sponsorizzazione rappresentano per molte aziende un importante strumento di marketing. Tuttavia, la loro deducibilità fiscale è spesso oggetto di contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, in particolare per le sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, e sull’applicazione del cosiddetto “raddoppio dei termini” per l’accertamento fiscale.

I fatti di causa

Una società operante nel settore dell’installazione di impianti elettrici si è vista notificare tre avvisi di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di costi sostenuti per sponsorizzare alcune associazioni sportive dilettantistiche negli anni d’imposta 2006, 2007 e 2008.

Secondo il Fisco, una parte dei costi era relativa a operazioni parzialmente inesistenti, mentre un’altra parte era considerata non inerente all’attività d’impresa. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato piena ragione all’Agenzia, confermando il recupero fiscale nella sua interezza. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

L’analisi della Corte di Cassazione sulle spese di sponsorizzazione

La Suprema Corte ha esaminato i vari motivi di ricorso, accogliendone due di fondamentale importanza, che hanno portato alla cassazione della sentenza impugnata. I punti centrali della decisione riguardano la presunzione di inerenza per le sponsorizzazioni sportive e l’ambito di applicazione del raddoppio dei termini di accertamento.

La presunzione assoluta di inerenza

Il punto più rilevante della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per le spese di sponsorizzazione erogate a favore di associazioni sportive dilettantistiche, la legge prevede una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità, a condizione che:

1. L’importo non superi i 200.000 euro annui.
2. Il soggetto sponsorizzato sia effettivamente una compagine sportiva dilettantistica.
3. La sponsorizzazione miri a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor.
4. Il soggetto sponsorizzato abbia posto in essere una specifica attività promozionale (es. apposizione del marchio su divise, striscioni, etc.).

La Corte ha stabilito che la CTR ha errato nel richiedere un’ulteriore e generica verifica dell’inerenza, scontrandosi con la presunzione fissata dalla norma. Una volta soddisfatte le condizioni di legge, il costo deve essere considerato deducibile senza che l’Ufficio possa contestarne la natura o l’utilità economica.

Il raddoppio dei termini e l’esclusione dell’IRAP

Un altro motivo di ricorso accolto riguarda l’inapplicabilità del “raddoppio dei termini” di accertamento all’IRAP. La Cassazione ha affermato che tale meccanismo, previsto in caso di obbligo di denuncia per reati fiscali, non si estende all’Imposta Regionale sulle Attività Produttive. La ragione risiede nel fatto che le violazioni relative alla disciplina dell’IRAP non sono presidiate da sanzioni penali. Di conseguenza, il presupposto per il raddoppio dei termini viene a mancare.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente tra il principio generale di inerenza dei costi, che richiede una prova a carico del contribuente, e la disciplina speciale prevista per le sponsorizzazioni sportive. Quest’ultima introduce un’agevolazione volta a incentivare il sostegno allo sport dilettantistico, stabilendo una presunzione che solleva il contribuente da un onere probatorio altrimenti gravoso. Richiedere una prova aggiuntiva di inerenza, come fatto dalla CTR, significherebbe vanificare la portata della norma agevolativa.

Per quanto riguarda l’IRAP, la motivazione è strettamente giuridica: il raddoppio dei termini è legato indissolubilmente all’esistenza di una fattispecie penalmente rilevante. Poiché la normativa IRAP non prevede reati, l’estensione di tale istituto sarebbe illegittima e priva di fondamento normativo.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti indicazioni pratiche per le imprese. In primo luogo, conferma la solidità della presunzione legale di deducibilità per le spese di sponsorizzazione a favore dello sport dilettantistico entro il limite di 200.000 euro, a patto che i requisiti formali e sostanziali siano rispettati. Le aziende possono quindi pianificare tali investimenti con maggiore certezza fiscale. In secondo luogo, pone un chiaro limite all’azione accertatrice dell’Amministrazione Finanziaria, escludendo l’applicazione del raddoppio dei termini per l’IRAP e rafforzando le garanzie del contribuente.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche sono sempre deducibili?
Sì, secondo la sentenza, esiste una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità per queste spese fino a un importo di 200.000 euro annui, a condizione che la sponsorizzazione sia finalizzata a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor e che l’associazione sportiva svolga effettivamente un’attività promozionale.

Il “raddoppio dei termini” per l’accertamento fiscale si applica anche all’IRAP?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il raddoppio dei termini di accertamento, previsto quando sussiste l’obbligo di denuncia penale per reati fiscali, non si applica all’IRAP, poiché le violazioni delle disposizioni relative a questa imposta non costituiscono reato.

Cosa deve dimostrare un’azienda per dedurre i costi di sponsorizzazione sportiva sotto i 200.000 euro?
L’azienda deve dimostrare che: a) il beneficiario è un’associazione sportiva dilettantistica, b) la spesa rientra nel limite quantitativo, c) l’obiettivo è promuovere l’immagine o i prodotti aziendali, e d) l’associazione ha concretamente svolto attività promozionali. Soddisfatte queste condizioni, non è necessaria un’ulteriore prova di inerenza della spesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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