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Spese di sponsorizzazione: la presunzione di deducibilità

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce i limiti della deducibilità delle spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche. Il caso riguarda un agente di commercio a cui l’Agenzia delle Entrate contestava la deducibilità di tali costi. La Corte ha confermato la validità di una presunzione legale assoluta che, al ricorrere di specifiche condizioni, rende i costi deducibili senza che l’amministrazione finanziaria possa valutarne l’inerenza o la congruità economica.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Le Spese di Sponsorizzazione e la Presunzione Assoluta di Deducibilità

Le spese di sponsorizzazione rappresentano uno strumento fondamentale per le imprese che desiderano promuovere il proprio marchio e i propri prodotti. Tuttavia, la loro deducibilità fiscale è spesso oggetto di contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale a tutela del contribuente, relativo alle sponsorizzazioni a favore di associazioni sportive dilettantistiche, consolidando l’esistenza di una presunzione legale di deducibilità.

I Fatti del Caso: Una Sponsorizzazione Contestata

Il caso esaminato dalla Corte Suprema riguardava un agente di commercio nel settore degli esplosivi industriali. L’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento con cui disconosceva la deducibilità delle spese sostenute dal contribuente per la sponsorizzazione di un’associazione sportiva dilettantistica locale. Secondo l’Amministrazione, tali costi non erano inerenti né congrui rispetto all’attività svolta.

Il contribuente aveva impugnato l’atto, ma il ricorso era stato inizialmente respinto. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva riformato la decisione, annullando la pretesa fiscale sulle spese di sponsorizzazione. La Commissione aveva ritenuto operante una presunzione legale assoluta sulla natura pubblicitaria di tali costi, sulla loro inerenza e congruità. L’Agenzia delle Entrate, non accettando la decisione, ha presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulle Spese di Sponsorizzazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione dei giudici di secondo grado e condannando l’Amministrazione al pagamento delle spese legali. La Corte ha chiarito che la normativa speciale in materia prevale sul regime generale di deducibilità dei costi.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma, sebbene oggi abrogata ma applicabile ai fatti di causa, introduceva una deroga al principio generale dell’inerenza dei costi previsto dall’art. 109 del TUIR.

La Presunzione Legale dell’Art. 90, Legge 289/2002

I giudici hanno affermato che la norma in questione stabilisce una presunzione assoluta sulla natura di spesa pubblicitaria per le erogazioni liberali a favore di associazioni sportive dilettantistiche, fino a un importo di 200.000 euro. Tale presunzione copre sia l’inerenza sia la congruità del costo, impedendo all’Amministrazione Finanziaria di metterle in discussione sulla base di una presunta antieconomicità.

Affinché tale presunzione operi, devono essere soddisfatte quattro condizioni precise:
1. Il soggetto sponsorizzato deve essere una compagine sportiva dilettantistica.
2. Deve essere rispettato il limite quantitativo di spesa previsto dalla norma.
3. La sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine e i prodotti dello sponsor.
4. Il soggetto sponsorizzato deve aver effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.

Nel caso di specie, la Commissione Tributaria Regionale aveva accertato che tutte queste condizioni erano state soddisfatte dal contribuente, il quale aveva fornito prove come assegni e fotografie a dimostrazione dell’avvenuta promozione. Pertanto, la riconduzione dei costi nell’ambito della norma speciale era corretta.

L’Insindacabilità del Merito e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Cassazione ha inoltre respinto le censure dell’Agenzia delle Entrate relative a una presunta omessa valutazione di fatti decisivi, come la presunta antieconomicità dell’investimento o la scarsa visibilità della promozione. La Corte ha chiarito che, una volta accertata l’operatività della presunzione legale assoluta, qualsiasi ulteriore indagine sulla convenienza economica della spesa diventa irrilevante. La presunzione legale, per sua natura, preclude questo tipo di valutazione.

Il tentativo dell’Agenzia di mettere in discussione l’adeguatezza delle prove è stato qualificato come un inammissibile tentativo di ottenere un nuovo esame del merito della vicenda, compito che non rientra nelle funzioni della Corte di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

Questa ordinanza rafforza un importante principio a favore delle imprese che investono in sponsorizzazioni sportive. Le aziende che sostengono spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche, entro i limiti di legge, possono contare su una forte tutela legale. L’onere della prova a carico del contribuente si concentra sulla dimostrazione che la sponsorizzazione sia effettivamente avvenuta e che il soggetto sponsorizzato sia una ASD. Una volta fornita questa prova, non è necessario dimostrare il ritorno economico dell’investimento o la sua convenienza, poiché la legge presume in via assoluta l’inerenza e la congruità della spesa.

Cosa significa ‘presunzione assoluta’ per le spese di sponsorizzazione a favore di ASD?
Significa che, se vengono rispettate determinate condizioni previste dalla legge (come il limite di importo e la natura del soggetto sponsorizzato), la spesa è automaticamente considerata pubblicitaria, inerente e congrua. L’Amministrazione Finanziaria non può contestare questa natura, nemmeno se ritiene l’operazione antieconomica.

Quali condizioni devono essere soddisfatte perché si applichi questa presunzione?
Le condizioni sono quattro: 1) il soggetto sponsorizzato deve essere una società sportiva dilettantistica; 2) la spesa deve rientrare nel limite quantitativo fissato dalla legge (originariamente 200.000 euro); 3) la sponsorizzazione deve avere lo scopo di promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor; 4) l’associazione sportiva deve aver effettivamente svolto l’attività promozionale pattuita.

Può l’Agenzia delle Entrate contestare la deducibilità di una sponsorizzazione sportiva se la ritiene un investimento sproporzionato o poco efficace?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta che sono soddisfatte le quattro condizioni per l’applicazione della presunzione assoluta, l’Amministrazione Finanziaria non può sindacare la convenienza economica o l’efficacia promozionale della spesa. La presunzione legale preclude qualsiasi ulteriore indagine su questi aspetti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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