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Spese di sponsorizzazione: la deducibilità è presunta

Una società attiva nel commercio all’ingrosso di fiori ha contestato avvisi di accertamento che negavano la deducibilità delle spese di sponsorizzazione a favore di un’associazione sportiva dilettantistica. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5042/2025, ha accolto il ricorso della società, ribadendo che l’art. 90 della Legge 289/2002 istituisce una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità per tali spese, se destinate alla promozione dell’immagine o dei prodotti dello sponsor. Il caso è stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: Quando la Deducibilità è Garantita per Legge

Le spese di sponsorizzazione rappresentano uno strumento di marketing fondamentale per molte aziende. Tuttavia, la loro deducibilità fiscale è spesso oggetto di contenzioso con l’Amministrazione Finanziaria. Con la sentenza n. 5042 del 26 febbraio 2025, la Corte di Cassazione ha consolidato un principio cruciale a favore delle imprese che investono in associazioni sportive dilettantistiche, chiarendo i confini della presunzione legale di deducibilità.

I Fatti del Caso: Una Sponsorizzazione Contestata dal Fisco

Una società operante nel settore dell’import-export di fiori aveva dedotto, per gli anni d’imposta 2006 e 2007, costi per un totale di 80.000 euro a titolo di sponsorizzazione di un’associazione sportiva dilettantistica di rally femminile. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo tali spese non inerenti all’attività d’impresa, aveva emesso due avvisi di accertamento per recuperare le imposte non versate.

L’Iter Giudiziario: Dalle Commissioni Tributarie alla Cassazione

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, accogliendo i suoi ricorsi. Successivamente, però, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate. La questione è quindi approdata dinanzi alla Corte di Cassazione, chiamata a dirimere la controversia e a stabilire la corretta interpretazione della normativa applicabile.

La questione procedurale sulla tempestività dell’appello

Prima di entrare nel merito, la Corte ha esaminato e rigettato i motivi preliminari della società ricorrente, che lamentava la tardività dell’appello presentato dall’Agenzia delle Entrate in secondo grado. La Cassazione ha ritenuto infondate tali censure, confermando che il procedimento di notifica dell’appello si era svolto correttamente e nei termini di legge, nonostante un primo tentativo di notifica non andato a buon fine per cause non imputabili all’Agenzia.

Spese di Sponsorizzazione e Presunzione Legale: Le Motivazioni della Corte

Il fulcro della decisione risiede nell’analisi dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. La Corte di Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui questa norma introduce una presunzione legale assoluta circa la natura pubblicitaria (e non di rappresentanza) delle spese di sponsorizzazione erogate a favore di associazioni sportive dilettantistiche.

Questo significa che, se determinate condizioni sono rispettate, il costo è automaticamente considerato una spesa di pubblicità e, di conseguenza, integralmente deducibile dal reddito d’impresa. La presunzione opera a condizione che:

1. Il soggetto sponsorizzato sia una compagine sportiva dilettantistica.
2. Venga rispettato il limite quantitativo di spesa previsto dalla norma (all’epoca 200.000 euro annui).
3. La sponsorizzazione miri a promuovere l’immagine e i prodotti dello sponsor.
4. Il soggetto sponsorizzato abbia effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.

Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che il giudice di secondo grado non aveva correttamente applicato questo principio, omettendo di verificare la sussistenza di tali presupposti. Poiché non era mai stato messo in discussione dall’Agenzia che l’attività promozionale fosse stata svolta e i pagamenti regolarmente effettuati, la presunzione legale doveva operare pienamente.

Conclusioni: Un Principio Chiaro per le Imprese

La sentenza della Cassazione rafforza un principio di fondamentale importanza per le aziende che investono nello sport dilettantistico. La presunzione assoluta di deducibilità delle spese di sponsorizzazione fornisce una notevole certezza giuridica, a patto che siano rispettate le condizioni stabilite dalla legge. La decisione impugnata è stata quindi cassata, e il caso è stato rinviato alla Corte di Giustizia Tributaria della Toscana, che dovrà riesaminare la vicenda attenendosi a questo chiaro principio di diritto.

Cosa stabilisce la legge sulla deducibilità delle spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche?
L’art. 90, comma 8, della Legge 289/2002 stabilisce che i corrispettivi erogati a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche, fino a un importo annuo di 200.000 euro, costituiscono per il soggetto erogante spesa di pubblicità, integralmente deducibile.

La presunzione di deducibilità di queste spese può essere contestata dall’Agenzia delle Entrate?
No, secondo la Corte di Cassazione si tratta di una presunzione legale assoluta. Ciò significa che se le condizioni previste dalla norma sono soddisfatte, l’Agenzia delle Entrate non può contestare l’inerenza o la congruità della spesa; la sua natura pubblicitaria è presunta per legge.

Quali sono le condizioni per beneficiare della presunzione di deducibilità?
Le condizioni sono quattro: a) il soggetto sponsorizzato deve essere una compagine sportiva dilettantistica; b) la spesa deve rientrare nel limite quantitativo fissato dalla legge; c) l’obiettivo deve essere la promozione dell’immagine o dei prodotti dello sponsor; d) l’associazione sportiva deve aver effettivamente svolto una specifica attività promozionale a fronte del corrispettivo ricevuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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