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Spese di sponsorizzazione: i requisiti per dedurle

Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema della deducibilità delle spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche. Il caso riguardava un agente di commercio a cui l’Agenzia delle Entrate aveva negato la deduzione di tali costi. La Corte ha chiarito che, sebbene esista una presunzione legale sulla natura pubblicitaria di queste spese, il contribuente deve comunque dimostrare che l’associazione sponsorizzata abbia effettivamente svolto l’attività promozionale pattuita. In mancanza di tale prova, il costo non è deducibile. La stessa sorte è toccata alle spese di ristorazione, ritenute non deducibili per mancata prova della loro inerenza all’attività d’impresa.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: Quando Sono Deducibili? L’Analisi della Cassazione

Le spese di sponsorizzazione rappresentano un importante strumento di marketing per le imprese, ma la loro deducibilità fiscale può nascondere delle insidie. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per dedurre il costo, non basta avere un contratto, ma è necessario provare che la prestazione pubblicitaria sia stata effettivamente eseguita. Analizziamo insieme questo caso per capire quali sono i requisiti che le aziende devono rispettare per non incorrere in contestazioni da parte del Fisco.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a un agente di commercio, con cui l’Agenzia delle Entrate disconosceva la deducibilità di alcuni costi relativi all’anno 2008. In particolare, venivano contestati:
* 17.500 euro per spese di sponsorizzazione a favore di un’associazione sportiva dilettantistica.
* Oltre 5.600 euro per spese di ristorazione sostenute in giorni non lavorativi o per più coperti.

Il contribuente ha impugnato l’atto, ma i suoi ricorsi sono stati respinti sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia da quella Regionale. Quest’ultima, in particolare, aveva negato la deducibilità dei costi di sponsorizzazione ritenendo che il contribuente non avesse dimostrato la loro stretta connessione con le finalità imprenditoriali e il relativo ritorno economico. Di qui, il ricorso in Cassazione.

La Presunzione Legale sulle Spese di Sponsorizzazione

Il contribuente ha basato la sua difesa sull’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma stabilisce una presunzione legale assoluta secondo cui le spese per la promozione dell’immagine o dei prodotti, sostenute a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche (fino a 200.000 euro), costituiscono spese di pubblicità.

La Corte di Cassazione ha confermato la validità di questo principio, specificando che tale presunzione copre sia l’inerenza che la congruità del costo, derogando al regime generale. In altre parole, l’Amministrazione Finanziaria non può contestare la deducibilità di queste spese sulla base di una presunta antieconomicità.

Tuttavia, la Corte ha sottolineato un requisito imprescindibile affinché questa presunzione possa operare: il soggetto sponsorizzato deve aver effettivamente posto in essere la specifica attività promozionale pattuita.

L’Onere della Prova: Il Punto Cruciale

La decisione della Commissione Tributaria Regionale, seppur con una motivazione parzialmente errata in diritto (laddove richiedeva la prova del ‘ritorno economico’), è stata confermata nel suo esito finale. La vera ratio decidendi della sentenza di merito, infatti, risiedeva nella constatazione che il contribuente non aveva fornito alcuna prova dell’effettiva attività promozionale svolta in suo favore dall’associazione sportiva. La presunzione legale non esonera il contribuente dal dimostrare il fatto storico che ne costituisce il presupposto: l’avvenuta esecuzione della prestazione.

La Questione dei Costi di Ristorazione

Anche il motivo di ricorso relativo alle spese di ristorazione è stato respinto. Il contribuente le qualificava come spese di rappresentanza, ma la Corte ha ribadito che, per essere deducibili, tali costi devono soddisfare i requisiti di inerenza stabiliti dal D.M. 19 novembre 2008. I giudici di merito avevano accertato, con una valutazione di fatto insindacabile in sede di legittimità, che il contribuente non aveva offerto la prova dell’inerenza di tali spese. Di conseguenza, anche questa censura è stata ritenuta inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente basandosi su un principio chiaro: le presunzioni legali, anche quelle assolute, non eliminano la necessità di provare il fatto storico su cui si fondano. Nel caso delle spese di sponsorizzazione verso associazioni sportive, la presunzione di pubblicità scatta solo se si dimostra che la prestazione promozionale è stata realmente eseguita. L’onere di fornire tale prova spetta al contribuente. La valutazione di questa prova è compito del giudice di merito e non può essere riesaminata in Cassazione se non per vizi procedurali specifici. La mancanza di questa prova fondamentale ha reso irrilevanti le altre argomentazioni, portando al rigetto del ricorso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Aziende

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica. Le aziende che investono in sponsorizzazioni, specialmente nel settore sportivo dilettantistico, non possono limitarsi a stipulare un contratto e a effettuare un pagamento. È essenziale documentare e conservare con cura le prove dell’effettiva attività promozionale svolta dal soggetto sponsorizzato. Questo può includere fotografie di striscioni, copie di materiale pubblicitario, screenshot di siti web o social media, e qualsiasi altro elemento che attesti l’adempimento degli obblighi contrattuali. Affidarsi unicamente alla presunzione legale, senza un solido supporto probatorio, espone al rischio concreto di vedersi disconoscere la deducibilità del costo in caso di verifica fiscale.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche sono sempre deducibili?
No. Sebbene la legge preveda una presunzione legale che qualifica tali spese come costi di pubblicità (entro un limite di 200.000 euro), questa presunzione opera solo se il contribuente è in grado di dimostrare che l’associazione sportiva ha effettivamente svolto le attività promozionali concordate.

Quale prova deve fornire un’azienda per dedurre le spese di sponsorizzazione?
L’azienda deve fornire la prova concreta che la prestazione pubblicitaria è stata eseguita. Questa prova può consistere in fotografie, materiale pubblicitario, evidenze da siti web o qualsiasi altro documento che attesti l’effettivo svolgimento dell’attività promozionale da parte del soggetto sponsorizzato.

Perché le spese di ristorazione sono state considerate non deducibili in questo caso?
Le spese di ristorazione sono state ritenute non deducibili perché il contribuente non ha fornito la prova della loro ‘inerenza’ all’attività d’impresa. I giudici hanno stabilito che mancava la dimostrazione che tali costi fossero stati sostenuti per finalità promozionali o di pubbliche relazioni, come richiesto dalla normativa fiscale per le spese di rappresentanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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