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Spese di sponsorizzazione e onere della prova

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di contestazione di spese di sponsorizzazione per presunta sovrafatturazione, spetta all’Amministrazione Finanziaria fornire indizi della parziale inesistenza dell’operazione. Una volta forniti, l’onere della prova si sposta sul contribuente, che deve dimostrare l’effettività e la congruità della spesa. La presunzione di inerenza non è sufficiente a superare la contestazione sull’esistenza del costo.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: La Cassazione definisce l’Onere della Prova in caso di Sovrafatturazione

Le spese di sponsorizzazione rappresentano uno strumento fondamentale per le imprese che desiderano promuovere la propria immagine. Tuttavia, la loro deducibilità fiscale può diventare oggetto di contenzioso, specialmente quando l’Amministrazione Finanziaria ne contesta l’effettiva congruità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla ripartizione dell’onere della prova tra Fisco e contribuente in caso di presunta sovrafatturazione, un tema di grande rilevanza pratica per le aziende.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore della meccanica e i suoi soci si vedevano notificare diversi avvisi di accertamento per IVA, IRAP e IRPEF relativi a due annualità d’imposta. Il Fisco contestava la deducibilità di alcune spese di sponsorizzazione erogate a favore di un’associazione sportiva dilettantistica locale, sostenendo che le prestazioni fossero state sovrafatturate e, quindi, parzialmente inesistenti.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alla società, ritenendo che il Fisco non avesse adeguatamente provato la sproporzione dei costi e che, in ogni caso, operasse una presunzione legale di inerenza per tali spese. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero erroneamente invertito l’onere della prova.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Spese di Sponsorizzazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e rinviando la causa a un nuovo giudizio. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta applicazione delle regole sull’onere della prova quando viene contestata l’esistenza oggettiva (anche solo parziale) di un’operazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito un principio fondamentale: quando l’Amministrazione Finanziaria contesta la sovrafatturazione, e quindi la parziale inesistenza oggettiva di un’operazione, ha l’onere di fornire elementi, anche in forma di indizi o presunzioni, che supportino la sua tesi. Tali indizi possono includere la sproporzione evidente tra il prezzo pagato e il valore di mercato della prestazione, la comparazione con operazioni simili o la scarsa attendibilità economica dell’operazione rispetto ai benefici attesi.

Nel caso di specie, il Fisco aveva fornito diversi elementi indiziari:
1. Una comparazione tra le sponsorizzazioni della società dilettantistica e quelle di una società professionistica.
2. L’evidente sproporzione tra i costi sostenuti per la sponsorizzazione e i ricavi/utili conseguiti dall’impresa sponsor.
3. La descrizione di un meccanismo attraverso cui le somme pagate tornavano, in parte, nella disponibilità dello sponsorizzante.

Una volta che il Fisco ha assolto a questo suo onere iniziale, la palla passa al contribuente. Spetta a quest’ultimo, infatti, dimostrare l’effettiva esistenza e congruità dell’operazione contestata. Secondo la Cassazione, non è sufficiente esibire la fattura o la prova del pagamento, poiché questi documenti sono spesso utilizzati proprio per dare una parvenza di realtà a operazioni fittizie.

Inoltre, i giudici hanno specificato che la presunzione di inerenza prevista dall’art. 90 della L. 289/2002 per le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche non è applicabile quando la contestazione non riguarda l’inerenza della spesa, ma la sua stessa esistenza (nella misura dichiarata). La presunzione aiuta a qualificare la natura del costo, ma non può provarne l’effettività se questa è messa in discussione da seri indizi contrari.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un orientamento consolidato e invia un messaggio chiaro alle imprese: la formalità non basta. Per poter dedurre le spese di sponsorizzazione e difendersi da eventuali contestazioni di sovrafatturazione, è cruciale poter dimostrare non solo di aver pagato, ma anche di aver ricevuto una controprestazione adeguata e commisurata all’importo versato. Le aziende devono quindi dotarsi di documentazione idonea a provare il valore effettivo dei servizi di sponsorizzazione ricevuti, come analisi di mercato, report sull’esposizione del marchio e valutazioni sull’impatto pubblicitario. In assenza di prove concrete, il rischio di vedersi contestare la deducibilità dei costi, con le relative sanzioni, è molto elevato.

Chi deve provare la sovrafatturazione delle spese di sponsorizzazione?
Inizialmente, l’onere spetta all’Amministrazione Finanziaria, che deve fornire elementi indiziari (come la manifesta sproporzione del prezzo) a sostegno della contestazione. Successivamente, l’onere si sposta sul contribuente, che deve provare l’effettiva esistenza e congruità della prestazione ricevuta.

È sufficiente presentare la fattura e la prova del pagamento per dedurre le spese di sponsorizzazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’esibizione della fattura e la prova del pagamento non sono sufficienti a dimostrare l’effettività dell’operazione se il Fisco ha fornito validi indizi di inesistenza parziale (sovrafatturazione), poiché tali documenti vengono di regola usati per simulare operazioni fittizie.

La presunzione di inerenza per le sponsorizzazioni sportive protegge sempre dalla contestazione del Fisco?
No. La presunzione legale di inerenza per le spese a favore di associazioni sportive dilettantistiche riguarda la natura del costo, non la sua esistenza. Pertanto, non può essere invocata per superare una contestazione che verte sull’effettività della spesa o sulla sua congruità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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