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Spese di sponsorizzazione: deducibilità e prova

La Corte di Cassazione conferma la piena deducibilità delle spese di sponsorizzazione a favore di un’associazione sportiva dilettantistica, anche in assenza di un contratto scritto con data certa e a prescindere dalla congruità economica dell’operazione. Secondo l’ordinanza, l’art. 90 della Legge 289/2002 introduce una presunzione assoluta di inerenza, che richiede solo la prova dell’effettiva attività promozionale e del relativo pagamento, rendendo irrilevanti le valutazioni sull’antieconomicità della spesa sostenuta dall’impresa.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione: Quando Sono Deducibili Senza Prova di Congruità?

Le spese di sponsorizzazione rappresentano un tema cruciale per molte aziende, ponendo spesso dubbi sulla loro piena deducibilità fiscale. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, in particolare per i contributi erogati a favore di associazioni sportive dilettantistiche. La decisione ribadisce la validità di una presunzione legale assoluta di inerenza, che semplifica notevolmente l’onere della prova per il contribuente e limita il potere di sindacato dell’Amministrazione Finanziaria sulla convenienza economica dell’operazione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società per l’anno d’imposta 2008. L’Ufficio contestava la deducibilità di costi per sponsorizzazioni erogate a favore di un’associazione sportiva dilettantistica (A.S.D.) e di un’altra società. Secondo l’Agenzia, tali costi non erano deducibili in quanto l’operazione era ritenuta antieconomica, sproporzionata rispetto all’utile d’esercizio, e supportata da documentazione (fatture e assegni) considerata insufficiente a provarne la certezza e l’inerenza.

La Commissione Tributaria Regionale (C.T.R.) aveva dato ragione alla società, annullando l’accertamento. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme sull’onere della prova e l’omesso esame di fatti decisivi come l’antieconomicità dell’operazione e la genericità delle fatture.

La Disciplina delle Spese di Sponsorizzazione Sportiva

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002. Questa norma stabilisce una disciplina di favore per le erogazioni liberali e le spese di sponsorizzazione a favore di società e associazioni sportive dilettantistiche. La disposizione fissa una presunzione assoluta (che non ammette prova contraria) di inerenza per tali spese, a condizione che:

1. I corrispettivi siano destinati alla promozione dell’immagine o dei prodotti del soggetto erogante.
2. Il soggetto sponsorizzato abbia effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.

La Corte di Cassazione, richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha sottolineato che la ratio di questa norma non è puramente fiscale, ma ha finalità sociali e extrafiscali: promuovere e sostenere finanziariamente le attività sportive dilettantistiche.

La Decisione della Corte: Irrilevanza dell’Antieconomicità

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando la decisione di merito. I giudici hanno chiarito che, in presenza dei presupposti previsti dall’art. 90, la valutazione sulla congruità o sull’antieconomicità della spesa diventa irrilevante. La presunzione legale assoluta copre sia la natura pubblicitaria del costo sia la sua inerenza, senza che il contribuente debba fornire ulteriori prove sulla convenienza economica dell’investimento.

In altre parole, una volta dimostrato che il pagamento è avvenuto e che l’associazione sportiva ha svolto un’attività promozionale (es. esposizione del marchio su divise, cartelloni, etc.), il costo è integralmente deducibile. L’Agenzia non può contestarlo sostenendo che la spesa è sproporzionata rispetto al fatturato o all’utile della società sponsor.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato le argomentazioni dell’Agenzia punto per punto. In primo luogo, ha evidenziato che l’esistenza di un contratto di sponsorizzazione era stata riconosciuta dallo stesso Ufficio nel verbale di accertamento. La prova del pagamento, avvenuto tramite assegni, e la sua riconducibilità alle fatture emesse dall’A.S.D. sono state considerate sufficienti dal giudice di merito, e tale valutazione non poteva essere riesaminata in sede di legittimità.

In secondo luogo, per quanto riguarda la sponsorizzazione verso l’altra società, effettuata in un periodo non coperto da un contratto scritto, la Corte ha ribadito che il contratto di sponsorizzazione non richiede la forma scritta per essere valido. La prova dell’accordo può derivare dall’effettiva erogazione delle somme e dallo svolgimento dell’attività promozionale. Anche in questo caso, il criterio dell’antieconomicità è stato giudicato inconferente.

Infine, i giudici hanno concluso che la C.T.R. non aveva omesso di esaminare alcun fatto decisivo, ma aveva affrontato e risolto tutte le questioni sollevate, basando la propria decisione sulla corretta applicazione della norma speciale e sulla valutazione delle prove documentali fornite dal contribuente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di grande importanza per le imprese che investono in sponsorizzazioni sportive dilettantistiche. Le conclusioni pratiche sono le seguenti:

1. Presunzione Forte: Le spese di sponsorizzazione verso A.S.D. godono di una presunzione assoluta di inerenza, che le rende deducibili senza doverne dimostrare la convenienza economica.
2. Onere della Prova Semplificato: Al contribuente basta provare due elementi: l’avvenuto pagamento e l’effettiva esecuzione di una specifica attività promozionale da parte del soggetto sponsorizzato.
3. Documentazione Essenziale: È fondamentale conservare fatture, contratti (sebbene non obbligatori in forma scritta) e prove dei pagamenti tracciabili (come assegni o bonifici), nonché documentazione che attesti l’attività promozionale svolta (foto, materiale pubblicitario, etc.).

La decisione offre quindi una maggiore certezza giuridica alle aziende, incentivando il sostegno a un settore, quello sportivo dilettantistico, ritenuto dal legislatore meritevole di una tutela rafforzata anche sul piano fiscale.

Le spese di sponsorizzazione a favore di associazioni sportive dilettantistiche sono sempre deducibili?
Sì, sono considerate sempre inerenti e quindi deducibili, a condizione che l’azienda dimostri che il corrispettivo è stato pagato e che l’associazione sportiva ha effettivamente svolto una specifica attività promozionale per promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor. Questa regola si basa su una presunzione legale assoluta stabilita dall’art. 90, comma 8, della Legge 289/2002.

È necessario dimostrare che le spese di sponsorizzazione siano economicamente vantaggiose per l’azienda?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la norma speciale per le sponsorizzazioni sportive dilettantistiche introduce una presunzione assoluta di inerenza e congruità. Di conseguenza, l’Amministrazione Finanziaria non può contestare la deducibilità del costo basandosi su una valutazione di antieconomicità o di sproporzione tra la spesa e il beneficio economico atteso.

Quale prova è sufficiente per dedurre i costi di sponsorizzazione verso un’associazione sportiva dilettantistica?
È sufficiente provare l’effettività dei pagamenti (ad esempio tramite assegni o bonifici) e la loro coerenza con le fatture emesse. Inoltre, deve essere dimostrato che l’associazione sponsorizzata ha posto in essere una concreta attività promozionale. Non è indispensabile un contratto in forma scritta, potendo l’accordo essere provato anche dai fatti concludenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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