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Spese di sponsorizzazione ASD: deducibilità assoluta

Una società informatica ha contestato un avviso di accertamento che negava la piena deducibilità dei costi per pubblicità a favore di associazioni sportive dilettantistiche (ASD). La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione regionale, ha stabilito che le spese di sponsorizzazione ASD godono di una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità ai sensi dell’art. 90 della Legge 289/2002. Questo impedisce all’amministrazione finanziaria di sindacarne la deducibilità, a patto che siano rispettati precisi requisiti. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame basato su questo principio.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Sponsorizzazione ASD: la Cassazione Conferma la Deducibilità Assoluta

Con l’ordinanza n. 3479 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema di grande interesse per le imprese che investono nel mondo dello sport: la deducibilità delle spese di sponsorizzazione ASD. La pronuncia ribadisce un principio ormai consolidato, ovvero che tali costi godono di una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità, limitando notevolmente il potere di sindacato dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Caso: un Accertamento Fiscale Contestato

Una società operante nel settore dello sviluppo software si vedeva notificare un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate contestava la piena deducibilità dei costi sostenuti per la pubblicità erogata a favore di due Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD). Secondo l’ufficio, tali costi erano solo parzialmente inerenti all’attività d’impresa e, pertanto, deducibili solo in misura forfettaria (il 20% dell’utile conseguibile).

La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva il ricorso della società. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in riforma della prima decisione, dava ragione all’Agenzia delle Entrate. I giudici d’appello ritenevano legittimo il disconoscimento dei costi sulla base di presunzioni quali:

* La discrepanza tra il bacino d’utenza internazionale della società e l’ambito locale del pubblico delle ASD.
* La diversità tra la clientela della società (altre imprese) e gli spettatori degli eventi sportivi (tifosi locali).
* La sproporzione tra la spesa sostenuta e gli utili d’impresa.

La società decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, affidandosi a tre distinti motivi.

La Valutazione delle Spese di Sponsorizzazione ASD in Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi, relativi a un presunto vizio di motivazione della sentenza e a un’omessa pronuncia. Il cuore della decisione, però, risiede nell’accoglimento del terzo motivo, con cui la società lamentava la violazione e falsa applicazione dell’art. 90, comma 8, della Legge n. 289/2002.

La Presunzione Legale Assoluta

La Suprema Corte ha ribadito con forza il suo orientamento consolidato: la norma citata introduce un regime speciale e agevolativo che prevale sulle regole generali di deducibilità dei costi previste dal TUIR (art. 109).

Questa norma stabilisce una presunzione legale assoluta circa la natura pubblicitaria (e non di rappresentanza) delle spese di sponsorizzazione ASD, nonché sulla loro inerenza e congruità. Ciò significa che, una volta verificate determinate condizioni, il costo si presume per legge deducibile e l’Amministrazione Finanziaria non può contestarne l’utilità o l’adeguatezza economica.

Le Condizioni per la Deducibilità Piena

Perché operi questa presunzione, devono essere soddisfatti i seguenti requisiti:

1. Il soggetto sponsorizzato deve essere una compagine sportiva dilettantistica.
2. La sponsorizzazione deve mirare a promuovere l’immagine e i prodotti dello sponsor.
3. Il soggetto sponsorizzato deve aver effettivamente posto in essere una specifica attività promozionale.
4. Devono essere rispettati i limiti quantitativi di spesa previsti dalla norma.

Se queste condizioni sono presenti, la scelta dell’imprenditore di investire in questo tipo di pubblicità è insindacabile. Non si può negare la deducibilità sulla base di una presunta assenza di un ritorno commerciale diretto o di una non corrispondenza tra il target dello sponsor e il pubblico dell’evento.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che la voluntas legis (la volontà del legislatore) alla base dell’art. 90 è quella di creare un regime fiscale di favore per incentivare gli investimenti nello sport amatoriale, riconoscendone l’utilità sociale e la rilevanza costituzionale. L’obiettivo non è solo il ritorno economico per l’impresa, ma anche il sostegno a un settore ritenuto meritevole di protezione.

Di conseguenza, la CTR ha errato nel ritenere che la norma ponesse solo un tetto massimo di spesa, consentendo comunque un controllo sull’inerenza e la congruità del costo. I giudici di secondo grado hanno applicato i criteri ordinari di deducibilità, ignorando la portata della presunzione legale assoluta introdotta dalla norma speciale. Hanno inoltre errato nel non considerare il concetto più ampio di inerenza qualitativa, che non richiede una correlazione diretta e matematica tra costo e ricavo, specialmente nel campo delle sponsorizzazioni dove i ritorni sono spesso indiretti e dilazionati nel tempo.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, la Suprema Corte ha accolto il terzo motivo di ricorso, cassando la sentenza impugnata. Il caso è stato rinviato alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la controversia attenendosi al principio di diritto enunciato. Dovrà quindi verificare unicamente la sussistenza dei requisiti previsti dall’art. 90, comma 8, L. 289/2002, senza poter entrare nel merito della congruità o dell’inerenza della spesa. Questa ordinanza rappresenta un’importante conferma per tutte le imprese che scelgono di supportare lo sport dilettantistico, garantendo certezza giuridica e fiscale ai loro investimenti.

Le spese di sponsorizzazione a favore di una ASD sono sempre deducibili dal reddito d’impresa?
Sì, sono considerate integralmente deducibili a condizione che siano rispettati i requisiti previsti dall’art. 90, comma 8, della Legge 289/2002. Questa norma stabilisce una presunzione legale assoluta di inerenza e congruità.

L’Agenzia delle Entrate può contestare l’utilità economica o la congruità di una spesa di sponsorizzazione verso una ASD?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una volta verificato che il soggetto sponsorizzato è una ASD e che sono state poste in essere le attività promozionali pattuite, l’Amministrazione Finanziaria non può sindacare la scelta dell’imprenditore né contestare l’inerenza o la congruità del costo sulla base di valutazioni di antieconomicità.

Quali sono le condizioni necessarie affinché operi la presunzione di deducibilità?
Le condizioni sono: a) il soggetto beneficiario deve essere una compagine sportiva dilettantistica; b) la spesa deve rientrare nei limiti quantitativi di legge; c) la sponsorizzazione deve essere finalizzata a promuovere l’immagine o i prodotti dello sponsor; d) l’associazione sportiva deve aver effettivamente svolto una specifica attività promozionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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