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Spese di lite: quando il giudice può compensarle?

Un contribuente vince una causa tributaria per la mancata notifica delle cartelle di pagamento, ma i giudici compensano le spese di lite. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso del contribuente, confermando che il giudice di merito ha un potere discrezionale nel decidere sulla compensazione delle spese, sindacabile solo in caso di violazione del principio di soccombenza.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di Lite: Anche Vincendo la Causa si Rischia di Non Avere il Rimborso

Nel sistema giudiziario italiano vige il principio della soccombenza, secondo cui chi perde paga. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che questa regola non è assoluta. La decisione di addebitare le spese di lite alla parte sconfitta può essere derogata dal giudice, che ha il potere di compensarle. Analizziamo un caso pratico per capire quando e perché ciò può accadere.

I Fatti del Caso

Una contribuente si opponeva a quattro cartelle di pagamento emesse dall’Agente della Riscossione, di cui era venuta a conoscenza solo tramite l’acquisizione di un estratto di ruolo. Il suo ricorso veniva accolto in primo grado, poiché l’amministrazione non riusciva a provare la regolare notifica delle cartelle. Tuttavia, il giudice decideva di compensare integralmente le spese di lite, lasciando che ogni parte pagasse i propri avvocati.

La contribuente, pur avendo vinto nel merito, proponeva appello incidentale proprio su questo punto, chiedendo la condanna dell’amministrazione al pagamento delle spese. La Commissione Tributaria Regionale, però, respingeva il suo appello, confermando la compensazione. Secondo i giudici di secondo grado, la scelta era corretta a causa della “contraddittorietà degli assunti” della contribuente e del fatto che, invece di agire in giudizio, avrebbe potuto chiedere l’annullamento in autotutela. Insoddisfatta, la contribuente portava la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulle Spese di Lite

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso della contribuente, confermando la decisione dei giudici di merito sulla compensazione delle spese di lite.

Il punto centrale della decisione è la delimitazione del sindacato della Corte di Cassazione in materia di spese processuali. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: il loro controllo è limitato ad accertare che non sia stato violato il principio fondamentale secondo cui le spese non possono mai essere poste a carico della parte che ha vinto la causa. Al di fuori di questa ipotesi estrema, la valutazione sull’opportunità di compensare le spese, in tutto o in parte, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è riesaminabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che il motivo di ricorso non era fondato. La motivazione della sentenza d’appello, seppur sintetica, esisteva ed era comprensibile. I giudici di secondo grado avevano giustificato la compensazione sulla base di due elementi:
1. La contraddittorietà del comportamento della parte, che affermava di non conoscere le cartelle ma ne era venuta a conoscenza “occasionalmente”.
2. La scelta di non percorrere la via dell’autotutela prima di avviare il contenzioso.

Secondo la Cassazione, questa motivazione, per quanto opinabile, non può essere definita “apparente” o “inesistente”. Di conseguenza, non sussiste una violazione di legge che giustifichi un intervento correttivo. La Corte ribadisce che il giudice può compensare le spese non solo in caso di soccombenza reciproca, ma anche in presenza di altre ragioni che lo giustifichino, e la valutazione di tali ragioni spetta a lui in via esclusiva.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: vincere una causa non significa automaticamente ottenere il rimborso integrale delle spese legali. Il giudice di merito gode di un’ampia discrezionalità nel decidere sulla ripartizione delle spese di lite. Può tener conto del comportamento processuale ed extra-processuale delle parti, della natura della controversia e di altre circostanze specifiche. Per i contribuenti e i loro difensori, ciò significa che la strategia processuale deve essere valutata con attenzione, considerando che anche una vittoria netta su una questione procedurale, come un difetto di notifica, potrebbe non tradursi in un pieno ristoro dei costi sostenuti per far valere i propri diritti.

Se vinco una causa, ho sempre diritto al rimborso delle spese legali?
No. Secondo la sentenza, anche se una parte è totalmente vittoriosa, il giudice ha il potere discrezionale di compensare le spese legali (cioè ogni parte paga le proprie) se ritiene che sussistano valide ragioni, come la soccombenza reciproca o altre giustificazioni.

Perché in questo caso sono state compensate le spese di lite nonostante la vittoria del contribuente?
I giudici di merito hanno compensato le spese perché hanno ritenuto contraddittorio il comportamento della contribuente e hanno considerato che, prima di iniziare la causa, non avesse chiesto l’annullamento degli atti in autotutela all’amministrazione.

La Corte di Cassazione può modificare la decisione di un giudice sulla compensazione delle spese?
Il controllo della Corte di Cassazione è limitato. Può intervenire solo se viene violato il principio che vieta di addebitare le spese alla parte completamente vincitrice. Non può, invece, riesaminare nel merito la valutazione di opportunità che ha portato il giudice a decidere per la compensazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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