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Spese di lite e Agenzia Entrate: la Cassazione decide

Un contribuente, dopo aver rinunciato a un ricorso, ha impugnato la condanna al pagamento delle spese di lite a favore dell’Agenzia delle Entrate, sostenendo che non fossero dovute poiché l’Ente si era difeso con un proprio funzionario. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che la normativa speciale del processo tributario consente la liquidazione delle spese legali a favore dell’Amministrazione finanziaria anche in caso di difesa interna, seppur con una riduzione forfettaria. La Corte ha ribadito che la condanna segue il principio di causalità, per cui chi rinuncia alla causa deve sostenere i costi generati.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di lite all’Agenzia delle Entrate: si pagano anche con la difesa interna?

Un interrogativo frequente nel contenzioso tributario riguarda il pagamento delle spese di lite quando l’Amministrazione finanziaria si difende in giudizio tramite i propri funzionari interni anziché avvalersi di avvocati esterni. Molti contribuenti ritengono che, in assenza di un professionista del foro, non sia dovuto alcun compenso legale. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 20043 del 2025, ha fornito un chiarimento definitivo, consolidando un principio fondamentale in materia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla decisione di un contribuente di rinunciare al proprio ricorso presso la Commissione Tributaria Regionale. Il giudice d’appello, nel dichiarare estinto il giudizio per rinuncia, condannava il contribuente al pagamento delle spese processuali, liquidate in complessivi 400,00 Euro, a favore dell’Agenzia delle Entrate.

Ritenendo ingiusta tale condanna, il contribuente proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La violazione delle norme sulle spese processuali (art. 92 c.p.c.), poiché l’Agenzia, essendo rappresentata da un funzionario delegato e non da un avvocato, non avrebbe avuto diritto al rimborso di onorari professionali, ma solo di eventuali spese vive documentate.
2. La richiesta di condanna dell’Agenzia per responsabilità aggravata (art. 96 c.p.c.), accusandola di aver agito in malafede chiedendo spese che sapeva non le spettassero.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso del contribuente, confermando la correttezza della decisione del giudice di merito. La condanna al pagamento delle spese di lite a favore dell’Agenzia delle Entrate è stata ritenuta legittima, anche in caso di difesa svolta da un funzionario interno.

Le Motivazioni: il Principio di Causalità e la Normativa Speciale sulle Spese di Lite

La Corte ha articolato la propria decisione analizzando l’evoluzione normativa specifica del processo tributario. I giudici hanno evidenziato che diverse leggi, succedutesi nel tempo (dal d.l. 437/1996 fino al d.lgs. 156/2015), hanno costantemente previsto una regola speciale per la liquidazione delle spese a favore degli enti impositori.

Questa normativa stabilisce che, quando l’ente impositore o l’agente della riscossione sono assistiti da propri funzionari, si applicano le tariffe previste per gli avvocati, con una riduzione fissa del venti per cento sull’importo complessivo. Questa disposizione, secondo la Corte, crea un’autonomia del processo tributario rispetto ad altri procedimenti, giustificata dalla specificità della materia.

La Cassazione ha inoltre richiamato il ‘principio di causalità’: la parte che, con la propria iniziativa, ha dato causa al processo e che successivamente vi rinuncia, deve farsi carico delle spese che ne sono derivate. La rinuncia al ricorso, infatti, determina l’estinzione del giudizio e comporta una soccombenza ‘virtuale’ del rinunciante, che giustifica la condanna alle spese.

Infine, per quanto riguarda la mancata compensazione delle spese, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la facoltà di compensare le spese è un potere puramente discrezionale del giudice di merito. La sua decisione di non avvalersene non deve essere specificamente motivata e non può essere contestata in sede di legittimità.

Conclusioni: Cosa Implica questa Ordinanza

La decisione in esame rafforza un punto fermo nel contenzioso tributario con importanti implicazioni pratiche:
1. Legittimità del Rimborso Spese: L’Agenzia delle Entrate ha pieno diritto al rimborso delle spese di lite anche quando si difende con proprio personale. La legge lo prevede espressamente, applicando le tariffe forensi con una riduzione del 20%.
2. Rischio della Rinuncia: Il contribuente che decide di rinunciare a un ricorso deve essere consapevole che, in base al principio di causalità, sarà molto probabilmente condannato al pagamento delle spese legali della controparte.
3. Discrezionalità del Giudice: La compensazione delle spese non è un diritto, ma una scelta discrezionale del giudice, raramente sindacabile in Cassazione.

Se rinuncio a un ricorso tributario, devo comunque pagare le spese di lite all’Agenzia delle Entrate?
Sì. Secondo la Corte, la condanna alle spese si basa sul principio di causalità: chi ha avviato il processo e poi vi rinuncia è tenuto a sostenere i costi generati dalla sua iniziativa, poiché la rinuncia equivale a una soccombenza processuale.

L’Agenzia delle Entrate ha diritto al rimborso delle spese legali se si difende con un proprio funzionario e non con un avvocato?
Sì. La normativa specifica del processo tributario prevede espressamente che all’ente impositore, anche se assistito da propri funzionari, spetti il rimborso delle spese. Queste vengono liquidate applicando le tariffe professionali degli avvocati, ma con una riduzione del 20%.

Il giudice può decidere di non farmi pagare le spese (compensazione) se rinuncio al ricorso?
Il giudice ha il potere discrezionale di compensare le spese, ma non è obbligato a farlo. La Corte di Cassazione ha chiarito che il mancato esercizio di tale potere non richiede una motivazione specifica e non può essere motivo di ricorso in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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