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Spese di giudizio: la Cassazione chiarisce i criteri

Un contribuente vinceva in primo grado contro l’Agenzia delle Entrate, che veniva condannata al pagamento delle spese di giudizio. In appello, le spese venivano compensate perché una domanda accessoria del contribuente era stata rigettata. La Cassazione ha annullato questa decisione, chiarendo che il rigetto di una domanda accessoria (come quella per lite temeraria) non costituisce soccombenza parziale e non può giustificare la compensazione delle spese di giudizio. La causa è stata rinviata al giudice d’appello per una nuova liquidazione delle spese.

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Pubblicato il 27 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Spese di giudizio: quando la compensazione è illegittima

La corretta regolamentazione delle spese di giudizio è un principio cardine del nostro sistema processuale, basato sulla regola della soccombenza. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire un punto fondamentale: il rigetto di una domanda meramente accessoria, come quella per lite temeraria, non costituisce una ‘sconfitta parziale’ e, pertanto, non può giustificare la compensazione delle spese legali a danno della parte che ha vinto nel merito. Questa decisione rafforza la tutela della parte vittoriosa, evitando che subisca un pregiudizio economico ingiusto.

I Fatti di Causa: una controversia sulle spese legali

Un contribuente aveva avviato un contenzioso tributario. In primo grado, il giudizio si era estinto perché un coobbligato aveva saldato il debito. La Commissione Tributaria Provinciale aveva quindi condannato l’Amministrazione finanziaria e l’Agente della riscossione a pagare le spese legali al contribuente.

In appello, il contribuente chiedeva un aumento di tali spese e un risarcimento per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c.. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva parzialmente la richiesta, aumentando l’importo delle spese liquidate, ma rigettava la domanda di risarcimento. Sulla base di questo rigetto, il giudice d’appello decideva di compensare integralmente le spese del secondo grado di giudizio, considerando il contribuente parzialmente soccombente.

La Decisione della Corte di Cassazione e le spese di giudizio

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso del contribuente relativo alla compensazione delle spese di giudizio, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per una nuova decisione sul punto.

Il Principio della Soccombenza

Il punto centrale della decisione è l’interpretazione del concetto di soccombenza. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: il rigetto della domanda accessoria per responsabilità processuale aggravata (lite temeraria ex art. 96 c.p.c.), a fronte dell’accoglimento totale della domanda principale, non configura un’ipotesi di soccombenza parziale o reciproca.

In altre parole, la vittoria sulla questione principale assorbe completamente l’esito della lite. La domanda di risarcimento per lite temeraria è solo un accessorio del giudizio principale e il suo rigetto non diminuisce la vittoria sostanziale della parte. Di conseguenza, il giudice d’appello ha errato nel compensare le spese basandosi su una presunta soccombenza parziale del contribuente.

La Maggiorazione per la Fase di Reclamo

La Corte ha invece rigettato un altro motivo di ricorso del contribuente, che lamentava la mancata applicazione della maggiorazione del 50% sulle spese, prevista dall’art. 15, comma 2-septies, del D.Lgs. 546/1992 per le controversie soggette a reclamo/mediazione. I giudici hanno chiarito che tale maggiorazione non è automatica, ma serve a ‘rimborsare’ le maggiori spese effettivamente sostenute per l’attività difensiva svolta nella fase amministrativa pre-processuale. Poiché, nel caso di specie, tale fase non si era di fatto tenuta, nessuna maggiorazione era dovuta.

Inammissibile il Ricorso Incidentale dell’Agenzia

Infine, la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale dell’Amministrazione finanziaria. Quest’ultima contestava la condanna alle spese del primo grado, sostenendo che avrebbero dovuto essere compensate. La Corte ha ricordato che la regolamentazione delle spese è un potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere può essere sindacato in sede di legittimità solo se viola il principio secondo cui le spese non possono essere poste a carico della parte totalmente vittoriosa, cosa che non era avvenuta nel caso in esame.

le motivazioni
La Corte ha motivato la propria decisione basandosi su una rigorosa interpretazione del principio di causalità e soccombenza. La parte che vince la causa nel merito non può essere penalizzata economicamente a causa del rigetto di una domanda accessoria, che non incide sull’esito finale della controversia principale. Compensare le spese in un caso del genere significherebbe vanificare il diritto della parte vittoriosa a ottenere il rimborso integrale dei costi sostenuti per difendere le proprie ragioni. La decisione si fonda sulla necessità di garantire che l’esito del giudizio rispecchi fedelmente la vittoria sostanziale, senza indebite riduzioni basate su elementi secondari e accessori al contenzioso.

le conclusioni
La pronuncia della Corte Suprema di Cassazione rafforza un principio fondamentale a tutela di chi agisce in giudizio. La vittoria nel merito deve comportare la piena rifusione delle spese di giudizio, e il rigetto di domande accessorie come quella per lite temeraria non può essere utilizzato come pretesto per derogare a questa regola. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado, che dovrà procedere a una nuova liquidazione delle spese di appello, attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione.

Il rigetto della domanda per lite temeraria (art. 96 c.p.c.) può giustificare la compensazione delle spese di giudizio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il rigetto di una domanda meramente accessoria come quella per lite temeraria, a fronte dell’accoglimento integrale della domanda principale, non configura un’ipotesi di soccombenza parziale e non può giustificare la compensazione delle spese di lite.

In quali casi spetta la maggiorazione del 50% sulle spese di giudizio prevista per le controversie soggette a reclamo?
La maggiorazione spetta a titolo di rimborso per le maggiori spese effettivamente sostenute durante la fase amministrativa di reclamo. Se tale fase non si è concretamente svolta, la maggiorazione non è dovuta in quanto non vi sono oneri difensivi aggiuntivi da remunerare.

Può la Corte di Cassazione riesaminare la decisione del giudice di merito sul risarcimento per lite temeraria?
No. L’accertamento della mala fede o della colpa grave, necessari per una condanna per lite temeraria, implica una valutazione di fatto che rientra nei compiti del giudice di merito. Se la decisione è motivata, non è censurabile in sede di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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