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Sospensione termini processuali: cumulo e COVID-19

Una società del settore automobilistico si è vista dichiarare inammissibile un appello per tardività. La Corte di Cassazione ha accolto il suo ricorso, stabilendo un principio chiave sulla sospensione termini processuali: la sospensione di nove mesi per le liti tributarie (D.L. 119/2018) si cumula con quella successiva disposta per l’emergenza COVID-19. Di conseguenza, l’appello notificato l’8 maggio 2020 è stato ritenuto tempestivo e la causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sospensione Termini Processuali: Cumulo tra Norme Tributarie e COVID-19

La recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione cruciale riguardante la sospensione termini processuali, chiarendo come le diverse normative emergenziali e di settore possano interagire. Il caso specifico riguardava una società operante nel commercio di autoveicoli che si era vista respingere un appello perché ritenuto tardivo, senza considerare il cumulo di due distinti periodi di sospensione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici di legittimità.

I Fatti di Causa: Un Appello Dichiarato Tardivo

Una società contribuente aveva ricevuto un avviso di accertamento per maggiori imposte IRES, IRAP e IVA relative all’anno 2011, a seguito del disconoscimento di alcune fatture di acquisto ritenute soggettivamente inesistenti. Dopo la reiezione del ricorso in primo grado con sentenza depositata il 15 gennaio 2019, la società proponeva appello.

La Commissione Tributaria Regionale, tuttavia, dichiarava l’appello inammissibile, sostenendo che fosse stato presentato oltre i termini di legge. La società decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, basando la propria difesa su un punto fondamentale: il calcolo errato del termine per impugnare, che non aveva tenuto conto del cumulo di due diverse sospensioni.

L’Impatto della Sospensione Termini Processuali Tributaria

Il primo periodo di sospensione rilevante nel caso di specie è quello introdotto dall’art. 6, comma 11, del D.L. n. 119/2018. Questa norma aveva disposto una sospensione di nove mesi per i termini di impugnazione delle sentenze tributarie pubblicate entro il 31 luglio 2019.

Applicando questa disposizione, il termine per l’appello, che originariamente sarebbe scaduto il 15 luglio 2019, veniva posticipato al 15 aprile 2020. Questo primo slittamento era già di per sé un elemento cruciale per il calcolo della tempestività del ricorso.

La Sovrapposizione della Normativa Emergenziale COVID-19

A complicare, e in questo caso a favore del contribuente, il calcolo, è intervenuta la normativa emergenziale per la pandemia da COVID-19. In particolare, l’art. 83 del D.L. n. 18/2020 e successive modifiche hanno disposto una sospensione generalizzata dei termini processuali dal 9 marzo 2020 all’11 maggio 2020.

Il ricorrente sosteneva che questa seconda sospensione dovesse sommarsi alla prima. Poiché il termine del 15 aprile 2020 cadeva pienamente all’interno del periodo di sospensione COVID-19, esso doveva essere ulteriormente posticipato. Pertanto, la notifica dell’appello, avvenuta l’8 maggio 2020, doveva considerarsi tempestiva.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi del ricorrente, giudicando il ricorso fondato. I giudici hanno affermato che la sospensione delle attività processuali dovuta all’emergenza epidemiologica si cumula con la precedente sospensione specifica prevista in materia tributaria.

Citando un proprio precedente (Cass. n. 33069/2022), la Corte ha ribadito che le due misure operano su piani diversi e rispondono a finalità differenti, ma la loro concomitanza produce un effetto di somma. La prima sospensione (D.L. 119/2018) ha spostato il termine di scadenza al 15 aprile 2020. La seconda sospensione (normativa COVID-19) ha “congelato” lo scorrere di tutti i termini processuali in quel periodo, incluso quello già prorogato. Di conseguenza, l’appello notificato l’8 maggio 2020, durante il periodo di sospensione COVID, è da considerarsi pienamente tempestivo.

Le Conclusioni: Un Principio di Diritto Fondamentale

La Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado della Campania per un nuovo esame dell’appello. Questa decisione non solo risolve il caso specifico, ma sancisce un principio di diritto importante: in presenza di più cause di sospensione dei termini, queste si applicano cumulativamente, garantendo la massima tutela del diritto di difesa. La pronuncia offre un chiarimento fondamentale per tutti gli operatori del diritto che si sono trovati a navigare nella complessa stratificazione normativa degli ultimi anni.

È possibile cumulare la sospensione dei termini processuali prevista per le liti fiscali con quella introdotta per l’emergenza COVID-19?
Sì, secondo la Corte di Cassazione le due sospensioni si cumulano. La sospensione per l’emergenza COVID-19 si aggiunge a quella di nove mesi già prevista per le liti tributarie dal D.L. n. 119/2018.

Perché l’appello della società, notificato l’8 maggio 2020, è stato considerato tempestivo?
L’appello è stato considerato tempestivo perché il termine ultimo per la sua presentazione, già posticipato al 15 aprile 2020 dalla sospensione tributaria, è caduto all’interno del periodo di sospensione generale per l’emergenza COVID-19 (9 marzo – 11 maggio 2020). La notifica, avvenuta durante questo secondo periodo di “congelamento”, è stata quindi ritenuta valida.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, ha cassato la sentenza di secondo grado che dichiarava l’appello inammissibile e ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame nel merito dell’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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